Nelle favole, nelle leggende popolari, nelle superstizioni e nei film non è contenuta la vera storia della sirena. Ve la raccontiamo noi.
Quando diciamo a una ragazza che è “una sirena”, intendiamo farle quasi sempre un complimento, dato che le sirene, nel nostro immaginario comune, appaiono come splendide creature marine: dall’aspetto di belle fanciulle dalla testa fino alla vita e con squame, spesso sgargianti e luccicanti, di pesce dalla vita fino a dove si trova la pinna, al posto dei piedi.
Almeno, ora è così perché un film d’animazione della Walt Disney, qualche anno fa, ci ha mostrato questa immagine della sirena, ma in realtà le sirene hanno un aspetto molto distante da ciò che ci aspettiamo.
Ovviamente stiamo parlando di creature leggendarie, che non sono realmente esistite, forse. Nel corso della storia sono state raccontate moltissime cose e la storia della sirena si è arricchita di dettagli incredibili, cambiando aspetto, carattere, capacità, colori e intenzioni in base alla località da cui questi racconti venivano.
Adesso per noi la sirena è soltanto Ariel, ultima figlia del re Tritone, principessa del Regno oceanico, perdutamente innamorata del principe umano Eric; Ariel che per conquistare il suo amato decide di donare l’unica cosa preziosa che possiede, la sua voce, alla malvagia Ursula, strega dei mari. Una storia struggente e speciale, ma per nulla originale, poiché è tratta da una fiaba di Hans Christian Andersen. Questo celeberrimo autore di origini danesi divenne appunto famoso grazie alle molte fiabe che scrisse (come “Mignolina”, “Il brutto anatroccolo”, “La piccola fiammiferaia”), tutte incantevoli, ma allo stesso tempo terribilmente amare, costruite per avere un finale struggente che colpisse al cuore del popolo.
Copenaghen dedicò una statua ad Andersen, che ha infatti le fattezze di una piccola sirena, una giovane fanciulla di bronzo, con la cosa da pesce, che seduta su uno scoglio rivolge lo sguardo verso l’orizzonte, dove il mare finisce o dove si trova il suo regno, suo padre.
La storia della sirena di Andersen, come quella della trasposizione cinematografica della Disney, può essere bella da leggere e da guardare, ma non assomiglia neppure lontanamente a quello che le leggende ci dicono al riguardo. Questa creatura fantastica ha una caratterizzazione molto particolare e ormai del tutto lontana dal nostro immaginario. Per scoprire la vera storia della sirena dovremo, quindi, andare molto indietro nel tempo.
Le sirene possono essere molto antiche e risalire addirittura alle prime ere del mondo, ma sono ancora con noi sotto tante differenti spoglie: siamo continuamente bombardati da immagini di figure femminili con la coda di un pesce al posto delle gambe e una pinna al posto dei piedi, che compaiono nei film al Cinema e alla tv, nei libri, nei classici film d’animazione della Walt Disney, nel famigerato logo di Starbucks. E forse, persino tra le onde dell’oceano, se guardiamo abbastanza da vicino.
Con la maggior parte del nostro pianeta blu coperto dall’acqua, non c’è da meravigliarsi che, secoli fa, si credesse che gli oceani nascondessero creature misteriose tra cui serpenti marini e sirene. I tritoni (come noi chiamiamo le sirene di genere maschile) sono, ovviamente, la versione marina di creature leggendarie per metà umane e per metà animali che hanno catturato la nostra attenzione e fatto viaggiare la nostra immaginazione per secoli. Una fonte, le “Mille e una notte”, descriveva le sirene con facce e capelli bellissimi e splendenti come quelli di una donna, ma le loro mani e i loro piedi erano sulla pancia e avevano la coda come i pesci.
C.J.S. Thompson, ex curatore del Royal College of Surgeons of England, nota nel suo libro “Il mistero e la tradizione dei mostri” che le tradizioni riguardanti le creature dall’aspetto per metà umano e per metà pesce esistono da migliaia di anni, e la divinità babilonese Era o Oannes, il dio-pesce, è di solito raffigurata con una faccia barbuta, con una corona e un corpo come un uomo, ma dalla vita in giù ha la coda come quella di un pesce. La mitologia greca contiene storie del dio Tritone, il messaggero del mare; e diverse religioni moderne, tra cui l’induismo e il Candomblé (una fede afro-brasiliana), adorano le dee sirene ancora oggi.
Come abbiamo già detto, molti bambini hanno forse più familiarità con la trasposizione Disney di “La sirenetta”: una versione in qualche modo sterilizzata rispetto alla commovente, e alla fine per nulla lieta, fiaba che Andersen ha pubblicato per la prima volta nel 1837. In alcune leggende scozzesi e gallesi le sirene fecero amicizia (e perfino sposarono) con gli umani. Meri Lao, nel suo libro “La seduzione e il potere segreto delle donne”, osserva che nelle Isole Shetland, le sirene sono donne incredibilmente belle che vivono sotto il mare; il loro aspetto ibrido è temporaneo, l’effetto si ottiene indossando la pelle di un pesce. Devono stare molto attente a non perderlo mentre vagano sulla terraferma, perché senza di esso non sarebbero in grado di tornare nel loro regno sottomarino.
Nel folklore, le sirene erano spesso associate a sventura e morte, poiché attiravano marinai erranti fuori rotta e persino su banchi rocciosi (le terrificanti sirene nel film del 2011 “Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare” sono più vicine alle vere creature leggendarie di quanto non lo sia Ariel della Disney). Ricordiamoci che uno dei pochi a sopravvivere al loro seducente quanto terribile canto fu Odisseo (Ulisse), che si fece legare all’albero di maestra per non gettarsi in mare.
Anche se non sono così conosciuti come le loro gentili controparti femminili, ci sono ovviamente delle sirene di sesso maschile, che hanno una reputazione altrettanto feroce, dal momento che possono evocare tempeste, affondare navi e annegare marinai. Si dice che un gruppo particolarmente temuto, i “Blue Men of the Minch”, dimori nelle Ebridi Esterne al largo della costa scozzese. Sembrano uomini normali (dalla cintola in su comunque) ad eccezione della loro pelle blu e della barba grigia. Le tradizioni locali sostengono che prima di assediare una nave, i Blue Men sfidino spesso il suo capitano in una gara in rima; se il capitano è abbastanza veloce di arguzia e abbastanza agile di lingua, può sconfiggere gli uomini blu e salvare i suoi marinai da una tomba acquosa (ci ricorda molto il famoso videogioco per la PlayStation “Monkey Island”).
Le leggende giapponesi hanno una versione di tritoni chiamata “kappa”. Si dice che risiedano in laghi, coste e fiumi giapponesi. Questi spiriti d’acqua a misura di bambino appaiono più animali che umani, con facce di “simian” (sarebbe la scimmia) e con un guscio di tartaruga sulla schiena. Come i Blue Men, il kappa a volte interagisce con gli umani e li sfida a giochi di abilità in cui la penalità per aver perso è la morte (è una cosa comune a tutti i grandi mostri della mitologia, come ad esempio la Sfinge). Si dice che i kappa abbiano appetito e siano particolarmente ghiotti di bambini, soprattutto di quelli abbastanza sciocchi da nuotare da soli in luoghi remoti, ma apprezzano anche i cetrioli freschi.
La storia della sirena (non più come mito, ma come vero e proprio fatto storico) arrivò a noi durante il Medioevo, quando questa creatura fu rappresentata in modo reale accanto a noti animali acquatici come le balene. Centinaia di anni fa, marinai e residenti nelle città costiere di tutto il mondo raccontarono di aver incontrato queste fanciulle del mare. Una storia risalente al 1600 narra che una sirena era entrata in Olanda attraverso una diga e che era rimasta ferita durante il passaggio. Fu portata in un lago vicino e presto tornò in salute. Alla fine divenne una cittadina produttiva, imparando a parlare olandese, a svolgere le faccende domestiche; e infine si convertì persino al cattolicesimo.
Un altro incontro con le sirene, raccontato come se fosse una storia vera, è descritto nel libro “Incredible Mysteries and Legends of the Sea” di Edward Snow. Un capitano di mare al largo della costa di Terranova descrisse il suo incontro del 1614: Il capitano John Smith vide una sirena nuotare con tutta la grazia possibile. Ricorda che ella avesse gli occhi grandi, un naso finemente modellato, che era un po’ corto, e orecchie ben formate, che erano piuttosto grandi. Smith continua dicendo che i suoi lunghi capelli verdi le avevano conferito un aspetto originale, ma assai bizzarro, per nulla attraente. Nonostante ciò, Smith fu così preso da questa adorabile donna che iniziò a sperimentare i primi effetti dell’amore mentre la guardava prima della sua improvvisa (e sicuramente profondamente deludente) consapevolezza che lei non era altro che un pesce, almeno dalla vita in giù. Il pittore surrealista René Magritte dipinse una specie di sirena al contrario nel suo dipinto del 1949 “L’invenzione collettiva”.
Entro il 1800, i truffatori realizzarono sirene finte a dozzine per sfruttare economicamente il forte interesse del pubblico per le creature strane e fantastiche. Nel 1840, il grande showman P.T. Barnum mostrò al mondo (ovviamente previo pagamento di un biglietto) la sua “Sirena Feejee”, che divenne una delle sue attrazioni più popolari. Quelli che pagavano cinquanta centesimi nella speranza di vedere una donna dalla bellezza strabiliante e con la coda di pesce mentre si pettinava i capelli rimasero sicuramente molto delusi. Al contrario, quello che videro fu una finta carcassa, realizzata in modo grottesco, grande un paio di metri: aveva il busto, la testa e gli arti di una scimmia e la parte inferiore di un pesce. Gli occhi moderni avrebbero riconosciuto subito quello scempio di spettacolo come un inganno, ma in quel momento la gente, sprovveduta, si face prendere in giro con estrema semplicità.
Potrebbe esserci una base scientifica per le storie sulle sirene? Alcuni ricercatori ritengono che gli avvistamenti di animali oceanici a dimensione umana come lamantini e dugonghi possano aver ispirato le leggende sui tritoni. Questi animali hanno una coda piatta a forma di sirena e due pinne che ricordano delle braccia tozze. Non assomigliano esattamente a una tipica sirena graziosa o a un possente ma affascinante tritone, ovviamente, ma molti avvistamenti sono avvenuti da una certa distanza, ed essendo questi animali per lo più immersi dentro l’acqua e coperti dalle onde, erano visibili solo parti del loro corpo. Identificare gli animali nell’acqua è intrinsecamente problematico, poiché i testimoni oculari per definizione possono osservare soltanto una piccola parte della creatura. Se aggiungiamo il fattore di scarsa luminosità al tramonto e le distanze coinvolte, identificare in modo chiaro anche una creatura conosciuta può risultare molto difficile. Un breve “frame” di una testa, un braccio o una coda appena prima che si tuffi sotto le onde potrebbe aver generato alcuni resoconti di viaggio che parlavano, appunto, di sirene.
I rapporti sulle sirene al giorno d’oggi sono molto rari, ma si verificano: ad esempio, delle notizie riportate nel 2009 affermavano che una sirena era stata avvistata al largo della costa di Israele nella città di Kiryat Yam (forse era Daryl Hannah). La sirenetta ha eseguito alcuni trucchi per gli spettatori appena prima del tramonto, scomparendo poi nella notte. Una delle prime persone a vedere la sirena, Shlomo Cohen, disse: Ero con degli amici, quando improvvisamente abbiamo visto una donna sdraiata sulla sabbia in un modo strano. All’inizio pensai che fosse solo un altro bagnante, ma quando ci siamo avvicinati a lei, la ragazza saltò in acqua e scomparve. Eravamo tutti scioccati perché avevamo visto che aveva una coda. L’ente del turismo della città fu felice per la nuova reputazione della città come “baia delle sirene” e mise in palio un premio di un milione di dollari, che avrebbe vinto la prima persona a fotografare la creatura. Sfortunatamente i resoconti svanirono quasi altrettanto rapidamente di quanto ci misero a emergere e nessuno reclamò mai il premio.
Nel 2012 uno speciale di Animal Planet, “Mermaids: The Body Found”, rinnovò l’interesse per le sirene. presentò la storia di scienziati che avevano trovato prove di vere sirene negli oceani. Era soltanto una messa in scena, ma presentata in un formato di film documentario che, per come era stato elaborato, sembrava davvero realistico. Lo spettacolo fu così convincente che l’Amministrazione del canale di Animal Planet ricevette una marea di domande a seguito dello speciale televisivo. Alla fine, i responsabili di questa farsa lasciarono una dichiarazione alla Stampa che negava ufficialmente l’esistenza di sirene.
Si dice che un tempio a Fukuoka, in Giappone, ospitasse i resti di una sirena che fu trovata spiaggiata da quelle parti nel 1222. Le sue ossa furono conservate per volere di un prete che credeva che la creatura fosse venuta dal leggendario palazzo di un dio drago sul fondo di l’oceano. Per quasi ottocento anni le ossa sono state esposte e si diceva che l’acqua usata per immergere le ossa prevenisse le malattie. Rimangono solo alcuni frammenti dei resti; e poiché non sono state testati scientificamente, la loro vera natura rimane sconosciuta.
Le sirene hanno catturato a lungo l’immaginazione del pubblico. Ci hanno entusiasmato nei “documentari”, nelle fiabe, nei dipinti e nel Cinema. A volte queste donne-pesce che vivono nelle profondità del mare vengono in aiuto degli uomini; a volte vogliono solo abbracciarli e tenerli molto stretti per annegarli. Ecco alcuni cose curiose su queste creature mitiche che potresti voler conoscere prima del tuo prossimo viaggio in barca.
Nell’antica Siria (1000 a.C.), esisteva una dea che si chiamava Atargatis. Era un nume della fertilità il cui culto, alla fine, si diffuse in Grecia e nell’antica Roma, ed era associato all’acqua (specialmente ai laghi) e ai pesci. Spesso rappresentata in forma di sirena, Atargatis è forse la prima sirena, quella “originale”. La leggenda narra che si tuffò in un lago per diventare un pesce, ma solo la sua metà inferiore fu trasformata.
Prima che le sirene conquistassero un posto speciale nell’immaginario comune e nei racconti folkloristici, era il tritone a rivestire il ruolo del protagonista. Il dio babilonese Oannes precedette la sirena siriana Atargatis di diverse migliaia di anni. Apparentemente aveva sia un corpo di pesce che un corpo umano. La sua forma umana era dalla vita in giù (quindi, aveva le gambe), mentre la forma di pesce l’aveva dalla vita in su: questo gli permetteva di camminare tra gli uomini, così come di respirare nel mare.
In inglese antico, “mer” significava “mare” e “maid” voleva dire semplicemente “donna”. Le sirene sono quindi “donne di mare”. Seguendo questa linea di logica etimologica, un uomo “mer” (merman) sarebbe un “uomo di mare”. Entrambi i nomi hanno perfettamente senso e descrivono il loro habitat naturale senza troppi giri di parole. Sirene e tritoni sono persone simili a pesci che nuotano attraverso gli oceani e i mari.
In alcune leggende delle Isole del Pacifico, si dice che gli esseri umani discendano sia dalle sirene che dai tritoni. Sembra che, da qualche parte indietro nel tempo, le loro code in qualche modo fossero cadute e le persone furono magicamente in grado di camminare sulla terra. Un buon esempio di questo è il dio creatore Vatea, che di solito veniva raffigurato come mezzo umano e mezzo pesce.
L’acquamarina è la pietra preziosa del mare e dovrebbe essere un oggetto importante per le sirene. Oltre ad essere un tesoro, una volta le persone credevano che questa gemma speciale provenisse dalle lacrime delle sirene, e si pensava che avesse il potere di proteggere i marinai quando andavano per mare o quando cadevano in acqua.
Apparentemente, Starbucks dovette modificare la grafica originale del suo logo. Il logo dell’azienda è attualmente una sirena a due code. Tecnicamente, la donna raffigurata era un tipo di melusina (creatura leggendaria di cui si narravano storie nel medioevo) o di sirena, con due code. Al principio, però, il logo della catena di caffetterie era una vera e propria sirena, sia con la coda di pesce sia con le ali di aquila (per imitazione delle vere sirene, mostri della mitologia greca). Starbucks decise che questo “acquila-donna-pesce” come brand fosse un po’ troppo suggestivo (e decisamente eccessivo), quindi ora sono visibili solo le punte delle sue code.
Hans Christian Andersen per le sirene nel suo racconto, “La sirenetta”, prese ispirazione dalle sirene scandinave, chiamate “Havfine”. Questi tritoni settentrionali erano in grado di vivere sia in acqua dolce che in acqua salata. Dovevano anche essere abbastanza eccezionali e avere la capacità di predire il futuro. Se un essere umano ne vide mai uno, lo considerò sempre un cattivo presagio. In pratica, queste creature, se avvistate, erano considerate davvero una faccenda molto marcia. Stranamente, nella fiaba non si fa menzione dei granchi che cantano musica reggae.
Le sirene ricordano le immagini di adorabili fanciulle sedute su coste rocciose, cantando e attirando marinai impressionabili al loro destino. Una lunga tradizione di arte popolare e molti miti supportano questa idea, ma le sirene dell’antica Grecia erano in realtà donne uccello (metà donna, metà uccello). Alla fine queste donne-uccello (anche chiamate “arpie”) furono trasformate nelle sirene che oggi conosciamo in alcune delle storie successive, ma mantennero le loro belle voci simili a uccelli, per attirare i marinai (il canto della sirena è preso proprio dal canto degli uccelli).
Come regola generale, avvistare le sirene di solito significava che sarebbero sorti dei seri problemi per il popolo europeo, in particolare per i pescatori e i marinai. La presenza di queste strane creature poteva significare che una terribile tempesta era in fermento in mare, o che la fortuna di qualcuno stava per tramutarsi in cattiva sorte, o che un marinaio stava per essere portato in fondo al mare per morire.
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S.S.
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