Ci è mai capitato di sentire l’offesa: ‘Sei un somaro’? Non è del tutto giusto che l’asino abbia una fama così negativa, anche perché non la merita affatto.
Conosciuto con tanti nomi: asino, ciuccio, mulo. hanno tutti però la stessa accezione negativa, sia che si tratti di ignoranza sia che si tratti di testardaggine. Ma siamo proprio sicuri che il povero somaro meriti una fama così negativa? Eppure lo si conosce per la sua dedizione al lavoro e per essere, da sempre, un valido aiuto per l’uomo. Vediamo perché ha conquistato una fama così ingrata e in che modo dobbiamo difenderci ogni volta che sentiamo ‘Somaro’ come offesa.
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Ebbene sì: se qualcuno ci appella come ‘somaro’, lo fa di sicuro per offenderci. Ma perché gli asini hanno conquistato una fama così negativa? Eppure si tratta di un animale intelligente e forte, ma nel corso degli anni gli si sono affibbiate una serie di accezioni molto negative e poco consone a quello che in realtà è stato il suo ruolo nella vita dell’uomo, fin dall’antichità.
Pare che il primo caso di asino domestico risalga a circa a circa 5mila anni fa in Africa, precisamente nelle terre eritree, somale ed egiziane. Fin da subito la sua forza fisica è stata utilizzata per il lavoro dei campi, proprio perché a differenza degli altri animali, era capace di resistere alla fatica, al caldo e oltretutto era anche molto ‘economico’. Infatti, a differenza del suo ‘collega’ cavallo, l’asino mangia poco e rende molto di più sui campi da lavoro. Come mai è così resistente? Perché è abituato alle zone aride del deserto: non solo riesce a superare gli ostacoli sulla strada, ma riesce anche a sopportare bene le alte temperature e l’assenza di acqua.
Quando è in pericolo resta immobile e non scappa: per questo probabilmente, si è guadagnato una fama così negativa. A differenza degli altri animali che si danno alla fuga, l’asino non si muove e si fa fare di tutto. Probabilmente evita di correre per evitare di inciampare e fratturarsi le zampe: quindi in fondo non si tratta di una scelta tanto sciocca. I suoi zoccoli inoltre sono dotati di una grande sensibilità tattile, che gli consentono di riconoscere fossi e altre incongruenze nel terreno.
In realtà quindi si tratta di ‘prudenza’, non di indecisione o di ‘stupidità’: anzi, dopo questa spiegazione sarà forse il caso di considerarlo un animale molto intelligente e, soprattutto, previdente.
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Quando pensiamo al somaro non possiamo no pensare alle sue orecchie lunghe: non a caso, a scuola, l’ignoranza spesso viene palesata con un paio di orecchie lunghe in bella mostra. Eppure l’udito del somaro è invidiabile e, non a caso, lo usa come radar per avvertire pericoli esterni. La loro lunghezza poi gli consente di disperdere il calore negli ambienti aridi in cui è abituato a vivere.
Le sue labbra sono molto sensibili per la ricerca del cibo, supportate anche da un ottimo olfatto. Anche per quanto riguarda la vista sembra essere piuttosto dotato. Inoltre è un animale intelligente e con un’ottima memoria: è curioso e ama esplorare. Si muove da solo poiché è molto indipendente e chi lo cattura spesso utilizza la sua pelle per creare dei tamburi.
Se Dante stesso utilizzava il termine ‘asino’ in senso dispregiativo, aveva già un illustre antenato che aveva la stessa considerazione di questo povero animale, Marco Tullio Cicerone. D’altra parte il termine ‘mulatto’ è velatamente razzista, poiché indica un ‘incrocio’ relativo all’accoppiamento tra cavalla e asino. Anche Collodi, nel suo Pinocchio, ha utilizzato le orecchie del somaro come simbolo dell’ignoranza per eccellenza: tutti i bambini che si facevano convincere ad andare nel ‘Paese dei balocchi’ finivano per diventare dei somari.
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Negli USA i democratici utilizzano l’asino come simbolo del loro partito. La sua accezione positiva trova le radici nella storia dell’asino, da sempre usato appunto come animale che lavora senza sosta. Quindi in questo senso, l’asino è diventato sinonimo di lavoro instancabile, di fatica e del popolo che si impegna e non intende arrendersi alle ingiustizie dei potenti.
Non dimentichiamo poi che nell’Antico Testamento l’asino era una merce di scambio molto pregiata e nel Nuovo Testamento invece ha diversi ruoli di primo piano. Ricordiamo la sua presenza nella grotta di Betlemme, dove nacque il Bambino Gesù, e il suo utilizzo come mezzo di fuga dall’Egitto (Leggi qui: Bue e asinello: come sono diventati i due animali simbolo del Natale). Inoltre è proprio a cavallo di un asino che Gesù entrò a Gerusalemme: insomma dal punto di vista religioso almeno, la fama dell’asino sembra essere del tutto capovolta. Infatti il somaro è considerato simbolo di umiltà e di senso del dovere, oltre ad essere anche un ottimo amico e un consigliere fidato: pensiamo a Ciuchino di Shrek.
F.C.
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