Il film racconta una storia realmente accaduta nella Polonia del 1939, in piena invasione nazista. Tante le curiosità sulla pellicola, sulla storia ma anche sugli animali de “La signora dello zoo di Varsavia”.
Nel film si vedono diversi animali zebre, leoni, elefanti, scimmie, tigri, conigli, cammelli ed anche un leone bianco a cui è legata una stranezza. Inoltre il direttore dello zoo di Berlino quando arriva a Varsavia ha, fra i suoi progetti, anche quello di ospitare nello zoo l’esperimento di ricreare una specie animale simbolo del Reich: gli uri.
Tutto quello che c’è da sapere su “La signora dello zoo di Varsavia”
Data di uscita: 2017
Genere: Drammatico
Regia: Niki Caro
Attori: Jessica Chastain, Daniel Brühl, Johan Heldenbergh, Iddo Goldberg, Shira Haas, Michael McElhatton, Marta Issová, Goran Kostic, Arnost Goldflam, Martin Hofmann
Paese: USA
Durata: 127 minuti
Distribuzione: M2 Pictures
Sceneggiatura: Angela Workman
Montaggio: David Coulson
Musiche: Harry Gregson-Williams
Produzione: Scion Films, Czech Anglo Productions, LD Entertainment, Rowe / Miller Productions
Tratto: dal libro di Diane Ackerman “Gli ebrei dello zoo di Varsavia” tratto a sua volta dai diari della Zabinska.
Animali protagonisti: zebre, leoni, elefanti, scimmie, tigri, conigli, cammelli.
Trama in pillole: Antonina Zabinski (interpretata da Jessica Chastain) e suo marito Jan Zabinski (Johan Heldenbergh) dirigono uno zoo a Varsavia; qui ci sono molte specie animali rare ed esotiche e questo lo rende uno più grandi ed interessanti d’Europa. Lui è uno zoologo e zootecnico, lei un’insegnante amante dell’arte e della musica e degli animali. Nel settembre del 1939 i tedeschi invadono la Polonia e il direttore dello zoo di Berlino, l’alto ufficiale nazista e capo zoologo di Hitler, Lutz Heck, va subito in visita al famoso zoo della città. Rimane incantato da Antonina e dagli animali dello zoo e come primo provvedimento ordina di trasportare nella capitale tedesca gli animali più preziosi e uccidere tutti gli altri.
Quando gli ebrei della città vengono rinchiusi nel Ghetto, Jan e Antonina decidono di fare di tutto per salvare più vite possibili: convertono lo zoo ormai distrutto dai bombardamenti in un allevamento di bovini per poter sfamare l’intera comunità ebraica e usano le gabbie e i recinti prima destinati agli animali per salvare vite umane.
Come? Oltre a fare il carico degli scarti con i quali nutrire i maiali Jan faceva anche carico di ebrei nascondendoli in botole e sotto l’immondizia; una volta a casa uomini, donne e bambini si rifugiavano temporaneamente nei sotterranei per poi fuggire verso luoghi più sicuri. Antonina comunicava con i rifugiati attraverso la musica.
Con questo stratagemma i due coniugi e il loro figlio riuscirono a salvare dalla fame nel ghetto di Varsavia e dalla deportazione nei campi di concentramento ben 300 persone nel corso di tre anni, sia ebrei che partigiani.
Jan partecipò attivamente alla Armia Krajowa, il principale movimento di resistenza polacca, e anche alla rivolta di Varsavia, nel 1944; qui venne ferito, arrestato e portato in uno dei tanti campi di concentramento e liberato nel 1949.
Bellissima la dichiarazione d’amore che la protagonista riserva agli animali quando afferma “Nessuno sa quanto è difficile, non puoi mai sapere chi sono i tuoi nemici o di chi puoi fidarti, forse è per questo che amo così tanto gli animali, puoi guardarli negli occhi e sapere esattamente cosa c’è nei loro cuori“.
Curiosità:
- Nel film si vedono diversi animali insoliti tra le mura domestiche. La pellicola è fedele alla realtà; nella loro villa gli Zabinski avevano un cucciolo di lupo, uno scimpanzé, un leoncino, un coniglio di nome Wicek e un topo muschiato, oltre a un gatto domestico;
- Antonina e Jan, oltre alla passione per la zoologia, nutrivano un forte interesse anche per l’arte e spesso aprivano le porte del loro zoo ad artisti e pittori che amavano stare all’aria aperta per poter trovare l’ispirazione giusta;
- Antonina comunicava con i fuggitivi suonando il pianoforte; una melodia caotica per indicare situazioni di pericolo e quindi indurli a fare silenzio e una musica soft per far capire loro che era il momento di uscire dalle gabbie e salire al piano di sopra. Per avvisare i suoi ospiti dell’arrivo dei soldati tedeschi Antonina era solita suonare al pianoforte un’aria di Offenbach, i rifugiati scappavano a nascondersi sulle note di “Pars Pour la Crete”;
- la donna usava dare ai suoi ospiti nomi di animali in modo da camuffare i loro nomi ebrei (scoiattoli, fagiani, criceti);
- tra le persone salvate vi furono anche la scultrice Magdalena Gross e il marito Maurycy Pawel Fraenkel, la scrittrice Rachela Auerbach, Regina e Samuel Kenigswein, Eugenia Sylkes, Marceli Lewi-Lebkowski e la sua famiglia, Marysia Aszerówna, la famiglia Keller, il professore Ludwik Hirszfeld, Leonia e Irena Tenenbaum (rispettivamente moglie e figlia dell’entomologo Szymon Tenenbaum, morto nel Ghetto);
- Jan Zabinski fu preso dai tedeschi durante la Rivolta di Varsavia del 1944, ma riuscì a sopravvivere alla prigionia e a tornare a casa dai suoi cari;
- dopo la guerra Jan divenne membro della Commissione statale per la preservazione della natura, scrisse circa 60 libri scientifici e tornò a dirigere lo zoo fino al marzo del 1951;
- anche la moglie Antonina si dedicò alla scrittura, scrisse fiabe per bambini raccontate dal punto di vista degli animali;
- nel film c’è anche il personaggio di Lutz Heck interpretato da Daniel Brühl. Si tratta di un personaggio realmente esistito, Ludwig Georg Heinrich Heck (1892 – 1983) zoologo tedesco, ricercatore e autore di libri su animali, nonché direttore del giardino zoologico di Berlino e membro delle SS. Il suo obiettivo era eliminare gli animali ritenuti degenerati dai nazisti e lavorare per riportare in vita animali purosangue estinti, denominati “bestiame Heck”;
- fra i suoi progetti c’è anche quello di ospitare nello zoo l’esperimento di ricreare una specie animale simbolo del Reich: gli uri.
- è vera l’uccisione per puro piacere di alcuni animali da parte di Lutz Heck che, nonostante avesse promesso protezione agli Zabinskis, iniziò a sparare ad alcuni esemplari dello zoo insieme ad altri membri delle SS. Motivo? Era la vigilia di Capodanno ed era ubriaco, forse voleva solo impressionare i suoi superiori;
- lo zoo di Varsavia riaprì ufficialmente nel 1949, con alcuni degli animali sopravvissuti alla guerra, ma con lo stalinismo perse il suo splendore prebellico;
- lo zoo tornò ai vecchi splendori solo dopo la caduta del comunismo in Polonia, nel 1989, quasi due decenni dopo la morte di Antonina, avvenuta nel 1971;
- il giardino zoologico de “La signora dello zoo di Varsavia” continua a essere uno dei polmoni verdi della città e una delle mete turistiche con una superficie di circa 40 ettari e la possibilità di vedere gli animali 24 ore al giorno grazie alla diretta video;
- nella pellicola c’è un leone bianco, un evidente anacronismo! L’allevamento in cattività è potuto incominciare solamente dopo il 1975, cioè dopo la scoperta di alcuni cuccioli nati nella riserva naturale di Timbavati, in Sudafrica;
- prodotto con un budget iniziale di soli 20 milioni, il film “La signora dello zoo di Varsavia” non è stato un grande successo di pubblico con poco più di 26 milioni di dollari incassati al box office mondiale;
- nella produzione della pellicola è stata coinvolta anche Teresa Zabinski, la figlia di Antonina e Jan, il cui apporto è stato importante per poter restare fedeli agli eventi realmente accaduti.
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S.C.
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