La savana, oltre ad animali straordinari, vanta una coppia formidabile. Rinoceronti e bufaghe, la loro convivenza comporta numerosi vantaggi, anche contro il bracconaggio
Una coppia eccezionale quella formata da bufaghe e rinoceronti. Infatti non è raro vedere esemplari di rinoceronti neri vivere quasi ormai in simbiosi con le loro fedeli bufaghe beccorosso posate sulla loro schiena. Ma vediamo quali sono i vantaggi di questo binomio.
Si è sempre pensato che la natura di questo connubio fosse legata, semplicemente, ad un aspetto “alimentare”. Il nutrimento delle bufaghe infatti si trova esattamente sulla schiena dei rinoceronti. Questi uccelli, infatti, si nutrono dei parassiti che sono soliti popolare la schiena dei rinoceronti. Considerando che una bufaga pesa al massimo 60 grammi, per il mammifero non rappresenta un onere così grande, tenendo presente anche che il suo di peso, invece, può oltrepassare la soglia della tonnellata. Di conseguenza, a fronte di un piccolo peso da sopportare, il rinoceronte si ritrova magicamente libero dai suoi parassiti.
Un recente studio, pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology, ha mostrato un altro vantaggio significativo di questa accoppiata: i rinoceronti “muniti” di bufaghere riescono ad evitare, più facilmente, il pericolo del bracconaggio.
La ragione di questo risultato viene esplicata dai due autori della ricerca Roan Plotz e Wayne Linklater.
I rinoceronti neri, infatti, sono a rischio di estinzione a causa del loro corno che, come sappiamo, è l’obiettivo dei bracconieri. Questi ultimi nell’atto di appropriarsene, spesso e ingiustamente, provocano la morte di questi poveri animali. Infatti, anche se è una pratica assolutamente da condannare, il corno di rinoceronte, se reciso in modo corretto, può ricrescere e non comporta necessariamente la morte dell’esemplare. Ma purtroppo i bracconieri, non solo non prestano attenzione nell’evitare di far soffrire l’animale ma, a volte, ne causano volontariamente la morte per far rendere l’oggetto più raro, e di conseguenza farne aumentare il prezzo.
I due ricercatori evidenziano il fatto che il rinoceronte nero, nonostante la sua stazza e una pelle estremamente resistente, è uno dei soggetti più facile da attaccare per i bracconieri. Questi mammiferi non godono di una vista particolarmente acuta e ciò permette, purtroppo, ai cacciatori si avvicinarsi agevolmente all’animale.
Per effettuare le loro ricerche, gli studiosi hanno monitorato un gruppo di rinoceronti neri e, nel corso delle loro indagini, hanno scoperto il ruolo delle bufaghe contro il bracconaggio.
Lo studio ha evidenziato un dato particolare. Si è osservato che tra i rinoceronti monitorati, quelli che non mostravano bufaghe appollaiate sulle loro schiene erano prede più facili per il bracconaggio, poiché gli umani riuscivano ad avvicinarsi più facilmente.
I due ricercatori hanno così deciso di mettere in relazione il numero delle bufaghe e quello dei rinoceronti che incrociavano lungo il loro percorso. Plotz e Linklater si sono resi conto che una buona percentuale dei rinoceronti che “ospitavano” bufaghe, di preciso quasi il 50%, riuscivano ad evitare, totalmente, di incrociare il loro percorso.
La spiegazione di questo fenomeno è da ricercare nel fatto che le bufaghe, a differenza dei rinoceronti, sono dotati di una buona vista. Inoltre questi uccelli, se avvistano un essere umano, emettono un richiamo facilmente identificabile che mette in allerta i rinoceronti, fungendo così da vere sentinelle contro i cacciatori. I rinoceronti riescono così ad evitare agevolmente il soggetto, quando si trova ancora almeno a 60 metri di lontananza.
Inoltre gli studiosi hanno sottolineato che questo atteggiamento delle bufaghe non è un semplice atto di altruismo. I ricercatori sostengono infatti che le bufaghe abbiano sviluppato questa tattica col tempo, poiché nell’ultimo secolo, il bracconaggio dei rinoceronti sta portando all’estinzione della specie, che costituisce la loro fonte primaria di cibo.
L’estinzione del rinoceronte, causata dalla brama del suo corno, è una questione che sta destando molto interesse. Non sono poche le soluzioni proposte per risolvere il problema: dalla legalizzazione del suo commercio al fine di tenere sotto controllo il numero di esemplari abbattuti alla produzione di corni finti, con medesime forma e caratteristica e, ovviamente, vendibili ad un prezzo molto più economico per rendere il mercato del corno meno appetibile e scoraggiare i cacciatori a proseguire con la loro crudele pratica.
Ma c’è da dire che anche le risposte della natura non sono niente male, la sua auto-organizzazione risulta tanto semplice e spontanea quanto altamente efficace.
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M. L.
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