Chi trova un gattino rimasto orfano in strada e decide di prendersi cura di lui/lei, deve considerare tanti fattori per curarlo al meglio. Vediamo quali.
Abbiamo trovato un cucciolo di gatto in strada, che non è ancora abbastanza grande ma è rimasto orfano. Come prendersi cura di un gattino rimasto solo, che non ha che pochi giorni o qualche settimana di vita? Vediamo tutti i fattori da considerare per adottare un micetto in difficoltà rimasto senza mamma.
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Come nutrire il gattino
La prima cosa cui pensare quando troviamo un gattino orfano e decidiamo di adottarlo, è come nutrirlo. Proprio come un neonato umano, infatti, deve nutrirsi per crescere.
E proprio come un neonato, un gattino deve mangiare ogni 4 ore circa. Per questo, se lo portiamo a casa, dobbiamo organizzarci per nutrirlo anche di notte.
Esistono in commercio dei prodotti specifici, vari tipi di latte per gattini con cui nutrirli durante le prime settimane di vita. Il latte di mucca e altri tipi di latte non sono adatti.
Quando nutriamo il gattino, dobbiamo essere molto delicati e fare tanta attenzione. Usiamo un piccolo biberon, piuttosto che una siringa senza ago.
Il biberon aiuta meglio a dosare la quantità di latte che diamo al micetto, e lo aiutiamo così ad ingoiare correttamente.
Appoggiamo il biberon lateralmente sulla bocca del micio, e spostiamolo, lentamente e con molta delicatezza, verso la parte centrale della bocca.
Una volta che lo avremo nutrito, dobbiamo pensare a come creare un ambiente che sia simile alla sua mamma, con vari tipi di stimoli tattili e termici.
Un ambiente materno a base di calore
Il prossimo passo per prendersi cura di un gattino orfano, è ricreare un ambiente caldo e morbido che così gli/le ricordi la sua mamma.
Per prima cosa usiamo dei panni e coperte in un luogo riparato, se possibile anche caldo, per creare una sorta di nido.
Consideriamo che un gattino, fino a 7-10 giorni di vita, non può regolare la sua temperatura autonomamente, ed è cieco e sordo. Per questo, dobbiamo sopperire a questi suoi limiti.
Il corpo materno (la cui temperatura è di circa 37°C) sarà normalmente la fonte di calore necessaria. Il calore, aiuta anche a calmare il cucciolo che non sente e non vede.
Se il gattino piange molto, diamo tanta attenzione: sono gesti che aiutano il micetto in questo momento difficile a non cadere in stati di stress che potrebbero diventare cronici.
Inoltre, per sostituire la madre sarà necessario dare una serie di stimoli con il tatto. Questi stimoli servono a produrre i bisognini, specialmente dopo aver mangiato.
In natura, la mamma gatta lecca il ventre nella zona bassa, per aiutare il piccolo a liberarsi. Un delicato massaggio con un batuffolo di cotone bagnato di acqua tiepida andrà bene.
Il gattino inizia a crescere
A circa due settimane di vita del gattino, i dentini iniziano a crescere e continuano a farlo fino alle cinque settimane. I denti permanenti sostituiscono quelli da latte a circa tre mesi.
Sempre a due settimane circa, il cucciolo inizia a sentire suoni che usa per orientarsi. Non c’è una data precisa per l’apertura degli occhi, invece.
Alcuni gattini lo fanno prima di altri. Spesso i piccoli di madri giovani aprono gli occhi prima, e le gattine femmine sono più precoci dei maschi. Ma può dipendere da vari fattori.
Fino alle due settimane, inoltre, il gattino non sa muoversi. Verso i 12 – 15 giorni di vita, inizieranno dei primi, timidi, movimenti, e il micetto si alzerà in piedi.
Alla terza settimana di vita, inizierà a camminare in modo instabile ed insicuro. Sarà a circa due mesi di vita che il movimento sarà completamente sviluppato.
Per questo, nei primi due mesi di vita sarà fondamentale fare attenzione che il gattino non si faccia male, e dargli stimoli ambientali per fargli esplorare il mondo un po’ alla volta.
Per questo, procediamo con lentezza e facciamolo prima uscire dalla sua cuccia rimanendo nella stessa stanza, così che possa ritornare alla cuccia quando vuole.
In ogni caso, dobbiamo creare dei punti di riferimento che possano sostituire la sua mamma, o possiamo essere noi stessi il suo punto di riferimento.
Quando il gattino torna dalla madre, questa rilascia feromoni per calmare il gattino dopo una serie di nuove situazioni che portano ovviamente stress.
Cerchiamo quindi di sostituire i feromoni con la nostra presenza, calmando le sue ansie quando torna alla cuccia o se lo vediamo in un momento di difficoltà.
Per i primi tempi quindi cerchiamo di essere nella stessa stanza mentre il micio esplora il suo ambiente, e anche quando allarghiamo l’area che porrà esplorare.
Dobbiamo essere in grado di evitare al gattino ogni situazione difficile che non è ancora capace di risolvere da solo, come farebbe la mamma in natura.
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La socializzazione e il gioco
Una volta che abbiamo imparato i primi step per prendersi cura di un gattino orfano, dobbiamo pensare anche al suo futuro. Per questo, è importante la socializzazione.
Il gatto non è un animale molto sociale di sua natura, e va supportato con altri animali domestici e con altri esseri umani.
Il periodo di socializzazione va dalle 3 alle 8 settimane di vita del gattino, che normalmente avviene grazie alla mamma e ai fratelli di cucciolata.
Se abbiamo altri gatti adulti (o altri animali) in casa, dovremmo preoccuparci un po’ anche per loro: potrebbero trovare stressante la presenza di un gattino in casa.
Per gli altri esseri umani, se siamo riusciti a curarlo bene fin dai primi giorni, il gattino non avrà molta difficoltà a socializzare con le altre persone.
Il gioco è un altro aspetto fondamentale per far crescere il cucciolo di gatto sano. Nello stesso periodo della socializzazione, ha inizio il periodo di gioco.
In genere giocherà con altri cuccioli di gatto, con modi anche un po’ pericolosi: i gattini graffiano, corrono, mordono, saltano perché sono predatori in natura.
In questo senso dobbiamo aiutarli a sfogare questi comportamenti su oggetti e giocattoli al posto delle prede: tiragraffi, giocattoli di piccole dimensioni da mordere e rincorrere.
Procediamo sempre per gradi, con un gioco alla volta, in modo che il gattino impari ad adattarsi in base alla sua “preda”, prima di aggiungere un altro oggetto.
F. B.