Perché il pinguino non vola? Eppure sono uccelli! Di certo il problema è nel corpo: ecco cosa è successo nella loro evoluzione.
Tra gli uccelli sono di certo tra i più amati da grandi e bambini; forse è proprio il loro fisico così particolare a non consentire loro di volare. Quelle che hanno al posto delle ali sono più delle pinne, molto più utili per nuotare piuttosto che a spiccare il volo. In ogni caso la causa della loro incapacità a volare è di certo da ricercare nel loro corpo e nell’evoluzione che esso ha subito. Ma sono gli univi uccelli a non volare? A quanto pare no. Ecco tutto quello che c’è da sapere sul perché il pinguino non vola.
A quanto pare no, ma sono di certo i più famosi e non solo nelle zone dell’Antartide (Leggi qui: Pinguino: cosa mangia, dove vive, caratteristiche e curiosità). Pensiamo allo struzzo, un tipico uccello che vive sempre a terra. Di certo anche la stazza fisica non lo aiuta: è uno degli uccelli più grossi al mondo con un’altezza che può raggiungere i due metri e mezzo e un peso di 130 kg circa. Ma le sue ali non servono a volare, in compenso le sue zampe lo rendono un grande corridore.
Altro esempio è l’emù, molto simile allo struzzo ma che vive in Australia. In Nuova Zelanda troviamo il kiwi, le cui ali si sono atrofizzate: probabilmente ciò è dovuto al fatto che non aveva bisogno di spiccare il volo per sfuggire ai predatori, completamente assenti in quella zona.
Le ali dei pinguini sono in realtà delle pinne molto utili per nuotare. Ma non è solo una questione di ali, ma anche di ossa: il loro apparato scheletrico ha reso questo animale molto più adatto a vivere in acqua che in aria. I pinguini infatti non presentano ossa cave, ma ossa più pesanti che li aiutano nei tuffi e nelle nuotate appunto. Cosa c’entra l’evoluzione dei pinguini con la loro incapacità di volare?
Alcuni studiosi dell’Università del Manitoba, in Canada, hanno studiato in che modo il pinguino ha progressivamente perso la sua capacità di volare. Un articolo pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences ha mostrato i risultati dei loro studi. Di certo il volo sarebbe stata un’arma utilissima contro i predatori: si tratta di una capacità che offre innumerevoli vantaggi da questo punto di vista. ma è bene considerare anche il contesto nel quale sono inseriti questi simpatici ‘uccelli’.
Se è vero che il volo avrebbe consentito al pinguino di sfuggire con più facilità all’attacco dei predatori, è altrettanto utile considerare due fattori: il dispendio energetico per volare e la quantità di predatori nella zona. Il volo richiede un notevole dispendio di energie e il rischio di attacco da parte dei predatori è piuttosto ridotto.
Lo studioso Kyle H. Elliott, unito al suo team di ricercatori, è riuscito a calcolare i costi (in termini di energia) che impiegano l’uria di Brünnich e il cormorano pelagico per il volo: la loro efficienza nel volare è piuttosto limitata. In compenso però presentano una grande resistenza nelle immersioni. E’ verosimile quindi che i pinguini, nel corso della loro evoluzione, abbiano potenziato la capacità di immersione, riducendo al contempo quella nel volo.
La loro costante ricerca di cibo li ha costretti ad andare sempre più in profondità nelle acque della zona: ciò li ha costretti a ridurre progressivamente l’apertura alare, ad allargare le ossa delle ali e ad aumentare la massa corporea. Man mano quindi il corpo si è adattato ad ambienti marini, perdendo le caratteristiche che gli avrebbero consentito di volare più agevolmente, fino ad eliminarle del tutto.
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F.C.
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