Sappiamo che ci riescono in acqua perché altrimenti non potrebbero sopravvivere, ma sappiamo quali sono i pesci che respirano fuori dall’acqua? Eccoli.
I pesci respirano in acqua grazie alle branchie, ma come fanno a sopravvivere anche quando escono fuori dal loro habitat naturale? Una domanda assolutamente legittima, se pensiamo che i pesci non sono abituati a stare all’aria aperta, col forte rischio di morire. Non è di tutti questa abilità, ma solo di alcune specie che conosceremo da vicino: sono quattro ed è probabile che non le abbiamo mai sentite! Tutto quello che c’è da sapere su quali sono i pesci che respirano fuori dall’acqua e grazie a quale organo ci riescono.
Sebbene siano sempre (o quasi) immersi nell’acqua, i pesci hanno bisogno dell’ossigeno per poter respirare e dunque sopravvivere. Ci siamo già chiesti come fanno i pesci a respirare in acqua (Leggi qui: Il sistema respiratorio dei pesci: complesso, ma estremamente funzionale)ma è ancora più legittimo chiedersi come assimilano l’ossigeno quando si trovano sulla terra. Di certo non escono con il muso fuori dall’acqua, ma lo prelevano dallo stesso ambiente liquido. Ci riescono grazie alle branchie, un organo che ha una funzione fondamentale nel loro sistema respiratorio.
La maggior parte dei pesci, che sono detti teleostei, hanno le branchie ai lati della testa. Fanno eccezione: lo squalo (Approfondisci qui: Lo squalo attacca l’uomo: non è tutto come sembra), la razza, un gruppo di invertebrati detti hyperoartia e le missine. Le branchie sono costituite da una cavità opercolare, che si apre verso l’esterno come se fosse un ‘coperchio’, e si sorreggono sugli archi branchiali che, attraverso due gruppi di filamenti, producono lo scambio gassoso. L’acqua entra dalla bocca e, una volta estratto l’ossigeno, passa agli opercoli e da essi fuoriesce.
Ma quali pesci sono così particolari da riuscire a respirare fuori dall’acqua? In realtà non è un’abilità che si acquisisce con esperienza o con particolari capacità. Ma ci sono quattro specie di pesci che hanno delle caratteristiche fisiche che consentono loro di prendere ossigeno direttamente all’aria aperta. Ecco quali sono e come riescono a sopravvivere fuori dall’acqua per ore e anche per giorni interi.
Detto anche ‘saltafango’, questo pesce è tipico dei mari tropicali e subtropicali dell’Oceano Indiano e Pacifico. Questo pesce riesce a respirare fuori dall’acqua solo quando le condizioni ambientali lo permettono: infatti, in assenza di acqua, hanno bisogno di umidità estrema, tipica delle paludi e delle zone molto fangose (da questo l’origine del nome). Sono dotati di branchie per respirare in acqua ma anche di un apparato respiratorio che preleva ossigeno attraverso la pelle, le mucose e la faringe (Leggi qui:Animali che respirano attraverso la pelle: come e perché). Inoltre nelle loro camere branchiali riescono ad accumulare ossigeno, in modo da sfruttarlo quando non si trovano all’interno del loro habitat naturale.
Tipico delle acque dolci, può resistere fuori dall’acqua per un massimo di 6 giorni. Frutto di una grande esperienza e di voglia di sopravvivere. Infatti può capitare che nelle stagioni di siccità questo pesce si ritrovi, suo malgrado, sul letto del fiume prosciugato e allora meglio adattarsi, no? Grazie al cosiddetto organo del labirinto questi pesci respirano all’aria aperta. Non solo respirano ma riescono anche a spostarsi sulla terra asciutta, alla ricerca di un nuovo posto dove vivere. Il loro ventre piatto consente loro di fare degli spostamenti e di ‘camminare’, aiutati anche dalle pinne che spostano il loro intero peso.
Detto anche ‘testa di serpente settentrionale’ questo pesce viene dai mari della Cina, della Russia e della Corea. Perché questo nome? Probabilmente a causa della forma della testa, leggermente schiacciata, come quella di un serpente appunto. Riesce a respirare attivando l’organo sopra-branchiale e una aorta ventrale che gli consente di respirare sia nel suo habitat naturale sia all’aria aperta. Riescono a sopravvivere anche diversi giorni fuori dall’acqua ma sempre in condizioni ottimali per loro, ovvero in estrema umidità.
O Bichir del Senegal, cammina e si sposta sulla terraferma grazie alle pinne che si trovano all’altezza dei pettorali. La loro capacità di respirare fuori dall’acqua è coadiuvata da polmoni primitivi: questi organi permettono loro di vivere all’esterno dell’acqua per periodi indefiniti.
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F.C.
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