Tra le fobie per il mondo animale c’è anche quella specifica per questi pesci. Tutto quello che c’è da sapere sulla selacofobia, la paura degli squali.
Con il termine ictiofobia si indica la paura dei pesci, ma anche di fobie correlate a questa. Chi ne soffre, oltre alla paura del pesce, ha anche paura di mangiarlo e dei pesci morti. Con la parola selacofobia invece è definita la paura persistente, anormale e ingiustificata per gli squali. Quali sono le cause e come si manifesta questa fobia incontrollata? Esistono trattamenti specifici per superarla?
Tra tutte le fobie legate al mondo animale, questa è una delle più particolari per le conseguenze che ha sulla vita di chi ne soffre. Oltre al timore per questo tipo di pesce, chi soffre di selacofobia ha serie difficoltà anche nel fare il bagno in mare aperto, a
riva e a praticare sport acquatici anche in luoghi dove di sicuro non sono presenti squali o nei luoghi dove sono state prese tutte le precauzioni del caso e persino a fare un’uscita in barca o a visitare acquari o zoo. Nei casi molto gravi la paura si estende anche per il bagno in piscina o alla sola vista di una foto o di un filmato.
Costituisce quindi un serio problema per i nuotatori che si sentono incapaci di nuotare, fare attività subacquea o pesca con la fucina.
Come per tutte le altre fobie, anche in questo caso le reazioni sono le medesime:
– aumento della frequenza cardiaca (con possibili palpitazioni e/o tachicardia);
– aumento della frequenza respiratoria;
– eccessiva sudorazione;
– tensione muscolare;
– mal di testa;
– mal di stomaco;
– vertigini;
– nausea e vomito;
– molti fobici urlano o chiudono gli occhi ogni volta che c’è una scena subacquea nei film.
Queste reazioni possono manifestarsi contemporaneamente e tutte oppure solo alcune.
Le cause? Beh, oltre alle solite (genetica e esperienza negative pregressa) questa fobia ha una sua storia curiosa. La sua comparsa è divenuta nota poco dopo l’uscita del film “Lo Squalo“, pellicola di successo di Steven Spielberg. Alcuni psicologi attribuiscono la paura degli squali specificamente a questo film, ai suoi sequel (Lo squalo 2, 3 e 4) e ai numerosi film incentrati sulla figura di squali violenti e assassini (“Blu profondo”, “Open Water”, “Red Water”, “L’ultimo squalo”).
Molti personaggi famosi hanno ammesso di soffrire di selacofobia, tra questi gli attori Brad Pitt, Justin Timberlake e Christina Ricci e il cantautore italiano Dario Brunori.
Per quanto riguarda i trattamenti il consiglio è quello di rivolgersi a un professionista (terapista o ipnoterapista) che oltre a trovare l’origine del problema potrà aiutarti con metodi specifici.
Ma anche tu puoi fare la tua parte per cercare di attenuare e superare questo disturbo; ecco alcuni consigli.
1. Sfata i miti (spesso negativi) sugli squali con la conoscenza:
– leggi, conosci e impara quanto più puoi sugli squali;
– conosci le reali probabilità che avvenga un attacco (le percentuali sono bassissime, in un anno sono più mortali le punture di zanzara e di api o i morsi di serpente);
– ignora i servizi sensazionalistici dei mezzi di informazione;
– sappi che pochissime specie di squali attaccano l’uomo;
– sappi che è più pericoloso l’uomo per lo squalo e non il contrario (diverse specie sono a rischio estinzione).
2. Cerca di affrontare la paura:
– fai un bagno a mare, nuota in piscina, vai in barca, fai surf;
– parla e poni domande a esperti di squali;
– guarda gli squali (foto, video, acquari);
– nuota con gli squali (molti parchi a tema offrono questa possibilità);
3. Aiutati con scelte virtuose:
– evita le acque scure;
– non stare in acqua da solo;
– evita i bagni all’alba e al tramonto (in questi momenti della giornata gli squali sono più attivi e si procurano il cibo);
– non immergerti se hai ferite e perdite di sangue (gli squali potrebbero essere attratti);
– non indossare gioielli o abiti luccicanti (gli squali sono attratti dai luccichii);
– non andare sulle spiagge dove c’è l’indicazione della possibile presenza di squali (molto raro in Italia);
– se la tua passione è l’attività subacquea sappi che esistono mute “mimetiche” che permettono ai sub di confondersi con l’ambiente circostante.
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S.C.
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