Una giornata storica per il Pastore Abruzzese. Quattro anni fa, questa razza canina, iniziava la sua “scalata” per diventare, a tutti gli effetti, patrimonio culturale.
A giornate storiche, ultimamente, ci siamo “belli” che abituati. “Belli e brutti” potremmo dire. In un anno turbolento, che è stato e continua ad esserlo, come il 2020, le giornate storiche non sono di certo mancate. A volte del tutto negative, altre invece, per voglia di riscatto e attaccamento alla vita, parzialmente, se non del tutto, positive.
Oggi, invece, ricordiamo un’importante giornata storica nel mondo animale. Il posto, o meglio la Regione, è l’Abruzzo. Il protagonista è il “possente e massiccio” Pastore Abruzzese. Quello che, spesso e comunemente parlando, viene definito “cane da pecora abruzzese”. Quest’ultimo, con il lascia passare, prima della Regione Abruzzo (arrivato già da tempo) ed poi con quello del Governo, quattro anni fa divenne un vero e proprio patrimonio culturale.
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La proposta, passata prima in Regione Abruzzo, era stata presentata e poi approvata ben 4 anni fa. Il periodo era sempre lo stesso: tra luglio e agosto. Son passate ben quattro stagioni estive e il Pastore Abruzzese è ancora oggi (ci mancherebbe che non lo fosse) e a tutti gli effetti patrimonio culturale dell’Abruzzo.
Il tutto fu firmato, in termini ultimi, dall’ex ministro per i beni e le attività culturali e del turismo, Dario Franceschini. Un vero e proprio dono alla regione ma anche a tutto il territorio nazionale. Questo gigante a quattro zampe, dal pelo bianco e dalla faccia buona, è un cane dal temperamento molto forte, sicuro e indipendente, come buona parte dei cani da lavoro. E come cane da pastore mostra un profondo attaccamento al padrone, che vede come un punto di riferimento.
Proprio in base a queste ed altre caratteristiche l’articolo 1 della legge al primo comma recitava e recita a tutt’oggi così: “La Regione Abruzzo riconosce il cane bianco italiano da custodia delle greggi, così come trasmesso dalla civiltà pastorale abruzzese, unico e inconfondibile, parte integrante del proprio patrimonio culturale con il nome di “cane da pecora abruzzese” o “mastino abruzzese”.
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Concetto ribadito, in grande stile, al secondo comma: “Il cane bianco italiano da custodia delle greggi, capolavoro della collettiva e plurimillenaria opera di selezione genetica delle genti della montagna abruzzese, è stato ed è elemento insostituibile nell’attività armentaria ecocompatibile della tradizione pastorale abruzzese”.
Un augurio in anticipo al Pastore Abruzzese, che di questi tempi, ben 4 anni fa, si apprestava a scalare la vetta e diventare patrimonio culturale.
Davide Garritano
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