Il pappagallo può mangiare i kiwi? Tutto ciò che noi mangiamo fa bene anche ai nostri animali domestici? Scopriamo se sono più i rischi o i benefici.
Quando pensiamo agli animali domestici ci vengono subito alla mente il cane e il gatto, che sebbene sono sempre quelli più amati in tutto il mondo, oggi sono molto in voga gli animali cosiddetti esotici.
In particolar modo sono molto amati i pappagalli. Simpatici pennuti capaci di fare compagnia e di intrattenere con le loro abilità.
È fondamentale però conoscere come trattarli e come nutrirli, onde evitare di creare delle problematiche al suo organismo.
Infatti nell’articolo di oggi andremo a capire se il pappagallo può mangiare il kiwi e la frutta in genere.
Il pappagallo può mangiare i kiwi?
Quando si decide di accogliere un animale in casa, a prescindere dalla specie e dal tipo, occorre informarsi sulle esigenze, sulle cure e sull’alimentazione.
Questo significa che bisogna studiare tutto ciò che riguarda il suo mondo. Se poi hai scelto di adottare un pappagallo è opportuno che tu faccia particolarmente attenzione all’alimentazione.
Molto spesso questo uccello è lasciato libero di svolazzare in giro per casa, e non sono rare le volte che gli offriamo i cibi destinati a noi. Tuttavia non è sempre detto che possa fare bene all’uccello.
In questo caso, infatti, ci chiediamo se il pappagallo può mangiare il kiwi, un frutto esotico (più precisamente una “bacca”) prodotto da un genere di “liane” tipiche dell’Asia orientale, le Actinida. La risposta è: Si!
Il kiwi è ricco anche di potassio e vitamina E, Rame, ferro e vitamina C, che combinate insieme, conferiscono al kiwi caratteristiche antisettiche e antianemiche.
Possiede un contenuto molto alto di vitamina C, superiore addirittura al limone, all’arancia e al peperone.
Ha anche un’azione rinfrescante, dissetante e diuretica, potenzia le difese immunitarie e protegge la parete vascolare.
Il kiwi è anche molto utile contro la stipsi e la prevenzione della depressione, stanchezza cronica e disordini dell’apparato digerente.
Infine la consistente presenza di calcio e fosforo, svolge un’azione protettiva sulle ossa, prevenendo e combattendo l’osteoporosi.
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Alimenti adatti al pappagallo
Un’alimentazione sana per il pappagallo deve prevedere:
- estrusi, non colorati artificialmente e possibilmente biologici.
- cereali (cotti o crudi)
- semi non grassi
- frutta e verdure fresche, sbucciate o lavate bene.
- legumi cotti, con l’eccezione di piselli e fagiolini che possono essere forniti crudi.
L’acqua deve essere sempre pulita, va cambiata tutti i giorni e quando è sporca.
Gli alimenti che si possono somministrare al pappagallo sono:
- elementi nutritivi importanti per il pappagallo, come la Vitamina A, sono: carota, papaia, zucca, melone, albicocche, peperoni rossi dolci e piccanti, broccoli siciliani. cime di rapa, rughetta, tarassaco (o dente di leone);
- frutta: banana, frutto della passione, mela, pera, fichi d’India, melograno, fichi, agrumi, ananas, mango, kiwi, frutti di bosco, peperoni verdi dolci, patate (bollite e togliendo le parti verdi e i germogli), sedano, indivia, pomodori (solo quelli maturi e senza le foglie), indivia belga, cicoria;
Alimenti da somministrare con moderazione:
- formaggi magri;
- zuppe e le minestre;
- mais;
- i vegetali come la lattuga, gli zucchini, i cetrioli, l’uva, il cocomero contengono poche sostanze nutritive utili.
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Alimenti da non somministrare al pappagallo
Ci sono cibi nella nostra alimentazione che sono troppi grassi e per niente adatti alla dieta del pappagallo.
Perciò di seguito vi elenchiamo gli alimenti da evitare di somministrare al vostro simpatico pennuto:
- sale;
- avocado;
- cioccolata;
- latte;
- alcol;
- carne;
- bevande gassate;
- zucchero in generale;
- caffè;
- prezzemolo;
- melanzana;
- Cipolla;
- aglio;
- semi di mela e pera;
- fritture;
- alimenti con coloranti;
- alimenti con sapori artificiali aggiunti;
- conserve;
- succhi artificiali;
- spezie;
- dolci di qualsiasi tipo.
Concedere al pappagallo un alimento non particolarmente adatto alla sua dieta, può generare spossatezza e creare problemi all’organismo dell’uccello.
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Raffaella Lauretta