Alcuni sono specializzati, ma spesso ci chiediamo come fanno: ecco come funziona l’olfatto dei cani da tartufo e in che modo percepisce gli odori.
Famosi per il loro olfatto e per il loro ‘tartufo’: perché è proprio così che vengono appellati i nasi dei cani, ma è interessante scoprire anche come lo utilizzano e come mettono in pratica le loro capacità. Vediamo dunque come funziona l’olfatto dei cani da tartufo e quali sono i trucchi per addestrare certe razze di Fido che sono più predisposti a farlo e in quali zone italiane possono sperimentare queste loro abilità da cacciatori di questo fungo così prezioso e raro.
Chi non ha mai sentito parlare del potentissimo fiuto di Fido? Grazie al loro prezioso naso, detto appunto ‘tartufo’, i nostri amici a quattro zampe sarebbero in grado di trovare qualsiasi cosa, anche dei funghi rarissimi e per questo costosissimi.
Saranno i circa 200 milioni di ricettori o anche il paraolfatto, o anche grazie alla funzione dell’organo di Jacobson i cani hanno un senso dell’olfatto molto più sviluppato di noi esseri umani. Di certo ogni cane ha un numero di ricettori diverso dall’altro, ma di certo tutti superano la capacità che ha l’uomo di sentire gli odori.
Basti pensare che riescono a carpire le secrezioni vaginali, perianali e delle ghiandole sudoripare, detti feromoni, degli altri animali. Con queste tracce i cani comunicano tra loro: marcano il territorio, sentono le femmine in calore e si riconoscono. Non a caso quando si incontrano due esemplari si annusano a vicenda la zona anale e riescono a percepire se il padrone è malato solo con l’olfatto.
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Prima dei cani venivano impiegati i maiali nella ricerca dei tartufi, ma il rischio era non solo quello che gli animali così golosi mangiassero il frutto delle loro ricerche ma anche per i danni ambientali che lasciavano dopo il loro lavoro.
Non ci sono razze canine che hanno un olfatto più sviluppato di altri per questo tipo di ricerca; di certo esistono esemplari più predisposti di altri ma l’essenziale è che siano concentrati sempre sulla ricerca del tartufo. Perfino la selvaggina e altri tipi di odori non devono interessare il cane addestrato per la ricerca dei tartufi, poiché non dovrà avere alcuna distrazione.
Sebbene il Lagotto romagnolo sia ufficialmente il cane specializzato nella ricerca dei tartufi, anche altre razze possono essere addestrate allo scopo: in realtà non vi sono limiti agli esemplari che possono cimentarsi nell’impresa.
La scelta del cane può variare anche in base alle zone dove si effettueranno le ricerche: ad esempio il Lagotto è adatto a zone pianeggianti, mentre in alta montagna sono più consigliati il Pointer e i Bracchi (tedesco, ungheresi e il pointer).
Hanno dato ottimi risultati anche il Cocker inglese, il Setter inglese, scozzese e irlandese e lo Spinone italiano. La scelta dipende anche dal tipo di padrone: se si tratta di uno che non ha esperienza è meglio affidargli le cure e l’addestramento di un cane che sia facile da educare.
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Ma allora se tutti i cani possono diventare ‘cani da tartufo’ qual è il modo per addestrarlo correttamente? A quanto pare esistono degli esercizi che riescono a sviluppare questa sua abilità, ma è meglio iniziare quando è ancora cucciolo. Trattandosi di un esemplare molto piccolo è il caso di non rendere l’allenamento troppo pesante, poiché potrebbe stancarsi e potrebbe rifiutarsi di farlo.
Tutto dovrebbe essere vissuto come un gioco, da ripetersi magari più volte nel corso della giornata. Ecco quali sono gli esercizi più utili per addestrare l’olfatto del cane da tartufo:
Si raccomanda di utilizzare sempre dei guanti in lattice, per evitare che il nostro odore possa contaminare quello del fungo. L’importante è che il cane viva questo addestramento in maniera ‘leggera’ e non ossessiva, proprio in modo da stimolare la sua voglia di cercare funghi e tartufi per poi consegnarli al suo padrone.
Francesca Ciardiello
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