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Curiosità

Non si può vivere così: il gorilla Bua Noi in gabbia desidera la libertà

Recluso da oltre trent’anni in una gabbia di cemento per intrattenere i visitatori dell’attrazione turistica il gorilla Bua Noi desidera tornare in libertà. 

Il gorilla Bua Noi (YouTube PETA Asia – Amoreaquattrozampe.it)

Bua Noi è l’ultimo esemplare di gorilla della Thailandia. L’appello per liberare Bua Noi dalla gabbia nel quale è stato recluso ha toccato il cuore di migliaia di persone nel dicembre dello scorso anno. Mese in cui gli ultimi aggiornamenti sullo stato di salute del gorilla sono stati condivisi pubblicamente grazie a un toccante intervento della pagina @AgainstAnimalCruelty. “Si prega di aiutare il gorilla Bua Noi”, scrivono i volontari denunciando la gravità delle condizioni del gorilla. La vita di Bua Noi è “triste e solitaria” come il “pavimento di cemento” sul quale è costretto a trascorrere interminabili le sue giornate.

Questa non è vita: l’appello per Bua Noi: il gorilla ancora in gabbia desidera la libertà

Immagina che questa è la tua vita“. È questo l’inizio del primo messaggio, trasmesso da “PETA Asia”, già tre anni fa con l’interno di liberare Bua Noi dal suo stato di sofferta costrizione. Il gorilla si trova attualmente all’interno dello zoo privato di un centro commerciale di Pinklao Mall, a Bangkok.

Bua Noi (YouTube PETA Asia – Amoreaquattrozampe.it)

In un filmato condiviso su YouTube – in cui si cerca di attirare nuovamente l’attenzione delle associazioni, impregnate contro la crudeltà sugli animali, sul caso di Bua Noi – i volontari mostrano quella che è la tipica giornata del gorilla all’interno dello zoo della città. Bua Noi è un gorilla femmina. Il suo nome, in thailandese, si può tradurre in italiano con: “piccolo fiore di loto”. È sufficiente osservare lo sguardo del gorilla per lasciarsi travolgere dal velo di tristezza che adombra costringente la sua quotidianità.

Nonostante in alcune parti del mondo, come – ad esempio – in Italia, sia da tempo entrata in vigore una legge che impedisce di crescere in cattività alcune specie di animali protetti, tra cui il gorilla, il fatto che Bua Noi sia l’ultimo esemplare di gorilla rimasto in Thailandia non avrebbe finora impedito ai gestori dell’attività di lasciarlo libero.

La solidarietà per Bua Noi

È dal 1983 che Bua Noi non ha la possibilità di tornare nel suo habitat naturale. Oltre a lui vi sono anche altre specie di animali che vivono nelle stesse condizioni di precarietà del gorilla, reclusi da anni nel piccolo zoo della città. La solidarietà dimostrata dai cittadini del posto e dagli esponenti di diverse associazioni no-profit, incaricatisi di far siglare numerose petizioni in favore della liberazione di Bua Noi, non sono ancora riuscite ad aiutare il gorilla.

Il gorilla a Bangkok (YouTube PETA Asia – Amoreaquattrozampe.it)

Bua Noi “soffre di abbandono“, spiegano i volontari sottolineando la criticità della sua situazione. Il gorilla ha bisogno d’aiuto, ribadiscono nel loro appello schierandosi contro gli interessi non esclusivamente economici del luogo in cui l’esemplare “vive” – sotto gli occhi di tutti – “con poche opportunità di stimolazione psicologica o esercizio fisico“.

Secondo la ricostruzione della storia di Bua Noi il gorilla sarebbe stato trasferito – dalla Germania – nello zoo della Thailandia quando aveva appena un anno di età.

Giada Ciliberto

Laureata in Lingue, Culture, Letterature e Traduzione e laureanda in Scritture e Produzioni dello Spettacolo e dei Media (cinema) presso "La Sapienza" di Roma. La scrittura rappresenta per me un imprescindibile flusso vitale.  Il mio percorso nella Comunicazione inizia con BEJOUR (Become a journalist in Europe) conclusosi nel 2020, presso il Dipartimento CORIS dell'Università La Sapienza e con la successiva collaborazione con alcune riviste on-line. Tra i miei ulteriori interessi ed esperienze rientrano laboratori di scrittura creativa, di teatro, e altre attività legate alla scrittura per immagini.  Sono dell’idea che le creature del mondo animale sappiano ascoltarci anche quando restiamo in silenzio. In ognuna di loro abita un’anima sensibile, per tal ragione tangibile e meritevole di rispetto. Amo osservare e analizzare ciò che mi circonda, viaggiare senza una meta precisa. Credo nel potere anti-anestetico dell’arte e nell’energia potente e costruttiva che deriva dal lavorare a contatto con la natura e con tutte le persone che non hanno mai smesso di dialogare con il loro bambino interiore. 

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