Per la maggior parte delle persone si tratta di animali destinati al macello, esseri che non hanno altra utilità se non quella di diventare cibo. Avere coscienza che queste creature sono esseri senzienti che provano sentimenti, affetti e dolore è una verità che provoca fastidio, tanto che si preferisce nasconderla per evitare sensi di colpa.
E’ la triste realtà che si cela dietro una fotografia che ha commosso milioni di persone, in Cina, rimbalzando sulle pagine social nel resto del mondo, la cui storia è stata diffusa tramite la piattaforma Weibo e ripresa da Animal Equality.
Una coppia di oche che si salutano per l’ultima volta: dopo aver passato diversi anni insieme, la femmina è stata separata dal maschio e recuperata dai suoi proprietari per portarla al macello.
L’addio tra queste due oche è veramente commovente e straziante. Il maschio è sempre stato al fianco della compagna mentre l’uomo la legava dentro una scatola con il muso che fuoriusciva, fino al momento in cui non si è allontanata a bordo di quel motorino e per l’ultima volta, tra questi due esseri c’è stato un lungo scambio di affetto, con il quale si sono detti addio. A distanza di due giorni, anche il maschio è stato macellato.
Non si tratta di umanizzare le espressioni degli animali, ma di osservare il loro sguardo: quello della femmina che cerca di prendere distanze, triste, afflitto e rassegnato, quello di una dignità violata e l’atteggiamento del maschio che si avvicina delicatamente a lei, sconfortato, forse cercando di farsi coraggio per rassicurarla.
Sentimenti universali che derivano dal battito del cuore, dal pulsare della vita e non certo da costrutti mentali che ci fanno allontanare dalla natura e dal vero significato dell’esistenza. Un’immagine intensa che dona la sacralità dell’amore, invitandoci al rispetto di ogni essere vivente.
“Questa storia, per quanto triste, ci ricorda quello che è già stato sancito in passato anche a livello giuridico: gli animali non sono cose”, scrive l’organizzazione animalista, concludendo con un messaggio finale proponendo una riflessione sul fatto che “dovremmo riconoscergli il diritto ad una vita serena, evitandogli la vita di sofferenze e privazioni che sono costretti a vivere all’interno dell’industria della carne”.
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