Uno strumento fondamentale per la sua stessa sopravvivenza: com’è fatta la lingua della rana e come fa ad essere così appiccicosa? Tutto quello che c’è da sapere.
Le vediamo negli stagni ad aspettare qualcosa da mangiare e, quando arriva, non si avvicinano più di tanto poiché hanno una potentissima arma che possono usare (da lontano) per catturarla. Stiamo parlando della lingua della rana e delle sue caratteristiche: come fa ad essere tanto appiccicosa e da cosa è formata? Tutto quello che c’è da sapere su di essa.
Può sembrare incredibile che un anfibio di così piccole dimensioni riesca a catturare, e con facilità, prede molto più grandi di lei. Eppure se abbiamo avuto occasione di vederla, è esattamente così: basti pensare alla rana cornuta (il cui nome deriva dalla presenza di due escrescenze a forma di corna proprio sopra gli occhi).
E come ci riesce? Con la lingua! Secondo i risultati dello studio condotto da Thomas Kleinteich e altri ricercatori dell’Università di Kiel, in Germania, sulla lingua della rana cornuta, pare che la sua capacità adesiva e la sua flessibilità ne facciano un’arma potentissima.
In particolare hanno analizzato il muco appiccicoso di queste rane cornute e, attraverso un macchinario, le hanno ‘stimolate’ a catturare prede, nascoste dietro un vetro trasparente, munito di sensori di pressione (su cui è appunto rimasto appiccicato il muco stesso).
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Sembra un filo doppio che ‘attacca’ la preda, la avvolge e poi la infila dentro la bocca: quindi si tratta di un perfetto mix tra sostanza ‘collante’, velocità e abilità.
Vi sono tre livelli di viscosità: il primo è simile all’acqua (quando la lingua è nella bocca), il secondo è collante a presa rapida (quando esce dalla bocca e agguanta la preda) e infine di nuovo molto fluida (quando torna all’interno della bocca).
Non solo dunque il suo essere appiccicosa, ma anche la sua velocità e morbidezza: infatti è molto più ‘molliccia’ rispetto alla lingua umana.
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Un’altra caratteristica incredibile è che la forza appiccicosa della lingua è tre volte maggiore del peso dell’animale stesso. E’ proporzionale alla pressione e inversamente proporzionale alla velocità dell’impatto.
La sua forza è pari a un quindicesimo di quella della zampa di un geco che non cade dal muro, utilizzando lo stesso principio adesivo.
Ci sono studi ancora in corso sulla potenza adesiva della stessa, per capire se cambia a seconda della superficie con cui entra in contatto.
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Antonio D’Agostino
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