Il Medioevo è stato un periodo storico incredibilmente ricco di leggende e miti, non potevano mancare animali stranissimi.
Il Medioevo è stato un periodo di grande fermento culturale, ma anche di profonde limitazioni imposte dall’ignoranza, dalla difficoltà di viaggiare e dall’influenza della religione sul sapere. Nonostante questi ostacoli, molte discipline come la matematica e la botanica hanno trovato spazio per svilupparsi, spesso in modo frammentario e fantasioso.
Un esempio affascinante di questo approccio al sapere si ritrova nei bestiari medievali, manoscritti illustrati che raccoglievano descrizioni di animali reali e immaginari, mescolando scienza, leggenda e simbolismo religioso.
Oggi potremmo considerarli una sorta di enciclopedia fantastica, ma all’epoca erano ritenuti veri e propri testi di zoologia. La loro origine si deve ai monaci benedettini e agli uomini di cultura del tempo, che raccoglievano informazioni da fonti classiche come Il Fisiologo del III secolo d.C., gli scritti di Plinio il Vecchio e di Lucrezio.
Però la mancanza di conoscenze dirette e l’influenza della religione portarono alla creazione di creature ibride, nate dall’interpretazione distorta di racconti e leggende. Alcuni di questi animali sono così bizzarri da aver influenzato l’immaginario collettivo fino ai giorni nostri, diventando antenati dei mostri della letteratura fantasy e horror.
Tra le creature più strane dei bestiari medievali troviamo lo Sciapode, una figura umanoide dotata di una sola enorme gamba con un piede gigantesco. Secondo le credenze medievali, queste creature abitavano l’India meridionale e utilizzavano il loro enorme piede per coprirsi dal sole. Si diceva fossero incredibilmente agili, capaci di compiere balzi enormi e persino di uccidere un cavallo con un solo calcio.
La loro esistenza fu ritenuta possibile per secoli, tanto che persino Marco Polo, giunto in India, rimase sorpreso nello scoprire che non esistevano. Le prime descrizioni dello Sciapode risalgono all’antichità classica: Plinio il Vecchio, Aristofane e Sant’Agostino ne parlarono come se appartenessero davvero al genere umano.
La conoscenza della fauna africana era estremamente limitata nel Medioevo e spesso le informazioni si perdevano o venivano reinterpretate in modo fantasioso.
È il caso dell’ippopotamo, che nei bestiari assumeva un aspetto completamente diverso da quello reale. In alcuni manoscritti veniva rappresentato come un enorme pesce con zampe, pelliccia, zanne e persino un corno arcuato. La descrizione romana dell’animale, che parlava di una pelle liscia e di una bocca enorme piena di zanne, venne completamente stravolta dalla fantasia dei monaci medievali.
Uno degli esseri più strani dei bestiari medievali è il Monocero, spesso confuso con l’unicorno ma molto diverso da esso. Descritto per la prima volta da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, il Monocero era una creatura composta da diverse parti di animali: corpo di cavallo, zampe di elefante, coda di cinghiale, testa di cervo e un unico corno attorcigliato sulla fronte, ritenuto magico.
Si diceva vivesse in India e fosse impossibile da abbattere, grazie alla sua pelle resistente a qualsiasi arma. A seconda delle versioni, poteva essere una guida benevola per i viandanti o un feroce aggressore.
L’ostrica è uno degli esempi più curiosi di come un animale reale potesse trasformarsi in una creatura immaginaria. Nei paesi costieri, la conoscenza di questo mollusco era precisa, ma nelle regioni più interne e nel mondo anglosassone la sua forma divenne oggetto di interpretazioni bizzarre.
Alcuni bestiari medievali raffiguravano l’ostrica come una conchiglia dotata di occhi e bocca, o addirittura come una sfera vivente, capace di muoversi autonomamente.
Il mitico serpente a due teste, noto come Anfesibena o Anfisbena, è un’altra delle creature fantastiche riportate nei bestiari. Secondo la leggenda, sarebbe nato dal sangue sgorgato dalla testa di Medusa quando Perseo la decapitò.
Questo rettile era considerato estremamente velenoso e letale, capace di uccidere con il suo morso il doppio più velocemente rispetto a qualsiasi altro serpente. Si credeva anche che le sue due teste avessero sessi differenti e fossero in costante conflitto tra loro, in una sorta di lotta eterna. La sua immagine influenzò successivamente il simbolo dell’Uroboro, il serpente che si morde la coda, rappresentazione dell’infinito e della ciclicità della vita.
I bestiari medievali rappresentano una testimonianza affascinante di come l’uomo medievale cercasse di spiegare il mondo con le poche informazioni a disposizione. Molti di questi animali nascevano dall’interpretazione errata di descrizioni antiche, dalla fede religiosa e dalla mancanza di contatto diretto con le specie esotiche. Questi manoscritti, pur lontani dalla zoologia moderna, hanno contribuito a plasmare l’immaginario collettivo e, in un certo senso, sono stati i predecessori delle odierne opere di narrativa fantasy.
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