La fenice riveste il significato simbolico della rinascita dalle proprie ceneri, ma ha una lunga tradizione in tante culture: ecco perchè farne un tatuaggio.
Gli animali, anche quelli mitologici e fantastici, sono sicuramente tra i soggetti più richiesti ai tatuatori per essere raffigurati in un tatuaggio: ciascun animale, infatti, ha un proprio significato simbolico ben preciso che lo rende protagonista perfetto di un tattoo da portarsi addosso per tutta la vita.
Che si tratti di tatuarsi un animale realmente esistente, come accade nel caso del tattoo di un delfino, oppure un animale fantastico ma dalla simbologia profondamente radicata nelle culture più antiche dell’uomo, come nel caso della fenice, resta il fatto che conoscere i significati che il soggetto di un tatuaggio assume è fondamentale per scegliere l’animale da imprimere per sempre sulla propria pelle.
In questo articolo, parleremo dei significati simbolici della fenice: detta anche araba fenice, è un uccello mitologico che rappresenta appieno il profondo significato della capacità di rialzarsi e rinascere a nuova vita dalle proprie ceneri. Vediamo cosa simboleggia la fenice e perchè tatuarla.
La fenice, o araba fenice, è un uccello mitologico che simboleggia i naturali cicli evolutivi di morte e rinascita: è proprio attraverso il continuo susseguirsi di morte e rinasciata, infatti, che l’uomo e tutti gli esseri viventi in natura si evolvono e proseguono nella loro esistenza fin dagli albori della storia.
L’araba fenice ha l’aspetto di un uccello infuocato: secondo la leggenda, infatti, questo animale mitologico muore incendiandosi e trasformandosi in cenere, in un vero e proprio rito purificatore, per poi rinascere dalle sue stesse ceneri e ricominciare una nuova vita, a partire dalla forma del cosiddetto uovo cosmico.
Questo meraviglioso uccello sacro, noto fin dai tempi degli antichi Egizi, viene rappresentato come una maestosa aquila reale dai colori accesi: collo color oro, corpo ricoperto da meravigliose piume rosso fuoco, coda azzurra con alcune striature torre, ali metà oro e metà porpora. Sulla testa, la fenice ha due lunghe piume, una rosa e una azzurra, mentre dalla coda partono tre lunghe piume di cui ancora una volta una rosa, l’altra azzurra e la terza rossa.
I primi a parlare di una leggenda simile a quella dell’araba fenice sono stati gli antichi egizi con la storia del Benu: si tratta di una divinità consacrata al Dio Ra, raffigurata come un uccello mitologico simile a un airone, che simboleggia il ciclo della nascita e della resurrezione dopo la morte.
La fenice viene riproposta in seguito dalla letteratura della Grecia antica, rappresentata come un’aquila variopinta che risorgeva dalle proprie ceneri: prima di morire, costruiva una catasta di piante e vi si adagiava sopra, lasciando che il sole le bruciasse. Quando il fuoco si spegneva, dalle ceneri nasceva una piccola larva che, grazie al calore del sole cresceva per trasformarsi in una nuova fenice.
La fenice viene nominata anche nella Bibbia e, più precisamente, nel libro dell’Esodo. La prima descrizione dettagliata di questo mitologico uccello infuocato si deve però allo storico greco Erodoto, secondo cui la fenice partiva dall’Arabia: è proprio da qui che nasce l’errata denominazione di “araba fenice”.
Anche Ovidio descrive a suo modo la fenice, come un uccello che vive 500 anni e dal cui corpo nasce un nuovo, giovane esemplare destinato a una vita altrettanto lunga.
Mentre il primo bestiario cristiano, intitolato “Il Fisiologo”, dedica al volatile mitologico un intero paragrafo nel quale parla di “un uccello che vive in alcune zone dell’India” e che vive 500 anni per poi trasformarsi nel Salvatore Gesù Cristo quando muore e rinasce.
Un ulteriore ed illustre esempio della fenice in letteratura viene dall’Inferno di Dante: l’autore della Divina Commedia la cita nel XXIV Canto come esempio di animale in grado di morire e rinascere, contribuendo all’ancora attuale modo di dire “essere una fenice”, per indicare qualcosa di unico, introvabile e inafferrabile.
La fenice è nominata praticamente in tutte le culture della storia del mondo: da quella assira, a quella inca, passando per la Russia e i nativi americani. Molto presente anche nella cultura orientale, la fenice è cara a cinesi, giapponesi e indiani.
In Cina, la fenice è chiamata Feng e rappresenta uno degli animali sacri che guidano il destino del paese, assieme alla tigre bianca (Bai Hu), all’unicorno (Ki-lin), alla tartaruga o serpente (Gui Xian) e al drago (Long). Secondo i cinesi, la fenice è simbolo di potere e prosperità e poteva essere sfoggiata soltanto dall’Imperatore e dall’Imperatrice.
In Giappone, la fenice è chiamata Ho-ho o Karura e simboleggia l’inizio di una nuova era: rappresentata come una gigantesta aquila ricoperta di piume d’oro e una corona di gemme magiche intorno alla testa, mentre sputa fuoco dal suo enorme becco.
Nelle culture buddista e induista, la fenice è chiamata Garuda ed è un essere mitologico con ali e becco di aquila, corpo umano, faccia bianca, ali rosse e corpo dorato: impersonifica uno dei supremi veggenti d’infinita coscienza e, secondo la leggenda, ha il potere di riportare in vita gli esseri viventi.
L’araba fenice, o semplicemente fenice, è da sempre scelta come soggetto di tatuaggi per il suo significato simbolico di eternità dello spirito, di rinascita dopo la morte, di evoluzione che deriva dalla comprensione di ciò che è stato (la fenice, infatti, risorge dalle proprie ceneri).
La rinascita della fenice non è una semplice resurrezione a sè stante, ma porta con se un intensa simbologia di abbandonare per propria scelta il passato e le sue convinzioni, a favore di una nuova vita basata su diversi presupposti.
Simbolo di coloro che scelgono consapevolmente di evolversi, la fenice ha il significato di proseguire nella propria crescita spirituale senza restare immobili nelle proprie abitudini e nelle proprie convinzioni: è abbandonare la sicurezza della routine, in favore di una nuova vita sconosciuta ma ricca di nuove esperienze.
Nella cultura cinese esiste un detto che dice “splendore di drago e bellezza di fenice”: questo adagio si riferisce al massimo splendore e alla più alta dignità dell’uomo e della donna. In Cina, infatti, il drago rappresenta l’imperatore e la fenice incarna l’imperatrice, uniti indissolubilmente in un simbolo unico che rappresenta l’unione perfetta tra due poli differenti, ma complementari.
Oltre che in svariati esempi della letteratura classica e religiosa, la fenice è nominata anche nel libretto di Così fan tutte, opera scritta da Lorenzo Da Ponte e musicata da Mozart: riprendendo quasi fedelmente i versi di Metastasio, l’araba Fenice è descritta come “la fede delle femmine (…) che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”.
La fenice è protagonista di moltissime storie di manga giapponesi, come ad esempio I cavalieri dello zodiaco e Ken il guerriero. A proposito di zodiaco, non dimentichiamo che la fenice ha un posto anche nell’Astronomia con l’omonima costellazione dell’Emisfero Sud composta da 11 stelle e chiamata così da Johann Bayer nel 1603.
Scegliere la fenice come soggetto del proprio tatuaggio è piuttosto comune sia tra gli uomini che le donne, in virtù del suo duplice significato simbolico: da una parte, l’araba fenice rappresenta qualcosa di talmente raro e difficile da trovare, da essere estremamente prezioso; dall’altro lato fa riferimento a chi è riuscito a riprendersi e rimettersi in gioco nonostante le difficoltà o gli errori compiuti nella vita.
I tatuatori possono realizzare svariate tipologie di tattoo di una fenice, da quelli stilizzati e monocolore a quelli più realistici ed elaborati, con tutti i colori in cui questo uccello mitologico è descritto nelle varie rappresentazioni.
Spesso scelta anche per i suoi significati aggiuntivi di purificazione, energia, abbondanza e lunga vita, la fenice può essere tatuata su varie zone del corpo e dà il suo meglio su avambraccio, spalla, polpaccio, gamba e schiena. Solitamente, chi sceglie di fare un tatuaggio con una fenice colorata, avrà la possibilità di scegliere tra i colori primari e quindi nero, bianco, rosso, giallo e blu.
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