Che differenza c’è tra gatti selvatici e gatti domestici nel riconoscere le voci familiari? Ecco cosa hanno scoperto gli studiosi.
Il gatto in origine era un animale selvatico delle aree desertiche, ma adesso, se ci pensiamo, ci viene in mente un batuffolo di pelo che ama dormire in casa al caldo e che è molto affettuoso con chi si prende cura di lui. Certo, non tutti sono estremamente dolci, ma sicuramente ormai sono stati addomesticati.
Uno studio ha voluto indagare sulle differenze che ci sono ancora oggi tra gatti selvatici e gatti domestici nella capacità di riconoscere e reagire alle voci familiari. Si tratta di un’abilità che possiedono tutti oppure no?
Quando influisce il contatto con gli umani? Vediamo qui di seguito quali studi sono stati fatti, quali sono stati i comportamenti registrati dai gatti e le conclusioni degli esperti.
Lo studio recente di cui vogliamo parlarvi in questo articolo è quello svolto da Jennifer Vonk, professoressa della Oakland University in Michigan, insieme al dottorando Taylor Crews e tutto il team. I protagonisti dell’esperimento erano dei gatti esotici.
Il team ha sottoposto i gatti esotici all’ascolto di voci umane registrate. Alcune erano a loro molto familiari e altre non lo erano. Come si aspettavano gli studiosi, quando i gatti ascoltavano una voce familiare avevano una reazione. Questa consisteva nel muovere le orecchie e ruotare la testa.
Questa reazione era molto marcata quando le voci erano familiari, un po’ confusa quando le voci non lo erano. Dunque, gli esperti hanno osservato la capacità di distinguere e di riconoscere la voce umana anche nei gatti selvatici. Questo per loro significa che anche i gatti selvatici hanno abilità socio-cognitive al contrario di quello che si pensava fino ad ora.
Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sul tema >>> Un gatto randagio miagola davanti alla porta: che cosa significa?
Il fatto che i gatti, anche se randagi, diciamo così, abbiano avuto una reazione differente alle voci significa che questa abilità non solo è presente, ma è del tutto indipendente dall’addomesticamento e dalla storia sociale dell’animale.
Ci si aspettava un’enorme differenza tra i gatti selvatici e quelli domestici, cresciuti dagli umani, invece non è stato così. Il contatto stretto con gli umani potenzia questa loro abilità, ma è presente anche nei gatti selvatici.
Insomma, questo va anche contro il pensiero che un gatto selvatico sia un animale completamente indipendente, asociale e che non può avere a che fare con gli umani. È un’immagine che ormai dovrebbe essere superata.
Queste conclusioni sono molto interessanti, ma il team non si è fermato e sta continuando con le ricerche. Stanno verificando il comportamento di gatti esotici davanti a compiti difficili, se chiedono aiuto e come interagiscono con gli umani in caso di difficoltà.
Probabilmente, lo studio e l’osservazione di queste capacità sarà applicato anche ad altri animali, come i gufi o i serpenti. È tutto molto importante per capire di più la sfera cognitivo sociale degli animali, non solo quelli domestici, ma soprattutto di quelli selvatici.
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