Creatura di fantasia che da sempre ha esercitato un grande fascino sull’uomo: ecco perché molti scelgono il drago come tatuaggio -FOTO
Di solito gli animali realmente esistenti in natura hanno ispirato leggende e miti nelle varie culture che in loro hanno rivisto simboli di fortuna (e non), divinità e superstizioni. Nel caso del drago si parte da una base diversa: si tratta di un essere frutto della fantasia dell’uomo cui sono state affibbiate varie simbologia in base alle culture che lo hanno adorato. Ecco quali sono i significati molteplici del drago e perché scegliere di tatuarlo sulla pelle.
Se si legge la definizione di ‘Drago’ sarà chiaro che l’uomo nel creare questa creatura mitico-leggendaria si è ispirato a un tipo di animale, il rettile. In generale tutte le culture che lo hanno utilizzato come simbolo ne hanno dato una connotazione non sempre negativa. C’è chi lo ha visto come un essere malefico portatore di morte e distruzione, ma alcune culture, come quella orientale, ne hanno messo in luce le caratteristiche di portatore di fortuna e bontà. Il riferimento ai rettili, e più precisamente al serpente, è chiaro già nell’etimologia della stessa parola greca ‘Drakon’, ovvero appunto serpente. Alcuni studiosi sostengono che il termine derivi dal verbo greco ‘dèrkesthai’ ovvero ‘guardare’, quasi a voler sottolineare lo sguardo penetrante di queste creature. Sembra strano elencare le caratteristiche di un animale che non esiste in natura, eppure la fantasia dell’uomo ha creato aspetti mitici così differenti che vale la pena citarne qualcuno: addirittura se ne possono contare molte specie diverse con tratti comuni in ciascuna di esse. Data la sua appartenenza alla specie dei rettili, il drago è una creatura dal sangue caldo, è prettamente carnivoro e si riproduce attraverso la deposizione delle uova che, schiudendosi, danno vita ai piccoli esemplari di draghetti.
Da sempre nelle famiglie imperiali cinesi vi è stata l’abitudine di associare al drago il simbolo regale e distintivo della stirpe. Inoltre la stessa tradizione locale lo ha adottato come simbolo nelle feste e nelle arti. Di solito il suo aspetto è sempre lo stesso: enormi dimensioni che possono arrivare addirittura a 100 km di altezza, con un corpo di serpente, una testa di coccodrillo e zampe di gallina, dotato di ampia criniera e un paio di corna, simili a quelle di un cervo. Insomma pare che il riferimento al solo serpente sia riduttivo in quanto la figura racchiude le caratteristiche principali di numerosi altri animali. Il suo significato è tutt’altro che negativo: porta fortuna ed è di buon auspicio per il futuro. Ma perché se ne è data una accezione così positiva? Perché il drago incarna il concetto di Yang, che si oppone allo Yin. È la raffigurazione del bene, dello Spirito positivo che porta fecondità, infatti non a caso è associato all’elemento che in natura dà la vita, cioè l’acqua. Questo stretto legame che il drago intrattiene con l’elemento naturale lo ha portato a caratterizzare la pioggia che bagna il raccolto e rende fertile la terra. La prosperità del terreno dà da mangiare agli animali e dunque allo stesso uomo. E’ al drago che i cinesi rivolgevano le loro preghiere quando nei periodi lunghi di siccità ed è a lui che erano grati per aver creato l’umanità. Lo stesso imperatore, e dunque il primo cinese, dopo la morte prendeva le sembianze di un drago: questa era la credenza locale legata all’animale mitologico. Dopo il trapasso terreno il drago-imperatore si liberava dai legami con la terra e si dirigeva verso il cielo, naturalmente volando. La ‘prova’ del potere salvifico del drago era in una perla, che spesso nelle statue e nei disegni il drago porta in bocca: in realtà essa è una sorta di uovo da cui poi nascerà un piccolo esemplare di drago.
I cinesi moderni si considerano tuttora ‘figli del drago’, sebbene l’evoluzione culturale li abbia allontanati dall’idea del mito. Il Dragone cinese è utilizzato come della Repubblica popolare cinese. Gran parte delle popolazioni asiatiche hanno scelto come ‘animale nazionale’ il drago. Seppur ancora legati all’immagine del drago come lo era all’epoca degli Imperatori, i cinesi oggi utilizzano di meno questo simbolo per non inficiare i rapporti con le popolazioni occidentali, che del drago hanno un’idea esattamente opposta. Ancora oggi fuori e dentro i ristoranti cinesi possiamo notare l’uso spasmodico di questo simbolo e, come leggeremo in seguito, la scelta di usarlo come soggetto nei tatuaggi.
Nelle tradizioni popolari giapponesi confluiscono le leggende e i simbolismi derivanti da Cina, Corea e India. Nella sua raffigurazione il drago nipponico si ispira molto a quello cinese: anch’esso è associato all’elemento naturale dell’acqua, alle piogge provvidenziali nei periodi di siccità e ai fiumi che hanno permesso alle prime popolazioni di fiorire. Anche le caratteristiche fisiche sono molto simili, poiché somiglianti a dei serpenti, benché la particolarità sia nei lunghi artigli e non nelle ali, come nelle raffigurazioni occidentali. Non sempre il drago giapponese ha tra le fauci una perla-uovo che, quando presente, rappresenta la sua stessa anima. Nessun elemento negativo connota la sua figura, tanto da associarlo alla religione buddista. Infatti nei templi buddisti è molto in voga il culto del drago che vive negli stagni o nei laghi, dove spesso si erigono gli stessi edifici. Anche nei nomi questi templi richiamano la presenza del drago come ad esempio: il Tempio del Drago Celeste, il Tempio della Palude del Drago e il Tempio del Palazzo del Drago. Le tradizioni danzanti giapponesi richiamano altrettanto questo simbolo come ad esempio nella Danza del Drago d’oro, che si svolge sempre presso il tempio buddista di Asakusa: i ballerini danno questo spettacolo sia all’interno del tempio sia per le strade.
Il Drago asiatico in generale ha una fisionomia particolare poiché il suo lungo corpo a forma di serpente è ricoperto di peluria e di squame, e sebbene non abbia le ali è comunque in grado di volare: una sorta di mix tra l’immagine orientale e quella occidentale del drago. Secondo alcune leggende le ali spunterebbero con l’età avanzata. La testa è simile a quella di un coccodrillo ma con lunghi baffi da gatto, circondata da una criniera e un paio di corna, in più ha gli artigli tipici del leone: l’intero corpo è percorso da una cresta che ricopre anche la coda. Anche in questo caso la sua è una connotazione altamente positiva, tanto da simboleggiare la saggezza. La leggenda da cui ha preso vita il simbolo del drago narra di un imperatore che aveva scelto il serpente come animale per la sua stirpe: ogni volta che vinceva una guerra aggiungeva al suddetto animale un pezzo dell’animale simbolo della popolazione sconfitta. Quindi una volta aggiungeva i baffi, un’altra volta le corna e così via fino a creare l’odierna raffigurazione del drago. La perla tra le sue fauci contiene tutti i suoi poteri magici: volare, cambiare dimensione e voce all’occorrenza.
Nonostante le differenze tra orientali e occidentali, il simbolo del drago è sempre profondamente legato alla vita e ai valori delle popolazioni dell’una e dell’altra parte del mondo. La caratteristica principale che rende il dragone orientale diverso da quello nostrano è il fatto che porti-fortuna. E’ una creatura perfetta, tanto da essere associata, come abbiamo visto, alla religione buddista, grazie al suo legame con mondo celeste. In Occidente invece è la raffigurazione dei concetti opposti: infatti simboleggia la violenza, il male, l’oscurità e quindi il Demonio. La sua presenza nella vita degli uomini è tutt’altro che gradita, poiché è portatore di morte e distruzione. Il suo aspetto è reso ancora più inquietante dalla presenza di denti affilati tra le fauci e zampe capaci di sbranare le prede, tra cui rientrano naturalmente anche gli uomini. Questi ultimi non possono che temerlo, sebbene vi siano dei casi di valorosi uomini che sono riusciti a sconfiggerlo: si pensi a San Giorgio e all’Arcangelo Michele contro il dragone rosso, che simboleggia Satana. Non è un caso che a combatterlo siano due figure di santi medievali: il drago infatti simboleggiava il paganesimo e quindi il male. Sebbene la figura di Eragon del romanzo di Paolini, rivaluti nettamente il simbolo del drago, in generale nell’Occidente cattolico e a tratti bigotto, la figura di questa creatura mitologica non si salva.
Il drago per i celtici regge il mondo ed è il custode della saggezza prima e della ricchezza poi. In pratica il drago in seguito diventa il capro espiatorio dell’avidità di chi vuole solo accumulare tesori, senza pensare al bene comune. Il popolo celtico aveva ben 4 tipi di drago: d’aria, di terra, di fuoco e d’acqua, quindi uno per ogni elemento naturale. Aveva inoltre delle caratteristiche provvidenziali come ad esempio custode della saggezza, dei segreti utili all’uomo e diretto intermediario tra gli uomini e le creature fatate.
L’avvento della Chiesa ha condannato questa figura, nella quale era racchiuso l’eresia del culto pagano: ora il drago è una creatura malvagia e infernale, l’incarnazione del diavolo e, quindi assolutamente da sconfiggere. Ma il riferimento precedente alla letteratura fantasy e al personaggio di Eragon pare aver cambiato la valutazione del drago che si faceva un tempo. In Italia in particolare i draghi, detti viverne, sono personaggi molto comuni nei racconti e nell’araldica medioevale. Di solito sono draghi che si tengono su due zampe, ma provvisti di ali che fungono anche da zampe. Questa figura è molto frequente sia nella tradizione italiana sia in quella inglese: una celebre è Thyrus, detto anche Tiro di Terni. Questa viverne malvagia torturava gli abitanti della città umbra fino a quando un coraggioso cavaliere la sconfisse definitivamente, uccidendola. Sempre in Umbria San Silvestro, nome del celebre papa romano, liberò la popolazione locale dalla cattiveria del drago, rendendolo mansueto.
Il tatuaggio del drago, oltre alle mille sfaccettature nella sua creazione, ha anche una grande varietà di significati, come è chiaro dai simbolismi delle culture che lo hanno adottato. Chi lo sceglie per tatuarlo sulla sua pelle deve avere ben chiaro il suo significato di saggezza, di forza e di longevità. Da una parte conserva il significato positivo del custode del sapere utile all’umanità, ma dall’altro mantiene il significato di creatura malvagia, portatrice di morte e distruzione. Quindi è come se il drago avesse una duplice e contrastante connotazione: da una parte è legato all’elemento dell’acqua, e dunque simboleggia la vita e la prosperità, dall’altro sembra capace di distruggere la stessa vita che lui stesso ha creato.
Il drago che vola verso il cielo sottolinea il legame tra la terra e il mondo ultraterreno. Il drago che ha la capacità di volare inoltre si avvicina al sole, alla luce e simbolicamente alla sapienza che illumina il mondo/la vita degli uomini. Inoltre vuole rappresentare il progresso e la capacità di superare gli ostacoli e i momenti di difficoltà senza arrendersi.
La creatura che sputa fuoco simboleggia il momento della creazione e allo stesso tempo della distruzione. Quindi la dicotomia tra positivo e negativo, anche tra il fuoco che esce dalla bocca e l’acqua di cui è simbolo, continua a coesistere. Di certo chi lo sceglie ha un’indole passionale e intensa, forte come il fuoco appunto.
Quello che rende ancora più affascinante il simbolo del drago è di certo la sua associazione con altri simboli, altre figure che cambiano naturalmente il significato originario della creatura. Ecco qualche esempio di seguito
Il Drago e il serpente: nemici mortali ma anche strettamente legati. Basti pensare che la fisionomia del drago è esattamente quella del serpente (almeno per il tronco del corpo). Nonostante ciò i due valori simboleggiati dalle due figure sono opposti: da una parte il serpente, che è Esculapio, il Dio della medicina, dall’altra il drago che è l’animale istintivo per eccellenza. Quindi il tatuaggio che rappresenta entrambi mette in luce la dicotomia tra superstizione e scienza, ma anche tra moderno e classico.
Il Drago e la fata: due creature frutto della fantasia dell’uomo: da una parte la fata, simbolo della forza femminile, della delicatezza e del fascino della Natura; dall’altra il simbolo del drago, portatore della forza e della virilità del maschio.
Il Drago e la farfalla: come nel caso precedente ritroviamo la contrapposizione tra potenza maschile e femminile è riproposta anche in questa associazione tra il drago e la farfalla. Nonostante le due forze opposte trovano comunque un equilibrio.
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F.C.
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