In questo articolo tratteremo una delle curiosità dei bambini ossia se gli insetti hanno l’udito. Vediamo se e come gli insetti sentono.
La classe degli Insetti rappresenta il più grande raggruppamento di animali che popola la Terra, superando il milione di specie e rappresentando, quindi, circa i cinque sesti dell’intero regno animale. Prima di capire se gli insetti sentono, bisogna farsi un’idea del loro corpo.
Il corpo degli Insetti è solitamente suddiviso in tre regioni morfologiche distinte: capo, torace, addome. A queste 3 parti sono associate diverse appendici, quali antenne, zampe e ali (queste ultime non sempre sono presenti, pensiamo, ad esempio, alle formiche).
Negli insetti, inoltre, le zampe sono 6 = 3 coppie. Ma la domanda che oggi ci poniamo è: gli insetti sentono? Gli insetti hanno l’udito fra i sensi? Per scoprire ciò dobbiamo prendere in considerazione la testa degli insetti che è la parte del corpo in cui si concentrano gli organi di senso (antenne, occhi ed ocelli) ma soprattutto analizzare le antenne.
Le antenne hanno il lavoro principale di svolgere la funzione sensoriale. Esse sono infatti in grado di percepire molecole di vario genere (odori e sapori), ma anche stimoli tattili e in alcuni gruppi addirittura stimoli uditivi o rendersi conto dell’intensità del vento (organo di Johnston).
Le antenne degli insetti,presentano normalmente un numero di articoli che va da 4 a più di 30 e, a seconda della morfologia, si distinguono in antenne segmentate ed anulate: le prime sono dotate di muscoli in ogni articolo e sono tipiche di collemboli e dipluri, mentre le altre presentano una muscolatura solo al livello dei primi due segmenti, i quali sono chiamati scapo e pedicello (i restanti articoli formano il flagello). La forma delle antenne varia a seconda dei taxa, del sesso e dello stadio del ciclo biologico.
Le antenne filiformi sono costituite da segmenti tutti simili e piuttosto fini; quelle moniliformi sono segmenti più ingrossati (in ortotteri e isotteri); le clavate hanno la parte distale ingrossata (in molti lepidotteri diurni); le genicolate presentano il flagello piegato ad angolo rispetto allo scapo e al pedicello (nelle formiche);
le serrulate hanno i singoli segmenti di forma trapezoidale (in alcuni coleotteri); le lamellate presentano delle lamelle distali (nel maggiolino); le pennate e le piumose espongono dei processi laterali più o meno sviluppati (nei lepidotteri notturni); le aristate sono dotate di un sviluppo filiforme che si inserisce su una base piuttosto ingrossata (in alcuni ditteri).
Partiamo col dire che con la parola insetti racchiudiamo migliaia di esseri suddivisi in diverse famiglie, quelli a noi più conosciuti sono:
Tornando agli insetti a noi più conosciuti, da uno studio fatto da scienziato si è potuto stabilire che gli insetti, almeno non tutti hanno l’udito sviluppato. Ci sono alcuni esempi che in qualche modo hanno la possibilità di udire, di seguito vi riporteremo alcuni di essi. Il bruco della farfalla azzurra (Maculinea alcon), per esempio, sembra comunicare con le formiche attraverso un flebile rumore.
Gli artropodi, in generale, non hanno un apparato uditivo paragonabile a quello dei “cordati”, con un orecchio sensibile ai suoni ed alle onde sonore. Negli Aracnidi, il senso dell’udito è molto basilare, scarso. In pratica, non sentono in modo similare a ciò che noi possiamo immaginare. Ma sono spesso sensibili alla pressione che le onde sonore, soprattutto a bassa frequenza, producono.
Il meccanismo è di tipo tattile, sfruttando i peli. I peli degli artropodi, sono molto differenti dai peli dei mammiferi. Sono in pratica delle estroflessioni di chitina che portano alla base dei sensori. Lo spostamento di tali “peli” invia ai gangli informazioni su ciò che è nei pressi dell’animale.
Poi c’è un noto esperimento, che documenta come gli organi uditivi delle pulci siano localizzati nelle zampe. A un battito di mani, una pulce salta un tot. Togliendole le zampe, allo stesso battito di mani, la medesima pulce non salta più. Alcuni insetti possono sentire i rumori ambientali, anche perchè indispensabili ad alcune funzioni rilevanti come la riproduzione (immaginiamo il ruolo del “canto “dei grilli per il riconoscimento sessuale).
Hanno organi modificati che simulano le funzioni dell’orecchio medio dei vertebrati, incluso il ruolo relativo all’equilibrio, all’orientamento ed al rapporto statico con l’ambiente. Fra le funzioni dell’orecchio, infatti, non c’è solo l’udito, ma anche la “stereognosi” (conoscenza della posizione del corpo e dell’equilibrio).
In molti artropodi poi, lo spettro di sensibilità agli stimoli sonori, causata da “strumenti” così diversi, è sensibilmente diversa dalla nostra. Infrasuoni (molto diffusi in natura) ed ultrasuoni sono nella banda di percezione più che i nostri limitati spettri sonori. La ragione? Evolutiva.
Per un artropode è molto più pratico e utile “ascoltare” un pipistrello ed il suo sonar, piuttosto che udire della buona musica. La configurazione uditiva, in questo caso, è determinata dalla modifica di strutture di base, sensibili al tatto, inteso proprio come differenza di pressione in determinate zone del corpo.
Raffaella Lauretta
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