Se il gatto singhiozza prima e poi vomita o tossisce, le cause potrebbero essere anche piuttosto serie: vediamo quali sono e come aiutarlo a stare bene.
Per fortuna il singhiozzo pare un disturbo davvero raro nei felini, tuttavia alcune volte può accadere ed essere seguito da un episodio di vomito. E’ opportuno dunque valutare tutte le possibili cause di questo disturbo e capire con quale frequenza accade. Vediamo dunque quali sono le cause generali che possono causare il singhiozzo con rigetto nel micio e come aiutare un gatto che singhiozza e vomita.
Come gli esseri umani, anche i nostri amati felini possono avere questa contrazione dell’addome. I movimenti sussultori che ne derivano sono solitamente frutto di spasmi muscolari che durano relativamente poco (qualche minuto) per poi passare da soli. Tuttavia il singhiozzo nel gatto può diventare cronico ed essere la diretta conseguenza di:
Sempre meglio indagare sulle cause con l’aiuto di un veterinario, anche per escludere la possibilità che l’evento diventi piuttosto frequente e possa sfociare in episodi di vomito.
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Se il nostro gatto ha mangiato tanto e troppo in fretta potrebbe avere il singhiozzo ma, dato che il cibo non riesce ad essere assorbito a causa del vomito, è possibile dunque che alla base vi sia un problema all’apparato gastro-intestinale, come quelle elencate qui di seguito.
Si tratta di una infiammazione, che si traduce come la reazione del nostro organismo a uno stimolo che provoca danni come ad esempio un’allergia nel gatto. In questo modo il nostro corpo cerca di espellere questo elemento dannoso, ma infiammando il tessuto cellulare.
Attraverso una radiografia del torace, il veterinario potrebbe arrivare alla diagnosi di ernia iatale o reflusso gastroesofageo nel gatto, frequente purtroppo anche nei cani. Può essere di due tipi, congenita o acquisita: nella prima forma si tratta di una malformazione dello iato esofageo, mentre nella seconda tipologia è una conseguenza della pressione endoaddominale.
Altre cause possono essere la discinesia felina, ovvero un gruppo di disturbi motori e comportamenti involontari dell’animale.
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In realtà noi padroni possiamo fare ben poco da soli: abbiamo bisogno di un veterinario esperto che sappia procedere all’indagine di una delle cause che abbiamo elencato in precedenza. Solitamente l’esperto procede con test specifici, come ad esempio radiografie, per avere una diagnosi attraverso le immagini.
In seguito potrà optare per una gastroscopia del gatto: si tratta di un esame endoscopico che avviene previa sedazione, proprio per tenere fermo e tranquillo l’animale. Questa tecnica mini-invasiva non solo visualizza la possibile presenza di lesioni all’esofago, allo stomaco, e al duodeno. Si tratta inoltre non solo di un’operazione di diagnosi ma anche di rimozione dei corpi estranei.
Facciamo sentire vicini al micio e non lasciamolo, per quanto possibile, mai solo in quei momenti perché possiamo tranquillizzarlo anche solo con la nostra presenza.
Francesca Ciardiello
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