Il gatto nero come simbolo di fortuna: sono diverse le tradizioni di Paesi dove il felino è un piccolo talismano. Scopriamo insieme di quali si tratta.
In molti Paesi, compreso il nostro purtroppo, il gatto nero è un simbolo di sfortuna. Ma la bellezza del relativismo culturale sta anche nel poter osservare una prospettiva totalmente diversa dalla propria, accorgendosi, spesso e volentieri, che non è quella corretta. Il gatto nero porta fortuna? In alcuni Paesi ne sono convinti: ecco quali.
Il gatto nero porta fortuna: Paese che vai, credenza che trovi
Paese che vai, credenza che trovi.
I più attenti si saranno accorti che nel detto originale, al posto della parola credenza compare il termine usanza. Ma la sostanza non cambia, e sia consentita la licenza poetica che meglio rende la comprensione del caso di specie.
Il gatto nero porta sfortuna: ma chi l’ha detto? Le credenze hanno abiti diversi a seconda della latitudine, ed i superstiziosi del nostro Paese devono prendere atto che in altri luoghi del mondo il gatto nero porta fortuna: anzi, è un simbolo di vera e propria prosperità.
Un esempio? I non tanto lontani britannici. Le origini della credenza sono difficili da rintracciare. Secondo alcuni, il simbolo della benevolenza degli inglesi nei confronti del piccolo felino tutto nero è da rintracciare già secoli orsono: i naviganti portavano l’animale con sé come amuleto e protezione contro i pericoli.
Quello di portare almeno un gatto sulla nave è un comportamento che si perde molto addietro nel tempo: così sembra che il gatto selvatico sardo sia arrivato nell’omonima isola italiana. Tuttavia, a quanto pare, i britannici erano soliti sceglierne uno di colore nero.
Non solo naviganti, tuttavia: anche le persone ben salde con i piedi sulla terraferma possono fare affidamento sul gatto nero. Diversi proverbi inglesi sono pieni di riferimento alla fortuna e alla protezione che si traggono dalla vicinanza del piccolo felino nero, da tenere in casa come un vero e proprio amuleto.
Inoltre, secondo una tradizione, accarezzare il gatto nero per tre volte è un buon auspicio; ma siamo sicuri che i veri amanti dei gatti andranno ben oltre la dose consigliata dalla ricetta magica.
Anche i giapponesi sembrano pensarla allo stesso modo dei britannici: fortunato colui al quale il gatto nero decide di avvicinarsi; al contrario deve dolersi chi lo vede allontanarsi da sé.
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Le fortune alterne del gatto
Si sa, la considerazione nei confronti del gatto nero (e di quello in generale) ha avuto alterne vicende, fin dal momento in cui l’uomo lo ha addomesticato (o il contrario, secondo altri punti di vista).
Scherzi a parte, la più grande testimonianza sulla presenza e sulla venerazione nei confronti del felino ce l’ha lasciata il popolo egizio.
I gatti erano associati a delle divinità, e pertanto considerati sacri. Il felino era visto come un vero e proprio dono fatto all’essere umano, considerata la sua straordinaria abilità nel cacciare i roditori, unita alla possibilità di tenerlo nelle vicinanze degli insediamenti umani.
Era stata eretta perfino una città in loro onore (e culto): Bubastist dedicata alla dea Baster, raffigurata nell’iconografia classica con corpo di donna e testa di gatto. Tramontata la civiltà egizia, la storia non ha più veduto una civiltà venerare il gatto allo stesso modo.
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Anzi, soprattutto nel corso del medioevo, la loro figura (soprattutto quella del gatto nero) è stata associata al male demoniaco, in un’ottica religiosa legata a false credenze; che in un certo qual modo sono sopravvissute fino ad oggi, in vari costumi che accomuniamo sotto il nome di superstizione.
Ma la fortuna o la sfortuna è un modo di inquadrare la successione di comunissimi eventi in un’ottica prettamente umana, e che, ovviamente, non ha alcuna valenza scientifica.
I gatti neri sono una delle tante manifestazioni con cui la bellezza del felino irradia il mondo, e secondo molti (scrivente compreso) la più bella di tutte.
Antonio Scaramozza