Il gatto è egoista? La risposta arriva da uno studio americano

Il gatto è egoista? La risposta arriva da uno studio americano

Gli atteggiamenti del gatto spingono la maggior parte delle persone a reputarlo un animale egoista. Ma vediamo cosa dicono gli scienziati

gatto egoista
Gatto (Foto Pixabay)

Esistono molti miti sui gatti: sono noncuranti, arroganti, opportunisti, amanti più del cibo che di chi glielo procura.
E tutti questi luoghi comuni hanno la stessa matrice di fondo: l’egoismo dei gatti.

Molti rivedono nell’atteggiamento schivo e disinteressato dei gatti una mancanza di affetto nei confronti degli esseri umani e una propensione a concentrarsi solo su loro interessi. Questo aspetto ha incuriosito anche alcune etologhe americane, che hanno deciso di approfondire la questione.

Il gatto è egoista: la scienza lo mette alla prova

micio
Gatto (Foto Pixabay)

Lo studio condotto da tre ricercatrici americane ha deciso di mettere alla prova alcuni gatti per valutarne il comportamento.
Le studiose dell’università dell’Oregon e di Monmouth hanno quindi effettuato un esperimento i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Behavioral Processes.

Il team di ricerca, guidato dalla etologa Kristyn Vitale, ha deciso di eseguire la ricerca sulla base delle reazioni dei mici a determinati stimoli. Il campione da analizzare era rappresentato da due gruppi di felini, ognuno composto da 19 gatti, di cui le ricercatrici avrebbero valutato le reazioni. In particolare, uno dei due gruppi era formato solo da gatti domestici, l’altro invece era composto solo da mici che alloggiavano in rifugi.

Prima di dare il via all’esperimento, entrambi i gruppi di micini sono stati tenuti in isolamento per un tempo pari a due ore e mezza. In seguito hanno posto i gatti a contatto con diversi stimoli che facevano capo a quattro sfere: il cibo, il gioco, gli odori e l’interazione con le persone.

Per ogni categoria sono stati scelti tre diversi stimoli e ne sono stati valutati gli effetti sugli esemplari. Nello specifico, è stato valutato “il grado di preferenza” da parte del micio. Tale preferenza veniva stimata in funzione di quale stimolo il gatto sceglieva per primo e di quanto tempo gli dedicava.

Lo studio ha così mostrato che lo stimolo preferito dal gatto era l’interazione con le persone. Il loro amato cibo si è piazzato solo al secondo posto.
Più del 50% dei felini, infatti, ha cercato come primo stimolo il contatto con l’essere umano a cui ha dedicato il 65% del suo tempo. Questo atteggiamento è stato riscontrato in entrambi i gruppi, concludendo che sia i gatti dei rifugi sia quelli domestici preferivano le attenzioni degli umani ai giochi o al cibo.

Quindi chi ha sempre sostenuto questa tesi, sarà costretto a ravvedersi; chi invece aveva già intuito l’indole criptica del gatto, ha avuto la sua conferma.
Ergo, il problema non sta nel non potere addomesticare animali come i gatti, ma nell‘imparare a comunicare con loro e nel saper interpretare i loro atteggiamenti.

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Manuela Lucugnano

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