Chi sono i gatti di Alice nel Paese delle Meraviglie? Hanno un significato simbolico? Di che razza sono? Scopriamo insieme quello che c’è da sapere!
Quando parliamo del romanzo capolavoro di Lewis Carroll, dei cartoni animali e dei film che si sono susseguiti non possiamo non pensare ai tanti animali presenti. Conigli, leprotti, topo, dodo, pappagallo, aquilotto, lucertola, bruco, pesce, rana, lepre, ghiro, grifone, tartaruga, il cucciolo Puppy… insomma spero di non aver dimenticato nessuno.

Quando la diciannovenne Alice intraprende il fantasioso viaggio nel mondo della sua infanzia alla ricerca del proprio destino è in compagnia del Bianconiglio e del Cappellaio, ma non sa che incontrerà vecchia amici e nemici (forse) immaginari.
Chi è il gatto di Alice nel Paese delle Meraviglie: significato, frasi e molto altro
Nel film d’animazione fantastico-musicale Disney del 1951 “incontriamo” Oreste. Si tratta di un personaggio minore del classico Disney; nella versione originale del film e del romanzo di Lewis è una gattina di nome Dinah, nella versione italiana è un gatto di nome, appunto, Oreste. E’ il gatto domestico di Alice, è buono e torna sempre a casa per il tè con Alice e sua sorella.

Fisicamente è un gatto marrone col petto e le zampette più chiare, beige, ha gli occhi azzurri e un collare a forma di fiocco legato dietro al collo di colore rosa.
Ma torniamo per un attimo al nome a all’adattamento in italiano, perché nel film della Disney cambia sesso e nome? La ragione è stata spiegata dal maestro dialoghista Roberto De Leonardis. Nella scena del ricevimento del Leprotto e del Cappellaio Alice capisce che non può dire la parola “gatto” altrimenti spaventerebbe il Toperchio.
Nella versione inglese Alice sillaba la parola C-A-T (gatto) e il cappellaio pensa che stia parlando di tè. In italiano la parola gatto non termina con -tè quindi il dialoghista ebbe l’idea di far sillabare ad Alice il nome O-RES-TE così che il Cappellaio fosse libero, anche qui, di pensare al tè.
Vediamo ora al personaggio – gatto più famoso; lo Stregatto e partiamo dal nome. Nel romanzo del 1865 si chiama Cheshire Cat (Gatto del Cheshire), nella traduzione italiana del libro del 1913 a cura di Silvio Spaventa Filippi è chiamato Ghignagatto, in altre traduzioni Gatto Cesare (per via dall’assonanza col nome originale) mentre nella trasposizione della Disney è chiamato Stregatto.
Cheshire è una contea del nord-ovest dell’Inghilterra.
Ma da dove deriva questo nome? Ai tempi di Carrol c’era un modo di dire inglese “To grin like a Cheshire cat” che significa “Sorridere (o sogghignare) come un gatto del Cheshire” e significa sorridere scoprendo completamente i denti.
Di che razza è Stregatto? Non c’è una risposta certa a questa domanda, ma solitamente viene rappresentato come un gatto selvatico o di un gatto persiano ma con striature sul mantello tipiche di un gatto soriano.
Le frasi del primo colloquio tra Alice e Stregatto sono le più famose del libro (fine del capitolo VI).
Alice: “Gatto del Cheshire, mi dici per piacere quale strada devo prendere?”
Gatto del Cheshire: “Dipende più che altro da dove vuoi andare”
Gatto del Chashire: “Allora una strada vale l’altra”
Alice: “Basta che arrivi da qualche parte“.
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Oreste e Stregatto: il significato
In fondo, i gatti di Alice non sono solo personaggi di contorno: rappresentano due facce della stessa medaglia. Oreste è il legame con la casa, con la dolcezza e la normalità.

Lo Stregatto invece è l’ambiguità, la libertà di perdersi e non ritrovarsi, la voce che ti guida senza indicarti la via. Entrambi, a modo loro, fanno parte di quel mondo in bilico tra logica e follia che solo Alice ha avuto il coraggio di esplorare.