Non si può dire di conoscere bene una razza, se non si conoscono i suoi segreti: tutti i fatti strani (o poco noti) sul Dalmata.
Oltre alla sua eleganza, è di certo famoso per la sua ‘carriera cinematografica’, ma sapete che il cane col pelo maculato più famoso del mondo nasconde molti segreti di cui (forse) non siamo a conoscenza? Ecco una serie di fatti strani (o poco noti) sul Dalmata, che riguardano non solo il film che li vede protagonisti, ma anche le sue origini misteriose e curiosità incredibili.
Forse non tutti sanno che il famosissimo film d’animazione di Walt Disney, che vede protagonisti Pongo, Peggy e i loro cuccioli di razza Dalmata ne ‘La carica dei 101’, in realtà sono nati dalla fantasiosa penna della scrittrice Dodie Smith nel 1956.
Il titolo iniziale non era quello adottato dalla Disney, bensì ‘S.O.S al tramonto‘ e ancora ‘I cento e uno‘. In realtà la passione per i Dalmata era nata perché sia la Smith sia Walt Disney era due cinofili, e un amico comune dei due li aveva fatti incontrare proprio a causa della loro passione comune.
Per realizzare il cartone è stato fatto un lavoro di animazione incredibile: basti pensare che per i cuccioli di Dalmata erano state disegnate ben 6.469.952 macchie in tutto il film.
Risalire alle origini della razza e ricostruire la sua storia non è affatto semplice, anche perché forse non tutti sanno che sono stati trovati dei graffiti all’interno delle tombe egizie che riproponevano (almeno apparentemente) dei cani che avevano proprio le sembianze dei Dalmata.
Altra testimonianza pittorica della raffigurazione di questo cane è stato un rilievo di autore ignoto, risalente al II secolo e ritrovato a Kaštel Sućurac (Castel San Giorgio). In esso appare Silvano, Dio dei boschi, accompagnato da un cane che pare proprio essere un esemplare di questa razza.
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Come mai questo cane è ancora oggi considerato il simbolo dei Pompieri? Per ricostruire la storia bisogna fare numerosi passi indietro nel tempo, quando questi vigili del fuoco si muovevano sui carri trainati da cavalli (quindi ben prima che vi fossero i motori).
I Dalmata infatti correvano senza problemi al fianco dei cavalli, anche percorrendo lunghissime distanze verso il luogo dell’incendio, e ne erano anche ‘guardiani’ quando si trattava di difenderli dai possibili attacchi di altri animali o malintenzionati. In realtà, di loro spontanea volontà, questi cani si avvicinavano al carro dei pompieri alla partenza per ‘sgombrare’ le strade dai passanti e quindi liberare le strade.
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La leggenda narra che questi cani in realtà avessero un manto perfettamente bianco in origine, che venne successivamente ‘macchiato’ dagli uomini. Pare che in seguito ad un salvataggio miracoloso ad opera di questi cani, i pompieri per omaggiarli ed esaltarli, li avessero colpiti con le mani sporche di fuliggine.
Almeno così racconta Stanley Coren nel suo libro ‘E Dio aveva un cane‘: da quel momento in poi la razza non sarebbe stata più una mascotte dei pompieri ma avrebbe avuto un ruolo di primo piano, proprio per i suoi atti di eroismo nel salvataggio della popolazione.
E quelle macchie indelebili, che non si riuscivano ad eliminare neppure dopo un bagno? A quanto pare sarebbero rimaste segno visibile e permanente, un simbolo del loro coraggio, per ricordare il loro grande lavoro sul campo.
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Antonio D’Agostino
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