Alcuni azioni – se compiute abitualmente – aiutano il cane nella prevenzione della demenza senile, al contempo la loro presenza aiuta anche gli esseri umani: pubblicati i risultati delle ultime indagini.
Se le ultime scoperte scientifiche confermano come avere un cane aiuti a prevenire la demenza senile negli esseri umani, altri recenti studi hanno appurato come delle buone abitudini, nei quattro zampe, possano avere la stessa funzione se veicolate dal proprio umano di riferimento. A sostenere quel che riguarda la prevenzione negli umani umani sono – in questo caso – degli studio appartenenti a un’équipe di ricerca con sede nella metropoli giapponese per eccellenza. Quanto finora scoperto da uno dei reparti di geriatria e gerontologia di Tokyo potrebbe aiutare significante le famiglie con pelosetti a prevenire l’insorgere della demenza.
Gli esperti suggeriscono di prendere di far coltivare al proprio cane delle abitudini che potrebbero rivelarsi incredibilmente preziose durante il processo di invecchiamento del fido: ad oggi riassumibile in 5 segnali ben precisi. I primi sintomi del processo d’invecchiamento del cane possono iniziare a manifestarsi intorno ai sei e agli otto anni di età. Questo processo talvolta può coincidere – nel fido – con la diagnosi della Sindrome da disfunzione cognitiva.
Per prevenire le disfunzioni cognitive che tale sindrome comporta è necessario innanzitutto garantire al fido una quotidianità che sia in grado di privilegiare uno stile di vita attivo, una dieta che risponda adeguatamente al suo fabbisogno e una stimolazione cognitiva. Offrire con continuità dei nuovi stimoli permette al fido di tenere la mente allenata e meno passibile di controversie.
L’analisi condotta su vasta scala dal 2016 al 2020, coinvolgendo 11mila persone in Giappone – di età compresa tra i 65 e gli 84 anni – ha finalmente rivelato i suoi risultati. Le buone abitudini riguardano dunque anche gli umani. Grazie alla già preziosa interazione con i nostri amici a quattro zampe questi ultimi potrebbero letteralmente essere in grado di salvarci la vita.
Inoltre, secondo i risultati dello studio condotto dai ricercatori a Tokyo chi vive abitualmente con un cane è esposto a una probabilità di rischio molto più bassa di soffrire la demenza senile rispetto a coloro che vivono con dei gatti. Diversamente, invece, da come si presenta la demenza nei gatti, in senso più ampio, ossia come un fenomeno, in realtà, molto meno isolato.
Nelle prestigiose diete per il fido uno degli ingredienti che non può mai mancare è una vitamina in grado di combattere naturalmente la presenza di cellule dannose. Gli antiossidanti si presentano ad oggi come la base di un’alimentazione finalizzata a contrastare l’insorgere della demenza nel cane. Si invita inoltre a non trascurare l’assunzione regolare della vitamina C e della vitamina D. Oppure di alimenti ricchi di fibre, di proteine dall’origine controllata e di Omega 3.
Un’ultimo consiglio riguarda le quantità di cibo che il cane assume quotidianamente. Sarebbe meglio, per il fido, non assumere più di 3 pasti al giorno. Durante il processo d’invecchiamento del fido è inoltre opportuno ridurre le sue dosi di cibo per poterlo aiutare al meglio nella digestione. A tal proposito anche una corretta idratazione non può passare in secondo piano.
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