Tra tutte le scimmie e i primati, alcuni animali sono davvero simili a noi: scopriamo qualche curiosità sugli oranghi, animali in pericolo che vanno salvaguardati.
Nell’immaginario comune, quando parliamo di primati quasi di sicuro penseremo a uno scimpanzé, un gorilla, o un orango tango. Ricordiamo tanti il Re Luigi del Libro della Giungla, no? Gli oranghi (le scimmie del genere detto Pongo) sono animali molto simili agli umani, probabilmente una delle scimmie più famose tra tutte le numerose specie al mondo. Si tratta di un animale in pericolo, che va conosciuto meglio e protetto dall’estinzione, grazie anche a qualche curiosità sugli oranghi che possiamo scoprire oggi.
Esistono tre specie di oranghi: l’orango del Borneo (Pongo pygmaeus), l’orango di Sumatra (Pongo abelii) e l’ultima specie scoperta, nel 2017, l’orango di Tapanuli (Pongo tapanuliensis). Queste grandi scimmie si trovano in natura solo nelle isole del Borneo e Sumatra. Sono l’unico primate di grandi dimensioni che vive al di fuori del continente africano.
Tutte e tre le specie sono in pericolo di estinzione, con poco più di 100.000 abitanti dell’orango del Borneo, meno di 14.000 dell’orango di Sumatra, e meno di 800 oranghi di Tapanuli rimasti. Sebbene possano sembrare abbastanza simili tra loro, con la loro soffice pelliccia rossiccia, gli oranghi del Borneo hanno peli rossi più scuri e facce più rotonde rispetto ai loro cugini di Sumatra. Ma hanno alcune somiglianze – i maschi adulti hanno la barba e i baffi – e anche le femmine degli oranghi di Sumatra da adulte hanno la barba.
Gli oranghi del Borneo e di Sumatra possono essere allevati assieme in cattività, producendo anche dei cuccioli meticci. Prima che tali incroci venissero vietati in America, negli zoo statunitensi c’erano talmente tanti cuccioli meticci che avevano superato il numero degli oranghi del Borneo “purosangue”.
Una importante curiosità sugli oranghi è che questi primati trascorrono la maggior parte della loro vita oscillando tra le fronde più alte degli alberi, e hanno bisogno di vaste distese di foresta per trovare abbastanza cibo e partner. La deforestazione e la caccia sono le maggiori minacce per gli oranghi. Il solo Borneo perderà probabilmente 220.000 km quadrati di foreste tra il 2010 e il 2030, ovvero quasi il 30% della sua superficie totale; ben oltre le dimensioni dell’intero Regno Unito.
Questo problema avviene in gran parte a causa dell’agricoltura e delle infrastrutture (come le strade), ma anche gli incendi boschivi stanno diventando più frequenti con i cambiamenti climatici. La buona notizia è che gli studi hanno dimostrato che la deforestazione sta rallentando nel Borneo. E l’Indonesia e la Malesia stanno imponendo regole più severe per la protezione delle foreste.
Gli oranghi hanno un’estensione delle braccia di circa 2,2 m, dalla punta delle dita di una mano, alla punta delle dita dell’altra. Considerando che la loro altezza in piedi è di circa 1,5 metri, capiamo facilmente che hanno una portata impressionante. Le loro braccia sono così lunghe infatti che sono una volta e mezza più lunghe delle gambe, e si allungano fino alle loro caviglie quando sono in piedi.
Quando camminano sul suolo, gli oranghi camminano su quattro zampe, usando i loro pugni o i palmi. A differenza delle scimmie africane, gli oranghi non sono in grado – dal punto di vista morfologico – di camminare con le nocche delle mani.
Gli oranghi sono incredibilmente abili e usano sia le mani che i piedi quando raccolgono il cibo e viaggiano attraverso gli alberi. Come noi, gli oranghi hanno quattro dita e un pollice, e le unghie. I loro piedi sembrano quasi esattamente uguali alle loro mani: sono ugualmente progettati per un’agile arrampicata e una presa efficace.
I giovani oranghi rimangono con la madre fino a quando non raggiungono i 7 anni. Trascorrono questo tempo imparando tutto da lei, incluso ciò che è buono da mangiare. I cuccioli sono così attaccati alle loro mamme che cavalcano sul loro corpo e dormono nel suo nido fino a quando non sviluppano le proprie capacità per sopravvivere da soli. A causa di questa lunga curva di apprendimento, gli oranghi hanno cuccioli solo una volta ogni 7 – 9 anni, il che è l’intervallo di nascita più lungo di qualsiasi mammifero terrestre.
Alcuni oranghi maschi adulti sviluppano lembi di tessuto adiposo su entrambi i lati del viso – noti come flange – che si sviluppano quando sono completamente maturi, a circa 35 anni. Gli oranghi possono vivere fino a oltre 30 anni – e molti vivono fino a 50. Gli studi dimostrano che alcune femmine possono considerare le flange, quando selezionano il loro compagno: sono quindi usate come attrazione nella stagione degli amori.
Gli oranghi amano sentirsi a proprio agio. Costruiscono una piattaforma per dormire, un vero e proprio nido, ogni notte. Un orango fa il suo nido in circa 10 minuti, riunendo diversi rami più grandi, usando poi rami più piccoli come materasso e legando insieme la struttura intrecciando i rami più morbidi. In caso di pioggia, a volte aggiungono un tetto.
Poiché gli oranghi creano un nuovo nido in cui dormire ogni notte, le associazioni animaliste utilizzano i loro nidi per stimare la loro popolazione in una determinata area. Contando i nidi sia da terra che dall’aria risulta molto più facile il conteggio, perché sono più semplici da individuare rispetto agli inafferrabili oranghi.
Come magari abbiamo visto in qualche documentario, alcuni oranghi di Sumatra usano strumenti come bastoncini per estrarre termiti, formiche o api dai buchi degli alberi. Queste creature intelligenti sono state anche osservate mentre creano un “guanto” con delle foglie, quando maneggiano frutti spinosi o rami appuntiti.
La frutta costituisce circa il 60% della dieta di un orango, ma quando è più scarsa questi primati mangiano anche cose che possono sembrare “strane”, come il terreno e la corteccia degli alberi. E passiamo a una curiosità sugli oranghi per gli stomaci più forti. Un enorme frutto spinoso, chiamato durian, è il frutto preferito degli oranghi: questo frutto è più conosciuto per la sua terribile puzza, che è stata paragonata a liquami, carne marcia e calzini puzzolenti. Gustoso, no?
Si stima che tra il 1999 e il 2015 siano stati persi oltre 100.000 oranghi del Borneo. La principale minaccia è la perdita o la frammentazione del loro habitat forestale, causata dal disboscamento di materiali legnosi, dagli incendi boschivi e dalla creazione di piantagioni di palma da olio. Le palme da olio producono olio di palma – un olio vegetale commestibile – che viene utilizzato in molti prodotti, dal dentifricio alla pizza. L’Indonesia e la Malesia rappresentano oltre l’85% della fornitura globale di olio di palma.
Ridurre la foresta pluviale incontaminata per produrre più olio di palma è incredibilmente insostenibile e rilascia molto carbonio nell’atmosfera. Ma la buona notizia è che possiamo produrre olio di palma in modo sostenibile – proteggendo specie come l’orango, appunto – se ci assicuriamo che sia prodotto senza ricorrere alla deforestazione. Ciò significa piantare su terreni già degradati, piuttosto che sostituire la giungla con la palma da olio.
E l’olio di palma stesso, produce molto più olio rispetto ad altre colture come l’olio di oliva o di girasole, quindi ha bisogno di molta meno terra per produrre la stessa quantità di olio. Come consumatori, possiamo lottare per acquistare solo olio di palma sostenibile. Il boicottaggio non è la risposta; chiedere più azione lo è.
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Fabrizio Burriello
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