Cosa sappiamo precisamente su questa razza? Qual è la sua storia dalle origini fino ai giorni nostri? Queste e altre curiosità sul Basenji, tutte da conoscere.
In realtà qui da noi, in Europa, non sono molti gli esemplari di questa razza, ma chi ne ha adottato uno non riesce più a farne a meno. Il Basenji ha un’infinità di qualità, come tutti i suoi simili, ma a differenza della maggior parte dei cani, ha delle caratteristiche che lo rendono perfetto per la vita in città (e soprattutto in condominio). Quali sono tutte le curiosità sul Basenji e le informazioni necessarie per chi vuole adottarne uno.
Come facciamo a distinguere il Basenji dagli altri cani? La prima caratteristica fisica che salta agli occhi è probabilmente il suo manto multicolore. Corto, folto e fine, il pelo del Basenji si presenta in due o tre colorazioni: solitamente il ‘gioco di colori e di combinazioni’ è tra bianco, nero e fulvo.
Il suo aspetto è di certo elegante e dinamico, sebbene abbia un dorso corto e le zampe piccole ai piedi. A guardargli il muso saltano subito agli occhi le sue orecchie dritte e a punta, che incorniciano un volto rugoso, il tartufo nero e un paio di occhi a mandorla. Appartiene alla taglia medio-piccola, con un’altezza che raggiunge i 41-43 cm per 10-12 kg nel maschio e 38-41 cm per 9-11 kg nella femmina.
In realtà questa espressione che gli è stata affibbiata non è del tutto corretta: non è vero che il Basenji non parla. Magari non si esprime abbaiando, ma con un verso simile a uno jodel tirolese, frutto di una particolare conformazione del ventricolo laringeo.
Ma perché si tende ad associarlo ad un felino? Perché oltre a non abbaiare, con grande gioia dei vicini di casa, è anche molto attento alla sua igiene personale. Non è un amante dell’acqua e del bagnetto, sebbene sia necessario per la cura del pelo del Basenji, ma provvede da solo a leccarsi il manto per gran parte della giornata…proprio come un micio!
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Da dove viene il Basenji? Come spesso accade, le origini possono dirci molto anche sulla sua salute fisica e sul suo temperamento. Infatti, sebbene non sia (purtroppo) esente da problemi fisici, non sono molte le malattie più comuni del Basenji: merito anche dei luoghi aspri e poco ospitali da cui proviene, quelle africane che lo hanno ‘temprato’ per bene.
L’antico popolo egiziano lo aveva ribattezzato ‘cane del Congo‘, poiché era già piuttosto comune all’epoca (si parla di raffigurazioni risalenti al 6000 a.C.) averne uno come animale da compagnia e fedele alleato nella caccia. Resistente alle alte temperature e ai terreni difficili, questo cane mostra ancora oggi un fisico vigoroso e in salute nella maggior parte dei casi.
E quando è arrivato in Europa? Nell’Ottocento si hanno le prime testimonianze della sua presenza e, a quanto pare, a fare simpatia è stato proprio il suo strano verso diverso dall’abbaiare solito dei suoi simili. L’arrivo nel nostro continente non è stato privo di difficoltà: pare infatti che i primi esemplari importati dall’Africa siano tutti morti di cimurro canino. Bisognerà attendere dunque la Seconda Guerra mondiale per vederne di più ‘in giro’: non solo in Europa dunque ma anche in Canada e USA.
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Sebbene sia ancora piuttosto raro avere un Basenji come animale domestico, chi ha la fortuna di averne uno non riuscirebbe mai più a farne a meno, non solo per il suo carattere mite ma giocherellone, ma anche per essere un perfetto baby-sitter per i piccoli umani e perché va d’accordo (quasi) con tutti. Non è difficile trovare razze compatibili col Basenji, ma è meglio evitare i gatti: potrebbe scambiarli per prede da cacciare.
In Italia non sono molti gli allevamenti di Basenji, ma gli esperti che si occupano della sua educazione consigliano di lasciarlo libero di giocare e ‘sfogare’ le sue energie, magari in spazi recintati per evitare che scappi via.
Per quanto riguarda il suo valore in commercio, come sempre, non è possibile dare una cifra certa e oggettiva per tutti, ma solitamente il prezzo di un cucciolo di Basenji dovrebbe aggirarsi intorno ai 2000 euro.
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Francesca Ciardiello
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