Le ostriche sono solitamente associate alla cucina: l’ostrica è un cibo proverbialmente afrodisiaco, ma anche un meraviglioso animale non molto conosciuto.
Quando parliamo di animali marini, solitamente pensiamo ai pesci o ai crostacei. Ma il mare è un mondo pieno di esseri viventi particolari e bellissimi, tra cui i molluschi. Animali più noti ai cuochi forse, per ovvie ragioni, ma interessanti e particolari tanto da essere oggetto costante di studio per conoscerli sempre di più. Le ostriche sono degli animali particolari, solitamente noti per le perle e per il cibo afrodisiaco, ma pieni di curiosità e sicuramente da salvaguardare come tutti gli altri animali marini e non.
Le ostriche appartengono alla classe di molluschi bivalve, cioè che hanno due valvole distinte, che nel caso di questo animale sono diversi tra loro. Tra le caratteristiche più particolari c’è il fatto che hanno occhi sull’intero corpo, per controllare l’ambiente circostante in cerca di predatori in arrivo. Sanno infatti sentire il pericolo – proprio come le tartarughe – e quando serve si nascondono nel guscio che si chiude ermeticamente.
Si trovano solitamente aggrappati a relitti in mare, detriti e muri dei porti. Essendo bivalve, sono vicini ad altri molluschi come vongole e cozze. Si trovano nell’acqua salata in tutto il mondo ma principalmente nelle regioni più temperate, dove le profondità sono più ricche di nutrienti. Sembra che sia uno degli animali più antichi del pianeta, ma non è ben noto il loro percorso evoluzionario.
Nonostante esistono molte diverse specie di ostriche, solitamente vengono divise in quattro gruppi: le ostriche vere (quelle mangiate dagli umani, dette Ostreidae), le ostriche da perla (che appunto, producono le perle), le ostriche spinose (Pectinidae), e le ostriche dai gusci sottili (Anomiidae).
In caso di attacchi, come la maggior parte degli animali le ostriche scappano invece di combattere, e nuotano usando il guscio come “motore” aprendolo e chiudendolo ritmicamente. Sono solitamente preda sia in acqua che sulla terra, di uccelli, umani, mammiferi marini, tartarughe marine, e varie specie di pesci.
Hanno però potenti muscoli, che riescono a flettere e ad utilizzare per spostarsi in cerca di un luogo migliore in cui stare. Prima di raggiungere l’età adulta però restano immobili. Non è chiaro però se riescono a sentire dolore, cosa importante per i vegani e vegetariani.
Uno dei grandi pericoli per le ostriche oltre all’inquinamento è il dragaggio, cioè la pesca a strascico degli oceani. Questa pratica danneggia le scogliere che fungono da habitat per le ostriche, e disturba l’ecosistema in cui vivono. Tale pratica è un grosso problema anche per le tartarughe di mare, ad esempio, che possono essere ferite o uccise dalle reti usate per lo strascico.
Un altro pericolo è la semplice pesca o raccolta, che avviene solitamente ai due anni di età, mentre l’aspettativa di vita di un’ostrica è fino a 35 anni. Gli allevamenti di ostriche sono strutturati in vere e proprio fattorie marine, che producono una sorta di spazzatura acquatica, composta da gusci rotti, detriti, corde e galleggianti delle reti, e tutti questi rifiuti vengono spesso ingeriti dagli animali marini.
Le ostriche, come molti altri molluschi, assorbono l’acqua dell’oceano per alimentarsi di batteri e fitoplancton, ingerendo nello stesso tempo anche sostanze inquinanti o chimiche restituendo l’acqua filtrata e ripulita. Il loro guscio è principalmente composto di calcio, e protegge il corpo vulnerabile.
Sono praticamente dei filtri anti inquinamento naturali, e con una media di 10 litri d’acqua filtrata all’ora riescono a filtrare ogni giorno fino a circa 200 litri d’acqua. Anche per questo motivo sono animali da salvaguardare e rispettare, in quanto giocano un ruolo vitale nell’ecosistema degli oceani.
Un’altra caratteristica particolare è che hanno molti modi di riprodursi. Alcune specie di ostriche sono infatti ermafrodite, mentre altre hanno i generi separati. Le femmine rilasciano milioni di uova nell’acqua, dove la fecondazione avviene quindi in esterno. Le larve si sviluppano in poche ore, e passano le loro prime settimane di vita nuotando finché non trovano qualche oggetto cui attaccarsi, dove restano per tutta la durata della loro vita.
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Fabrizio Burriello
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