La Convenzione di Berna: il documento a tutela della conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa

La Convenzione di Berna: il documento a tutela della conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa

La Convenzione di Berna è un atto programmatico, volto alla tutela di diverse specie (animali e vegetali) del continente europeo. Ecco cosa stabilisce.

La Convenzione di Berna
(Foto Adobe Stock)

La Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa, meglio nota come Convenzione di Berna, è stata ratificata dall’Italia nel 1982, entrando in vigore nel medesimo anno. Scopriamo insieme che cosa stabilisce e quale grado di protezione offre agli animali.

La storia della Convenzione di Berna

La Convenzione per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa, passata alla storia e meglio nota come Convenzione diBerna, fu elaborata nell’omonoma città svizzera nel 1979.

Legge anti-lupo della Valle d'Aosta
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Anche l’Italia, il 19 settembre 1979, ha firmato la Convenzione, ratificandola l’11 febbraio 1982, con la Legge n. 503 del 5 agosto 1981.

Dal primo giugno dello stesso anno è entrata in vigore. Ad oggi gli Stati firmatari sono 50 (l’ultimo la Bielorussia, nel 2013) quasi tutti appartenenti all’Unione Europea, l’unica organizzazione internazionale ad aver aderito all’atto.

La Convenzione di Berna ha lo scopo di favorire la cooperazione tra gli Stati internazionali nella conservazione dell’ecosistema del continente europeo, salvaguardando la flora e la fauna selvatica, in particolar modo le specie a rischio di estinzione, ed i relativi habitat naturali.

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Specie protette e metodi di caccia vietati

La Convenzione di Berna, per ciò che riguarda le specie animali, individua diversi livelli di tutela; o meglio, distingue tra gruppi di specie protette a seconda del rischio di estinzione delle stesse.

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Nell’Appendice II del documento, infatti, si rinvengono due sezioni: una dedicata alle specie assolutamente protette ed una a quelle “semplicemente” protette.

Nell’Allegato IV invece trovano spazio le previsioni sui mezzi e metodi di uccisione e di cattura e altre forme di sfruttamento vietati. A titolo esemplificativo e non esaustivo, per la cattura dei mammiferi che si possono cacciare sono banditi cappi, richiami vivi, accecati o mutilati, registratori, apparecchi elettrici capaci d’uccidere o stordire, sorgenti luminose artificiali, esplosivi.

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La Convenzione di Berna va ad inserirsi in un quadro normativo complesso, e va coordinata con altre Convenzioni internazionali (come ad esempio la CITES, la Convenzione di Bonn, la Convenzione di Barcellona).

Per comprendere dunque quali sono le specie protette in Italia non basta rifarsi alla normativa nazionale (la disciplina di riferimento è la 157/1992 – Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio), le cui disposizioni vanno integrate dal panorama legislativo internazionale.

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A. S.

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