Chiunque abbia più di qualche animale e ne desideri altri potrebbe soffrire di questa sindrome, meglio trovare una cura
Avere un animale in casa è una scelta che può dare grosse soddisfazioni e appagarci ogni giorno, bisogna però stare molto attenti a non diventare assuefatti da tale appagamento perché in alcuni casi, e nemmeno troppo rari come si potrebbe immaginare, è facile incorrere in una vera e propria dipendenza che renderebbe l’atto di avere più animali in casa molto meno benefico di quel che potremmo pensare. Esisto persone, infatti, che tendono ad accumulare animali, anche senza essere in possesso dei mezzi e degli spazi per occuparsi di loro, con la conseguenza di generare una sofferenza nei poveri pelosetti, l’accumulo compulsivo di animali non è però una vera deviazione mentale ma potrebbe significare la presenza di una patologia.
Per coloro che soffrono di questa sindrome, che prende il nome proprio da colui che nella bibbia salvo gli animali dalla grande alluvione, gli animali non sono dei compagni di vita ma degli esseri quasi da collezionare e, più se ne hanno, più ci si sente appagati. Le persone affette da questo disturbo tendono quindi ad accumulare animali in maniera incontrollata, spesso “salvando” degli animali che in realtà non erano in pericolo, compiendo dei veri e propri rapimenti.
Accogliere un animale in casa però è solo il primo passo, ed anche quello più semplice, è la gestione di un animale che ha bisogno di tempo e disponibilità economiche, ma questo fattore non viene mai considerato da chi soffre della sindrome di Noè, con la conseguenza di ritrovarsi spesso a non saper più gestire le cose ed entrare in una situazione di collasso che non favorisce nessuno. Ma come riconoscere se si è affetti da questa malattia?
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L’accumulatore seriale non ha genere ne età ma recenti studi hanno evidenziato che sono maggiormente le donne ad essere colpite da questa sindrome, soprattutto con l’avanzare dell’età. Per quanto la soluzione a questa malattia possa sembrare semplice, la verità è che non è così, soprattutto perché togliere gli animali dalla disponibilità di queste persone serve veramente a poco. Solitamente, infatti, dopo essere stati privati dei loro animali queste persone entrano in uno stato di shock e sofferenza che potrebbe spingerli al suicidio e che nel migliore dei casi porta ad una recidiva. Quasi il 100% degli accumulatori di animali non smette infatti di accumulare anche dopo un intervento delle forze dell’ordine e delle associazioni per la tutela di queste creature.
visto che non esiste ancora una cura vera e propria per questa sindrome, diventa ancor più essenziale la sensibilizzazione. Il modo migliore per combattere questo problema è infatti affrontarlo sul nascere, cercando di mitigare il proprio bisogno di accogliere animali ponendosi le giuste domande.
Non sempre l’amore basta per prendersi cura di un essere vivente, bisognerebbe quindi interrogarsi a fondo prima di qualsiasi accoglienza per essere sicuri che si abbiano tutte le disponibilità, sia finanziarie che di tempo e di spazio per rendere la vita dei nostri animali degna di essere vissuta. Questi pelosetti sono si in grado di dare molto, ma andrebbero valutati anche in base a quanto esigono, per gli affetti dalla sindrome di Noè però questo può risultare molto difficile, soprattutto perché nella maggior parte dei casi questa sindrome è figlia di una carenza di affetto o di un trauma irrisolto che andrebbe valutato attentamente, anche con l’aiuto di uno psicologo.
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