Perché scegliere proprio il coniglio come simbolo di Pasqua? Tutte le leggende e le storie che legano questo simpatico animale alla festività cristiana.
Di spugna, di cartapesta e perfino di cioccolato: accanto all’uovo, il simbolo della Pasqua è di sicuro il coniglio. Basta farsi un giro nei supermercati per capire quanto questo animale sia ormai associato strettamente alla festività cristiana che celebra la Resurrezione del Signore. Ma è un’idea tutta moderna o ha radici antiche? Di certo leggende e storie, che da sempre arricchiscono il nostro patrimonio culturale, hanno dato il loro contributo. Quali sono dunque i simbolismi e le storie che legano il coniglietto alla festa pasquale? Tutto quello che c’è da sapere sul coniglio come simbolo della Pasqua.
Se pensiamo che il primato di aver associato il coniglio alla festività pasquale, dobbiamo ricrederci: diverse sono le storie che legano questo animale a questo importante evento della tradizione cristiana nel mondo. Non stiamo a sottolineare che spesso non si tratta di un coniglio ma di una lepre: per quasi tutto il mondo l’animale più conosciuto come simbolo pasquale è sicuramente il primo.
Tuttavia le sue radici non sono nella nostra cultura, bensì in quella della Germania del XV secolo. Tra Medioevo e Rinascimento l’animale era infatti protagonista delle celebrazioni dei più piccoli. Secondo la tradizione pare che la notte del Sabato santo i bambini siano chiamati a preparare il nido per il coniglio (non vi ricorda la preparazione di latte e biscotti per Babbo Natale o per la Befana?). Accanto alla paglia, i bambini preparano anche del cibo per il coniglietto che dovrà rifocillarsi. Solo se il bambino in questione si è comportato bene nel corso dell’anno, l’animale lascerà per lui dei doni.
Verso il 1700 saranno proprio i popoli germanici dell’epoca a creare dolci al cioccolato con la forma di coniglio in occasione della Santa Pasqua, e saranno queste popolazioni europee a trasportare le loro creazioni in giro per il mondo, fino in America. Proprio sul versante atlantico, le popolazioni locali impararono a conoscere il coniglietto pasquale con il nome di ‘Easter Bunny’ (letteralmente: ‘Coniglio di Pasqua’).
Chi al coniglio preferisce la lepre, è la zona nord europea del globo. Le tradizioni locali infatti associavano la figura di questo animale ai riti religiosi che si celebravano in quel periodo. Ma come mai proprio la lepre? Merito della sua furbizia, della sua agilità e del suo ammirabile attaccamento alla vita anche nei mesi più freddi dell’anno. Inoltre è proprio la lepre a percorrere per prima i prati fioriti e inaugurare la stagione più bella e fiorita dell’anno: insomma è comunque simbolo di rinascita e dell’arrivo di ‘buone nuove’.
Nell’epoca pre-cristiana queste stesse popolazioni nordeuropee collegavano alla lepre il simbolo della fertilità della terra stessa: non a caso il coniglio, o la lepre, sono famosi anche per la facilità e la velocità con le quali si riproducono (Leggi qui: Riproduzione del coniglio dalla gravidanza allo svezzamento). Infatti dopo il periodo invernale e la stagione più fredda, il coniglio può uscire dalla sua tana e godere del primo sole primaverile.
Strettamente legato al discorso della fertilità e della rinascita. Il coniglio diventa il simbolo della Pasqua di Resurrezione. Già nei riti pre-cristiani si riteneva il coniglio come simbolo della nuova vita e della primavera (non a caso anche il periodo della festa cristiana coincide con quello primaverile). Vi è anche una spiegazione fisica: il colore del manto e del pelo del coniglio cambia in base alle stagioni.
Nella tradizione del Cristianesimo ritroviamo il coniglio legato alla figura di Sant’Ambrogio, patrono della città di Milano. Fu lui per primo ad indicare nella lepre il simbolo della Resurrezione, ovvero del cambiamento di vita, esattamente come l’animale cambia il colore del suo manto. Questa sua capacità di cambiare, di rinascere, ricorda la vittoria di Cristo sulla morte e la sua ‘uscita’ dal sepolcro proprio nella Santa Domenica di Pasqua.
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F.C.
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