Il pet host è una figura professionale di origine recente ma in forte espansione. Scopriamone insieme mansioni e responsabilità.
Gli animali domestici spesso richiedono una presenza costante, e in alcuni casi non possono essere lasciati da soli. Il pet host è una delle figure professionali cui rivolgersi in questi casi; si tratta di un’attività nata piuttosto recentemente, di pari passo al miglioramento dello status, all’interno della famiglia, dell’animale domestico. Ecco cosa sapere a riguardo.
Quando si parla di professioni concernenti la cura e la custodia dell’animale domestico nel momento in cui il proprietario è impossibilitato a farlo e decide di affidarlo a terzi, ci riferiamo al pet sitter e al pet host.
La differenza principale tra le due figure professionali, decisamente affini, è che il primo svolge le sue mansioni presso l’abitazione del proprietario dell’animale, il secondo invece presso la propria struttura, che può essere professionale o meno.
D’altronde il pet host è un’attività, come detto, di origine piuttosto recente. E se è vero che viene svolta, magari come lavoro saltuario, da chi ha bisogno di arrotondare (si pensi alla classica figura dello studente), sono sempre di più i professionisti del settore; ovvero coloro che svolgono questa attività in maniera esclusiva o comunque prevalente.
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Le mansioni di un pet host consistono nella custodia dell’animale domestico durante il tempo in cui è affidato alle sue cure, con l’adempimento di tutte le funzioni che si rendono necessarie per il benessere dello stesso.
Oltre alla soddisfazione di tutte le ordinarie esigenze fisiologiche, possono prospettarsi anche particolari adempimenti concordati con il cliente. Se sul pet host ricade il dovere generale di vigilare sullo stato di salute dell’animale, in alcuni casi al professionista potrebbe essere richiesta una mansione che va oltre l’ordinaria diligenza.
Le situazioni che possono verificarsi in concreto sono molteplici. L’animale potrebbe dover assumere dei farmaci giornalieri, oppure necessitare di cure più specifiche, o ancora potrebbe non essere autosufficiente.
Oltre all’aspetto medico, si considerino anche mansioni che spesso non vengono considerate come necessarie, ma che sono molto importanti per il benessere dell’animale custodito, come, ad esempio, la passeggiata per il cane.
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La responsabilità del pet host può profilarsi sotto diversi profili.
La norma di riferimento rimane l’art. 2052 c.c., che statuisce che colui che ha in custodia l’animale (dunque non necessariamente il proprietario), risponde dei danni ingiusti cagionati a cose, animali e persone, salvo la prova del caso fortuito; ovvero un evento eccezionale ed imprevedibile che assolve dalla responsabilità colui che era tenuto ad impedire eventi dannosi ascrivibili all’animale.
Inoltre può profilarsi una responsabilità contrattuale, nell’ipotesi di violazione, da parte del professionista, degli obblighi assunti. A tal proposito si consiglia di regolare il rapporto di lavoro con il pet host con contratto scritto, che stabilisca mansioni, orari di lavoro, retribuzione, e ogni altro aspetto da considerare rilevante.
Dunque, ad esempio, il pet host risponderà dell’eventuale smarrimento dell’animale, o della somministrazione di farmaci sbagliati e comunque, in generale, per ogni danno cagionato all’animale; così come si profila responsabilità del pet host per la violazione di doveri contrattuali, a prescindere dal danno (per esempio, le pattuizioni sull’orario di lavoro).
In ogni caso, è sempre consigliabile scegliere dei professionisti del settore; ricordiamo che la Cassazione ha stabilito che affidare il cane a chi non è in grado di prendersene cura, può costituire reato di abbandono.
Antonio Scaramozza
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