Un gatto può diventare la musa di un artista? Evidentemente sì, visto il gran numero di canzoni sui gatti che abbiamo trovato per la nostra top ten!
Nella vita di un artista, che sia un pittore, uno scultore, un poeta o un musicista, il punto di partenza solitamente è qualcosa che amiamo: una vera e propria musa ispiratrice. E se invece di una musa umana, invece di un partner o dell’amato, amiamo di più un nostro amico a quattro zampe? Beh, nessun problema perché sarà proprio il nostro gatto a ispirarci. Ed ecco quindi opere sui gatti, da sempre grande ispirazione per tanti autori, come quelli della nostra piccola top ten delle canzoni sui gatti. Come sempre, non c’è un ordine di preferenza o importanza, ma solo tanto amore per i nostri pelosetti.
Una canzone che gioca sul mistero all’inizio: Penelope è una donna amata dall’artista? Solo apparentemente, perché dopo poco capiamo che non è esattamente un amore umano. Infatti, si tratta della gatta tanto amata dal cantante, che infatti l’ha chiamata Penelope perché – come la moglie di Ulisse – lo aspetta a casa, e fa le fusa (gioco di parole con il fuso con cui Penelope tesseva la sua tela). Un grande lavoro di metafore e giochi di parole, un grande brano per noi amanti dei gatti.
E chi non ha cantato a squarciagola questo brano, magari da bambini, pensando ai personaggi della fiaba di Pinocchio? Il gatto e la volpe, i due furbacchioni che tentano di imbrogliare il burattino di Collodi, qui diventano una metafora dei vari manager e talent scout che sfruttano la buona fede di un cantante ai suoi inizi. Un brano storico della canzone italiana, un tassello importante tra le canzoni sui gatti.
I Cure sono un gruppo icona degli anni ‘80 per quel movimento dark che è arrivato anche ai giorni nostri. Ma tra capigliature enormi e trucco pesante, la band era sempre alla ricerca del giusto equilibrio tra qualità musicale e orecchiabilità pop. E questo brano, dal suono così radiofonico e divertente, è un fantastico esempio di come i nostri siano capaci di scrivere brani “commerciali” e facili da memorizzare. Qui i gatti, “i gatti dell’amore” del titolo, sono l’emblema dell’innocenza e della vulnerabilità, anche tra i membri della società. Non si direbbe, visto il video totalmente assurdo e pieno di gatti di peluche e persone vestite da gatti.
Freddie Mercury, leader dei Queen, amava i gatti. Non un amore semplice come chi ha un gatto domestico: lui ne aveva tantissimi, ognuno con un nome particolare e un carattere ben definito, e addirittura quando era in tour ci parlava a telefono e a Natale portava loro dei doni. Un vero gattaro, proprio come tanti di noi, tanto che decise di dedicare questo brano al suo gatto preferito, la regina della casa, Delilah. Un brano che dimostra un tale amore che molti all’epoca lo scambiarono per una canzone d’amore per una donna, non conoscendo l’affetto che Freddie provava invece per i suoi gatti.
Un tormentone dei primi anni 2000, tanto da diventare veramente un’ossessione, come spesso accade ai tormentoni. Un testo che ha veramente un che da filastrocca per bambini, divertente e spensierato, tanto da essere quasi un motivo di vergogna per il cantante, che si sentiva molto più “serio” rispetto a questi fenomeni commerciali. Ma quello che importa è che possiamo ballare e divertirci cantando “Ehi, ehi, lasciami entrare…” senza problemi.
Il cantautore Al Stewart pubblica nel 1976 un album dal titolo emblematico: “L’anno del gatto”. E la sua title track diventò un grande successo, spesso legata erroneamente al calendario cinese. In realtà il titolo è un riferimento al calendario vietnamita: nel calendario cinese non esiste il segno del gatto. E fin dalla copertina del disco, il gatto è protagonista: sulla cover, abbiamo il disegno dell’interno della casa di una vera e propria gattara, una donna ossessionata dai gatti. Lei è intenta a dipingersi il volto da gatto, come per una festa in maschera, e tutti gli oggetti della stanza hanno sembianze da gatto.
“I gatti cercano le macchine calde / quelle che si sono appena spente”, ed è proprio così infatti, in inverno. Ma i gatti sono un’immagine veloce nel testo, che è un insieme di frasi apparentemente slegate tra loro. Una menzione particolare nella nostra top ten delle canzoni sui gatti, visto che non c’è un vero e proprio senso per questo animale nel testo, a meno che non li vediamo come una grande metafora, magari di una storia d’amore.
Uno dei brani più famosi della canzone italiana, “La gatta” di Gino Paoli è una grande storia d’amore che parte quasi come una favola per bambini, addirittura con il proverbiale “C’era una volta una gatta”. Un brano autobiografico, in cui il cantante ricorda i suoi primi tempi in cui abitava in una piccola soffitta, con una gatta. Ora, una volta raggiunto il successo, ha cambiato casa, ma rimpiange quel luogo intimo e semplice e soprattutto rimpiange la gatta.
Il gatto visto come animale solitario, un po’ subdolo e pazzo, che non è facile da decifrare. Quasi come la donna amata dal cantante, che ha queste caratteristiche. E quindi maledetto questo gatto, o meglio maledetto il carattere della donna, che non si fa amare in modo “semplice” dal nostro Battisti (e Mogol, come sempre). La donna e il gatto sono spesso visti con caratteri simili, nell’arte: tanto che una donna con queste caratteristiche è spesso detta “gatta morta”.
Colonna sonora e brano portante del cartone animato “La gabbianella e il gatto”, questo è un vero e proprio inno ai gatti, all’essere gatto. Un brano che non può non far innamorare di questo magico animale grandi e piccini, che va cantato tutti in coro e potrebbe veramente essere la più adatta al titolo di numero uno tra le canzoni sui gatti.
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