Il 2022 non è ancora finito, ma l’aumento del numero di animali domestici restituiti ci fornisce un quadro parziale molto preoccupante.
Poco più di due mesi, e arriverà il momento di stilare il resoconto definitivo dell’anno in corso. Ma a pochi metri dal traguardo, i numeri concernenti i nostri amici a quattro zampe sono drammatici, indice di una tendenza poco virtuosa: ad oggi sono circa 57 mila gli animali domestici restituiti. Quali sono i motivi alla base del fenomeno?
L’ultimo biennio ha cambiato notevolmente il nostro modo di vivere: la pandemia ha rimesso in discussione la fruizione di diritti e libertà civili, ha mostrato l’estrema fragilità del modello economico su cui poggia le basi la nostra società, ha rammentato all’essere umano, ancora una volta, di essere solo una componente dell’ecosistema, e che la violazione delle regole che lo governano può mettere in estremo pericolo anche la sua sopravvivenza.
Tra le poche cose positive che la pandemia aveva lasciato in eredità, l’aumento del numero di adozioni di cani e gatti durante il periodo del lockdown: l’auspicio di molte associazioni animaliste e amanti degli animali era che la solitudine patita da molti italiani durante il periodo di restrizioni avesse contribuito a far scoprire il prezioso affetto dei quattro zampe.
Così non è stato. Il brusco risveglio, coinciso con l’allentamento delle restrizioni, è stato caratterizzato dal grande numero di animali restituiti dopo il lockdown: ben 117 mila i cani rispediti al mittente.
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Anche i numeri del 2022 sono impietosi, e si tratta, al momento, di un dato parziale: 17.585 i cani e 39.752 gatti, per un totale di circa 57.000.
Restituzione è il termine adoperato, proprio come se si trattasse di oggetti inanimati, rispediti al mittente perché con qualche difetto di fabbrica o perché non conformi alle caratteristiche richieste.
Ma, giuridicamente parlando, è questo il termine giusto da utilizzare; tali restituzioni non possono essere qualificate come abbandono, reato ai sensi dell’art. 727 cp, che punisce chi abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività.
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Forse occorrerebbe rivedere il concetto di adozione e della correlativa responsabilità di chi prende sotto la propria custodia un animale d’affezione: un essere vivente, che non deve poter essere restituito, come se fosse una merce inanimata.
Tornando al tema principale della questione, vale la pena sottolineare come da più parti si sia ipotizzato che, tra i motivi alla base dell’aumento del numero di animali domestici restituiti nel 2022, debba ricomprendersi anche la crisi economica sorta a seguito dello scoppio del conflitto russo ucraino, che ha causato l’esponenziale aumento del costo di numerosi prodotti.
Non resta che attendere la fine dell’anno per avere il resoconto definitivo, sperando che il 2023 sia foriero di numeri migliori. Non è detto che basti; d’altronde fare peggio di così è piuttosto difficile
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