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Curiosità

Animali nello spazio: storie di astronauti a quattro zampe

Grazie all’esempio degli animali nello spazio, ora anche i cuccioli sognano di diventare astronauti da grandi. 

Animali nello spazio: i primi animali nella storia non erano di genere umano (Sreenshot YouTube)

Chi non si è mai coricato su di un prato, in piena notte, a guardare le stelle? Se non sul prato, forse sul cofano di una macchina (come nei film di Hollywood) o sulla battigia, alla fine di una festa il cui falò si era appena spento. Insomma, qualsiasi fosse la situazione, chiunque almeno un paio di volte nella vita si è perso, con lo sguardo nel cielo nero, a osservare quei milioni di miliardi di punti luce palpitanti.

Abbiamo guardato le stelle, abbiamo desiderato avvicinarci a loro, e magari persino toccarle, chiedendo a noi stessi: Come deve essere stare lassù?

A questa risposta possono rispondere gli astronauti, e non solamente quelli umani. Il primo essere vivente ad andare nello spazio, infatti, fu un esemplare di insetto, che come tutti sappiamo è una specie molto piccola, ma anche incredibilmente coraggiosa.

Per decenni, gli umani hanno spedito animali nel cosmo, per paura di cosa ci fosse là fuori. Gli animali, come hanno sempre fatto, hanno assecondato il loro storico ruolo di canarini da grotta, per conquistare qualche importante primato. E adesso, a tutti gli effetti, anche loro possono dire di aver viaggiato tra le stelle. 

I 10 animali nello spazio: gli astronauti a quattro zampe che hanno fatto la storia

Sono addirittura 10 le specie animali che hanno fatto da apripista all’uomo nello spazio (Screenshot YouTube)

Era l’estate del 1969, quando l’Apollo 11 fu lanciato tra le stelle, con dentro l’equipaggio formato, tra gli altri, da Neil Armstrong ed Edwin Eugene “Buzz” Aldrin. Questi uomini eseguirono la loro missione con successo e così avvenne il primo atterraggio lunare. Le immagini televisive degli uomini che muovevano i primi passi dell’umanità sulla superficie della luna venivano, nel frattempo, trasmesse nelle case di milioni di persone.

Ma se dicessimo che niente di tutto questo sarebbe avvenuto, se non grazie all’aiuto degli animali? Sì, perché sono stati i nostri amici a quattro zampe (e non soltanto i cani) a farci da apripista nella nostra corsa allo spazio; e anche dopo l’atterraggio, fino ai giorni nostri, rappresentano il nostro schieramento principale e un supporto tecnico necessario per le nostre scoperte più importanti.

Se mai un giorno l’uomo dovesse venire a conoscenza dei misteri che l’universo nasconde, saranno gli animali a scoprirli per primi e a rivelarli a noi.

Gli animali nello spazio sono stati molti, ma dieci sono le specie che hanno preceduto l’uomo in tutte le sue scoperte, o l’hanno accompagnato: perché, si sa, non c’è niente buono che le persone possano fare senza il loro fido animale.

Insetti

Era il 1947 quando il primo animale fu mandato nello spazio. E si trattava, forse sorprendentemente, di una piccola ceratitis capitata, anche detta “mosca della frutta”. 

Gli scienziati americani stavano cercando di stabilire l’impatto che le radiazioni cosmiche avrebbero potuto avere, potenzialmente, sugli astronauti in futuro: hanno scelto le mosche perché sono geneticamente simili agli umani (a quanto pare, sì). 

Un missile balistico V-2, recuperato dai nazisti alla fine della seconda guerra mondiale, fu riempito con questa specie di moscerini che stanno spesso intorno alla frutta. Il missile percorse centonove chilometri in aria, raggiungendo il punto in cui finisce l’atmosfera terrestre e ufficialmente lo spazio comincia. 

Durante la sua discesa sulla Terra, una capsula contenente le mosche fu paracadutata nel New Mexico. Aprendo la capsula, gli scienziati hanno trovato che le mosche erano ancora tutte vive, senza effetti delle radiazioni. Capirono che il viaggio nel cosmo era una cosa possibile. 

Questo fu soltanto un piccolo passo per i moscerini, ma un grande passo per l’intero mondo animale.

Scimmie

Incredibile ma vero, sono state addirittura trentadue le scimmie che hanno già viaggiato su uno shuttle, tra cui tra cui il macaco rhesus, la scimmia dalla coda di maiale, la scimmia cynomolgus, il saimiri (no, non è uno scoiattolo, è proprio una scimmia) e lo scimpanzé.

Il primo fu un macaco rhesus chiamato Alberto II. Nel 1949 raggiunse cento trentaquattro chilometri, ma purtroppo morì nell’impatto, quando rientrò nell’atmosfera terrestre, a causa di un paracadute difettoso.

Era stato preceduto da Alberto I un anno prima, che soffocò all’interno della sua capsula angusta, prima ancora che avesse lasciato il terreno.

Topi

Topo astronauta: la Nasa ne ha inviati moltissimi nello spazio in questi ultimi decenni (Screenshot YouTube)

Loro sono abituati ad andare in avanscoperta, l’hanno sempre fatto. Tristemente, però, sono sempre stati, forse anche per questa loro attitudine, gli animali più sfruttati dall’uomo per gli esperimenti di tipo scientifico. Tutto ciò che l’uomo scopre passa prima dal topo, persino i viaggi nello spazio. 

In effetti, la NASA ha recentemente pubblicato uno studio dettagliato sui topi ospitati presso la Stazione Spaziale Internazionale. Questo studio mostra che i topi si adattano rapidamente alle condizioni di microgravità, come quella che si trova in mezzo allo spazio profondo e sulla superficie della luna. 

Il primo topo andò nello spazio nel 1950, raggiungendo un’altitudine di cento trentasette chilometri. Tuttavia, a differenza delle mosche della frutta, il topo è morto quando il razzo si è schiantato. Pure in questo caso, il paracadute non ha funzionato.

Cani

Numerosi cani sono andati nello spazio sotto l’ex Unione Sovietica. La più nota fu Laika nel 1957. Fu raccolta per le strade come un cucciolo randagio a Mosca e fu considerata adatta grazie al suo temperamento gentile. Gli scienziati hanno anche creduto che un randagio sarebbe stato più in grado di un animale domestico nel far fronte a condizioni avverse.

Sebbene altri cani fossero stati lanciati nello spazio prima di lei, Laika è entrata nella storia per essere stata il primo animale ad aver orbitato attorno alla Terra. 

Tuttavia, tutti sapevano che non sarebbe mai tornata. Fu spedita dentro al missile con un solo pasto e una scorta di ossigeno sufficiente al massimo per una settimana. Il governo sovietico affermò che sopravvisse appunto sette giorni. La verità fu che la povera Laika morì bruciata a causa del surriscaldamento della cabina, dopo appena cinque ore di volo.

Tartarughe

Nel 1968, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica stavano gareggiando, molto aspramente, e si contendevano a colpi di shuttle la conquista della luna. 

I russi lanciarono l’astronave Zond 5 con una capsula che trasportava campioni di terreno e semi, alcuni vermi e due tartarughe di Horsfield. Le tartarughe completarono un giro attorno alla luna e dopo sei giorni tornarono sulla Terra. 

Sebbene il piano prevedesse l’atterraggio di Zond 5 in Kazakistan, la capsula uscì dalla rotta e alla fine fu recuperata dall’Oceano Indiano. Per fortuna, le tartarughe erano ancora vive, sebbene avessero perso più del dieci per cento del loro peso.

Rane

Questi anfibi hanno contribuito a far fare un grande salto all’umanità, fin dal 1959. Tuttavia, il volo della rana più significativo arrivò nel 1970, quando la Nasa lanciò la navicella spaziale Orbiting Frog Olotith, contenente due rane toro. 

La parola “olotith” si riferisce al meccanismo di equilibrio dell’orecchio interno delle rane e l’esperimento è stato progettato per studiare l’effetto del viaggio nello spazio sulla cinetosi. Degli elettrodi sono stati impiantati nel torace delle rane e nel sistema vestibolare all’interno dell’orecchio per registrare i dati sugli effetti della mancanza di gravità prolungata. 

Lo studio ha scoperto che dopo sei giorni le rane si sono acclimatate e il loro sistema vestibolare è tornato alla normalità.

Ragni

Dopo il successo della prima missione sulla luna nel 1969, gli animali nello spazio non facevano più tanto rumore e non suscitavano neppure l’interesse degli addetti ai lavori. 

Tuttavia, alcuni scienziati erano ancora interessati a studiare gli effetti della microgravità sulle funzioni biologiche degli animali. 

Nel 1973, due ragni da giardino chiamati Anita e Arabella, furono usati in un esperimento per vedere se anche nello spazio profondo restavano ancora in grado di far girare ragnatele. L’esperimento fu un’idea partorita dalla mente della studentessa liceale Judith Miles, proveniente dal Massachussetts. 

Entrambi i ragni sono riusciti a produrre le ragnatele, anche se queste vennero leggermente più sottili rispetto a come sono sulla Terra. Lo studio ha rivelato molto sugli effetti della microgravità sulla mobilità degli animali.

Pesci

I primi “aquanauti” a diventare anche astronauti furono gli esemplari di un tipo di pesciolino trovato nelle saline: parliamo di oltre cinquanta uova di mummichog

Era il 1973 e la Nasa desiderava osservare gli effetti della microgravità sugli animali che si muovevano anche nell’acqua (già in una condizione di “non gravità”). Gli astronauti umani soffrivano di mal di spazio e allo stesso modo il pesce nuotava verso su, in direzione verticale, anziché in orizzontale. In pochi giorni, però, sia gli astronauti che gli aquanauti riuscirono ad ambientarsi. 

Più di recente, nel 2012, l’agenzia spaziale giapponese ha deciso di inviare dei pesci alla Stazione Spaziale Internazionale. Il loro acquario aveva un sistema di alimentazione automatica, un sistema di circolazione dell’acqua e luci a LED per rappresentare il giorno e la notte. I pesci scelti per salire erano della specie medaka, che ha la pelle trasparente, in modo che fosse più facile per i ricercatori vedere cosa succede all’interno del corpo dell’animale. 

Lo scopo dell’esperimento era vedere come i pesci avrebbero reagito all’impatto delle radiazioni e al degrado osseo e muscolare.

Tardigradi

Nel 2007, i tardigradi furono i primi animali a sopravvivere nello spazio

I tardigradi, noti anche come orsi d’acqua, sono invertebrati microscopici in grado di affrontare quasi tutto sulla Terra (persino le bombe atomiche), quindi forse questa notizia non è affatto sorprendente. Mancanza di ossigeno, radiazioni, freddo gelido, disidratazione: in pratica, nulla mette a repentaglio la vita di un tardigrado

I tardigradi furono prosciugati prima del volo e poi orbitarono attorno alla Terra fuori da un razzo per dieci giorni. Quando furono reidratati al loro ritorno sulla Terra, gli scienziati scoprirono che il sessantotto per cento era sopravvissuto al freddo estremo e alle radiazioni spaziali.

Nematodi

Nel 2003, la navetta spaziale Columbia si è disintegrata quando è rientrata nell’atmosfera terrestre. Tragicamente, a bordo furono sette gli astronauti rimasi uccisi. 

A bordo della navetta c’erano anche ottanta esperimenti scientifici. Incredibilmente, quando questi furono recuperati dal relitto, fu scoperto che, tra quelli, un gruppo di nematodi era sopravvissuto al caldo estremo

Ora, i nematodi, forme di vita vermiforme, sono spesso usati per studiare l’impatto del viaggio nello spazio sugli organismi.

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S.S.

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