Le vittime delle microplastiche nel mare non finiscono: in Sardegna, capodoglio incinta trovato morto, 22 kg di plastica in corpo.
Da diverso tempo, Greenpeace ha pubblicato una petizione contro i rifiuti che finiscono in mare. In base ai dati circa 8 milioni di tonnellate di plastica, pari all’80% dell’inquinamento, finiscono in mare provocando un disastro ambientale spesso dimenticato. Si tratta di una trappola mortale per gli animali. Immagini scioccanti hanno raccontato l’orrore e la sofferenza di migliaia di animali appartenenti a specie marine che ogni giorno restano vittime dei rifiuti. Un’insidia – quella delle microplastiche – pericolosa per tutti, non solo per i piccoli mammiferi marini, ma anche per grandi animali marini come la balenottera, lo squalo e la manta.
Il drammatico ritrovamento della carcassa di capodoglio incinta
L’ultimo episodio in ordine di tempo riguarda un capodoglio ritrovato morto giovedì mattina in una delle spiagge più riparate della Costa Smeralda. Non è la prima volta che questi grandi mammiferi sono rinvenuti privi di vita nel Mediterraneo. Altrettanto vero è che si tratta di un fenomeno diffuso nei mari di tutto il mondo. Da quanto si apprende, il capodoglio trovato a Cala Romantica, nella zona della nota località turistica di Porto Cervo, aveva ingerito una sorta di ‘polpetta avvelenata’ fatta di oltre venti kg di plastica. Ma non solo: i veterinari dell’Università di Padova che hanno visitato la carcassa dell’enorme mammifero hanno scoperto che in grembo aveva un feto di tre mesi.
Si tratta di una mazzata per queste specie di mammiferi marini, che sono già da tempo in via d’estinzione. Cinzia Centelleghe, componente dell’equipe dell’Università di Padova, evidenzia un dato che la dice lunga su quanto accaduto: “È la prima volta che ci ritroviamo di fronte a un animale che aveva ingerito una quantità così grande di rifiuti”. Quello che questo grosso mammifero di otto metri per circa sette tonnellate aveva in corpo mette i brividi: “Piatti, lenze, un sacchetto di detersivo con la marca ancora ben leggibile, ma anche una rete da pesca, sacchetti e teli vari”. Il grosso cetaceo, dunque, non era stato vittima di un incidente – si pensava allo scontro fortuito con un’imbarcazione – ma era morto avvelenato da questa palla di rifiuti, tra atroci sofferenze. Una morte lenta, mentre cercava cibo e ora ci si aspetta finalmente la mossa della politica: il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha annunciato nei prossimi giorni l’arrivo in consiglio dei ministri di un disegno di legge organico sul tema dell’inquinamento del mare. Che sia la volta buona?
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