Morto Pippo, il cane salvato dall’attivista Davide Acito, destinato al macello del Festival di Yulin: era diventato il simbolo di una rinascita.
La compravendita di carne di cane è una piaga molto diffusa in molti Paesi dell’Estremo Oriente. In particolare, in Cina, viene organizzato un festival a Yulin, dove viene somministrata carne di cane. Finora a poco sono serviti gli appelli per porre fine a questo scempio: se ne è interessato anche il governo cinese, ma finora praticamente nulla è cambiato. In Italia, si è fortemente interessato a quanto accade a Yulin l’attivista Davide Acito, fondatore di “Action Project Animal”, il quale ha documentato questa vergognosa pratica ma non solo.
La storia di Pippo e degli altri cani salvati a Yulin
Davide Acito infatti ha deciso di prendersi cura di un pechinese di tre anni, salvato dallo scempio di Yulin nel giugno scorso e portato in Italia: il cagnolino è stato ribattezzato Pippo ed è diventato il simbolo di una rinascita possibile. Lo scorso anno, l’attivista italiano è riuscito a fondare il primo rifugio italiano in Cina, chiamato l’Island Dog Village. Proprio qui ha conosciuto Pippo, del quale ha deciso di prendersi cura in maniera particolare. Il pechinese non era stato l’unico cane salvato: molti come lui erano approdati in Italia, all’aeroporto di Malpensa, e avevano trovato una nuova famiglia, anche grazie all’interessamento della trasmissione televisiva ‘Le Iene’.
Nelle scorse ore, però, Davide Acito ha dato attraverso i social network una triste notizia: Pippo non ce l’ha fatta a sopravvivere. Queste le parole del giovane attivista italiano su Facebook: “Non riesco a realizzare che non ci sei più. Non voglio accettarlo, so che primo o poi mi rassegnerò, ma per intanto il dolore è forte… nell’anima. In ogni istante mi manca il fiato… Manca il tuo respiro, il tuo profumo, manca tutto di te, anche il mio cuore ha cambiato battito, perché i nostri cuori battevano insieme. Mi manchi da morire Pippo”. Intanto il Festival di Yulin è pronto a ripartire: il 21 giugno e nei successivi 10 giorni, lo scempio rischia di ripetersi, senza che a livello istituzionale nessuno muova un dito.
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