Cane non curato dal suo proprietario, un’altra storia di maltrattamenti: arriva la maxi multa dalla Cassazione, 10mila euro.
Cane non curato da un uomo originario di Gagliano del Capo, nel Basso Salento, ma residente a Modena, il suo proprietario costretto dalla Cassazione a pagare una maxi multa da 10mila euro. I fatti sono avvenuti a Modena. L’animale aveva delle ulcere alle mammelle e il proprietario non l’aveva mai portato dal veterinario. Al processo, si è difeso sostenendo di non avere colpe se il cane si era ammalato sviluppando dei tumori. Per la Cassazione, invece, le mancate cure equivalgono al maltrattamento di animali.
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Le accuse al proprietario del cane per le mancate cure
L’avvocato dell’uomo sotto accusa ha spiegato che a suo avviso al suo assistito va rimproverata senza dubbio la “trascuratezza“, ma non la “volontà di cagionare una sofferenza e una malattia al suo cane”. Non l’ha pensata così la Cassazione, che ha confermato la condanna in quanto si configura “la lesione rilevante per il delitto di maltrattamento di animali, art. 544 ter, in relazione all’art.582 cp (lesioni personali), l’omessa cura di una malattia che determina il protrarsi della patologia con un significativo aggravamento di sofferenze e di un apprezzabile compromissione dell’integrità animale”.
Erano stati gli operatori del canile di Modena, ormai diversi anni fa, a trovare il cane “vagante e in pessime condizione di salute”. Gli accertamenti successivi del veterinario avevano riscontrato “vari tumori mammari di grosse dimensioni e ulcerati, dermatite in varie zone del corpo, calli da decubito e artrosi agli arti posteriori e anteriori”. Secondo i giudici nei vari gradi di giudizio il comportamento del proprietario 42enne dell’animale aveva provocato “notevoli sofferenze, tanto da rendere necessario un immediato intervento chirurgico; la malattia del resto era presente da molto tempo”. Dunque, la Cassazione – riprendendo il giudizio del processo d’Appello – ha ritenuto l’assenza di cure “dolosa, intenzionale e non colposa, in quanto la condizione della cagnetta era riscontrabile in maniera evidente”. Il proprietario dell’animale dovrà anche risarcire 2.500 euro all’Anpana, un’associazione animalista parte civile nel processo.
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