La piroplasmosi è una delle patologie più diffuse nel cavallo, e a prescindere dalla latitudine. Anche per questo è necessario imparare a conoscerla.
Il termine piroplasmosi molto probabilmente ai più non dirà nulla. Agli appassionati dell’equino, invece, dovrebbe essere nota. La piroplasmosi infatti è una delle patologie più comuni nel cavallo, ed è praticamente diffusa in tutto il mondo. Impariamo a riconoscere quali sono i sintomi principali, quali le cause e quali i rimedi più efficaci da adottare.
La piroplasmosi è una delle patologie più diffuse tra gli equini di tutto il mondo, a prescindere da continenti e latitudini. La patologia è altresì nota con i termini babeliosi o theileriosi.
L’origine della piroplasmosi è da ascrivere ad alcuni protozoi (quali il Babesia cavalli e Theileria equi – da cui, appunto, i diversi nomi con cui è conosciuta) trasmessi al cavallo dalle zecche. Sono questi parassiti, dunque, i principali veicoli della patologia nell’equino.
L’incubazione, che decorre dal momento del morso della zecca, ha una durata che oscilla tra i 5 ed i 30 giorni.
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La sintomatologia che colpisce il cavallo affetto da piroplasmosi è piuttosto varia; i segni clinici, anche in un occhio meno esperto, possono indurre a ricollegare il malessere dell’animale alla patologia, che, come detto, è particolarmente diffusa tra gli equini.
Tra i sintomi più frequenti va annoverata la febbre nel cavallo, che supera anche i 40 gradi. La piroplasmosi può manifestarsi altresì attraverso episodi di tachicardia e tachipnea. Anche l’aspetto dell’animale offre importanti indizi sul suo stato di salute.
In particolare da attenzionare le eventuali mucose pallide del cavallo o le palpebre gonfie. Altro segno tipico è l’inappetenza, che può portare a perdita di peso, ed è in taluni casi accompagnata da diarrea e coliche .
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In presenza dei suddetti sintomi è bene avvertire con efficacia il proprio veterinario di fiducia, in modo tale che possa eseguire tutti i test necessari al fine di diagnosticare la patologia. Una volta individuata la malattia, il professionista dovrà scegliere l’approccio terapeutico più adatto all’animale.
Cominciamo col dire che dalla patologia si guarisce, quantomeno da un punto di vista sintomatico. Tuttavia l’agente patogeno Theileria equi è particolarmente difficile da eliminare, e molto probabilmente il cavallo sarà veicolo del protozoo per tutta la vita.
Di norma si agisce dapprima sull’eliminazione dei segni clinici con i quali la piroplasmosi si è manifestata nel cavallo, attraverso la somministrazione di farmaci; il secondo step consiste nell’eliminazione dei parassiti da cui è insorta la malattia.
La prevenzione è altresì molto importante: va curata giornalmente l’igiene del cavallo e dell’ambiente in cui trascorre la maggior parte del tempo.
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A. S.
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