Avvelenamento da Belladonna nel cavallo, un incidente che può verificarsi nei cavalli di ogni età. Impariamo a riconoscere i sintomi e la cura.
L’avvelenamento da Belladonna nel cavallo, nonostante si tratti di una pianta naturalmente sgradevole per questo animale, può, ad ogni modo, venirci a contatto involontariamente.
Questo può succedere, quando parti della pianta entrano nella riserva di cibo del cavallo, quando manca il materiale da pascolo tra cui scegliere oppure quando le foglie cadute dal cespuglio di belladonna sono state rase al suolo insieme all’erba.
Esistono diverse piante selvatiche velenose per i cavalli, ma questa risulta particolarmente tossica, perciò impariamo a riconoscere i sintomi e come salvare il cavallo.
Cause dell’avvelenamento da Belladonna nel cavallo
La causa dell’avvelenamento, come si può ben intuire, è una pianta che risponde al nome di Belladonna o Atropa belladonna.
Le parti più tossiche della pianta, curiosamente non sono nelle bacche ma nelle foglie e gli steli, che possono essere trovati dal cavallo, nell’erba al pascolo.
Questa pianta può trovarsi in diversi tipi di ambienti, il più delle volte tra la crescita selvaggia su terreni agricoli, su pascoli ampi aperti, in aree boschive e lungo i bordi delle strade.
Sintomi
I segnali che si possono individuare nel cavallo avvelenato da Belladonna sono molteplici.
I sintomi principali dell’avvelenamento sono:
- anoressia
- bocca asciutta
- convulsioni
- convulsioni muscolari
- diarrea nelcavallo
- disorientamento
- modifica della frequenza cardiaca (cioè, ritmo irregolare o ritmo accelerato – tachicardia)
- nervosismo/ipereccitabilità
- perdita di coordinazione (atassia)
- pupille dilatate (midriasi)
- recumbence (sdraiato eccessivamente)
- sensibilità alla luce o cecità
- stipsi
- tremori muscolari
- morte del cavallo (casi gravi)
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Diagnosi e trattamento da avvelenamento da Belladonna nel cavallo
Davanti a questi segnali presenti nel cavallo, è bene precipitarsi ad avvertire il veterinario.
Il medico, per poter eseguire una diagnosi, dovrà essere messo a conoscenza della storia clinica dell’animale, i segnali che ha manifestato fino a quel momento e i probabili incidenti, compreso ciò che ha potuto mangiare per ridursi in quelle condizioni.
Nel frattempo, eseguirà un prelievo di sangue per poi analizzare il profilo sanguigno completo, inclusa un’analisi chimica clinica, un emocromo completo e un’analisi delle urine.
Purtroppo, nei casi più gravi, molto spesso, solo dopo la morte è possibile analizzare i frammenti vegetali nel contenuto gastrointestinale. Tale esame può stabilire la diagnosi definitiva.
Quando si riesce ad intervenire in tempo, il veterinario somministra un composto chiamato neostigmina che contrasta gli effetti dell’atropina.
Oltre a questo farmaco, interviene anche con liquidi per via endovenosa e del carbone vegetale somministrato per via orale.
Naturalmente, è chiaro che la prevenzione può evitare di mettere a rischio la vita del cavallo.
Basterebbe osservare il territorio e sradicare le piante di Belladonna nelle vicinanze e in tutti i luoghi, ove presenti, accessibili al cavallo.