Non è facile distinguere quando l’ansia nel cavallo riveli uno stato patologico o sia conseguenza di un ordinario istinto di conservazione. Ecco cosa sapere in merito.
Il cavallo è un animale estremamente sensibile, sia per ciò che concerne la sua capacità empatica verso i suoi simili e gli altri esseri viventi, sia per quanto riguarda la percezione dell’ambiente che lo circonda. La paura costituisce un meccanismo di protezione che lo ha condotto indenne nel presente, attraverso un percorso evolutivo che si è snodato in milioni di anni. Talvolta, tuttavia, la paura o l’ansia del cavallo sfociano in uno stato patologico vero e proprio: come agire di fronte a questo disturbo?
Non è affatto semplice distinguere tra paura e ansia; molto spesso, nel linguaggio di tutti i giorni, i due termini sono utilizzati come sinonimi. Si tratta di emozioni molto simili, che cagionano nell’individuo che ne è colpito un timore correlato ad una determinata situazione.
Di norma la paura è la reazione emotiva che l’essere umano e l’animale hanno di fronte ad un pericolo percepito, in quanto tangibile nell’immediatezza.
Anche l’ansia è uno stato emotivo di timore, ma di norma meno immediato e che si protrae per un tempo maggiore, dovuto ad un determinato evento futuro (talvolta incerto) della vita quotidiana.
Si pensi all’ansia correlata al risultato di un esame medico da svolgere in futuro, o quella dovuta all’incertezza di una prova concorsuale sostenuta. Molti studiosi tendono a circoscrivere l’ansia, che talvolta può assumere i contorni di un vero e proprio stato patologico, esclusivamente all’essere umano.
Invero anche gli animali possono provare una paura immotivata, non sempre determinata da un reale pericolo; quando tale comportamento diviene costante, possiamo parlare di uno stato patologico, identificabile nell’ansia, che può colpire anche il cavallo.
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Ma come comportarsi laddove il cavallo manifesti i segni di un’ansia patologica? Prima di tutto, occorre accertarsi se si tratta realmente di ansia. La paura è un meccanismo di conservazione della specie, volto a preservarne gli individui dalle possibili fonti di pericolo.
Oggi il cavallo è un animale domestico; ma nel suo DNA resta inscritta la sua natura di preda, che per millenni ha dovuto difendersi dagli attacchi dei suoi predatori naturali. E l’equino conserva intatto tale istinto di sopravvivenza, che lo porta a fuggire quando percepisce un potenziale pericolo.
Si tratta di un comportamento naturale, che non deve far ingenerare alcuna preoccupazione. È sempre bene predisporre un ambiente che consenta all’equino di attuare la strategia difensiva della fuga; non è affatto semplice calmare un cavallo spaventato.
Altrettanto naturale che l’equino abbia paura dell’ignoto. La strategia migliore è quella di abituare il cavallo, fin da cucciolo, a fare nuove esperienze, e ad avere dimestichezza con l’esplorazione di luoghi diversi dall’ambiente in cui vive tutti i giorni.
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Pratica, pazienza, ed instaurazione di un rapporto di fiducia con il cavallo sono elementi essenziali per prevenire l’insorgenza di stati emotivi patologici, come appunto l’ansia. Occorre intervenire laddove l’equino presenti forti paure immotivate, che scatenino reazioni difficilmente controllabili.
Il cavallo potrebbe avere paura della pioggia, delle raffiche di vento, o di altri animali presenti nel suo ambiente di vita (qui i possibili rischi della convivenza tra cavalli e cani). In presenza di disturbi patologici, potrebbe essere necessario rivolgersi ad un veterinario comportamentalista.
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A. S.
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