Anche il cavallo può soffrire di allergie: queste normalmente si distinguono in alimentari e respiratorie. Ecco come si curano.
Le allergie, stagionali e non, sono il cruccio di un gran numero di persone. Non siamo i soli a dover affrontare questi fastidi: anche i nostri amici animali, e il cavallo non fa eccezione, possono soffrirne. Il disturbo non va assolutamente sottovalutato, perché, se ignorato, può portare anche gravi conseguenze. Scopriamo insieme quali sono le possibili allergie nel cavallo e come si curano.
L’allergia può essere definita come la reazione dell’organismo, nei confronti di una data sostanza, che supera i limiti dell’ordinarietà; questo perché il sistema immunitario dell’individuo, nei confronti della sostanza, normalmente innocua per gli esemplari della stessa specie, ha sviluppato un’ipersensibilità.
La reazione allergica normalmente si sviluppa attraverso vari sintomi, che possono essere più o meno gravi, a seconda della sostanza e dell’intensità dell’allergia. Ovviamente le reazioni allergiche non sono disturbi esclusivi dell’essere umano; anche i nostri amici animali, cavallo compreso, possono soffrirne.
Le allergie del cavallo sostanzialmente si dividono in due grandi categorie: quelle alimentari e quelle respiratorie.
Anche il cavallo può soffrire di allergie alimentari, esattamente come gli esseri umani. Gli allergeni sono difficilmente individuabili e conoscibili a priori: ogni cibo di cui il cavallo si nutre potrebbe essere la causa della sua allergia. Più l’alimentazione del cavallo è ricca di diversi alimenti, più è difficile individuarne la causa.
I sintomi dell’allergia possono essere differenti, tra cui disturbi gastrointestinali, sfoghi cutanei, diarrea, e, se il disturbo si protrae a lungo, anche il dimagrimento. In questi casi è necessario agire tempestivamente, individuando l’alimento responsabile dell’allergia.
Se la dieta del cavallo è varia e ricca di alimenti non sarà particolarmente semplice. Pertanto, normalmente, si procede con una cosiddetta dieta ad eliminazione, ovvero un nuovo regime alimentare che non comprenda nessuno degli alimenti normalmente mangiati dal cavallo.
Questo servirà a comprendere se effettivamente il malessere dell’equino è dovuto ad una questione alimentare. Il nuovo regime dietetico dovrebbe essere somministrato per circa tre mesi. Nel caso in cui effettivamente si tratti di allergia alimentare, nel volgere di un mese dovrebbero cominciare ad evidenziarsi i miglioramenti nella condizione del cavallo.
Appurato dunque che uno degli alimenti del vecchio regime alimentare era responsabile dell’allergia dell’equino, bisognerà individuare di quale si tratta. Pertanto andranno aggiunti, al nuovo regime alimentare, gli alimenti che mangiava precedentemente, ma uno alla volta.
Alla ricomparsa dei sintomi dell’allergia alimentare, potrete facilmente associare il cibo responsabile del malessere dell’equino ed eliminarlo definitivamente dalla sua dieta.
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Altro tallone d’Achille del cavallo (e non solo) sono le allergie respiratorie. D’altronde la notissima (e diffusissima) allergia al polline è ben radicata anche tra gli equini. Ovviamente i sintomi si manifestano principalmente nella respirazione: il cavallo fa fatica a respirare e comincia a presentare degli attacchi di tosse.
È molto importante intervenire tempestivamente, perché la condizione, in breve tempo, può divenire cronica. È altrettanto importante sottolineare come non vi sia una cura specifica per le allergie respiratorie del cavallo. Occorre individuare l’allergenico che tormenta l’equino ed eliminarlo dall’ambiente.
Chiaramente in alcuni casi può essere davvero difficoltoso: si pensi per l’appunto al polline, difficilmente evitabile in alcuni mesi dell’anno. Certamente però, negli ambienti chiusi, come il box, la polvere può accentuare il disturbo dell’equino; per questo è fondamentale curare in maniera adeguata la pulizia dell’ambiente e l’igiene dell’animale.
È possibile sostenere il cavallo, nella lotta all’allergia, con l’ausilio di appositi farmaci; essi tuttavia alleviano i sintomi del disturbo, ma non costituiscono un rimedio definitivo.
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Antonio Scaramozza
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