L’adenite equina è una patologia particolarmente insidiosa, poiché altamente contagiosa: scopriamone cause, sintomi e rimedi.
In tema di salute, non v’è migliore arma della prevenzione; per l’adenite equina ancora di più. Si tratta di una patologia particolarmente contagiosa, che il cavallo può contrarre perfino dall’essere umano che sia stato a contatto con un esemplare infetto. Quali sono i sintomi? E come muoversi? Scopriamolo insieme.
L’adenite equina è un’infezione di origine batterica.
Il colpevole? Lo Streptococcus equi, un batterio che colpisce prevalentemente i cavalli (seppur possano farne le spese anche altri animali come suini, bovini ed ovini). Gli esemplari più giovani sono più esposti all’insorgenza dell’infezione.
La ragione è da individuarsi anche nel fatto che l’animale, guarito dalla malattia, rimane immune al batterio per molti anni, tornando ad esserne possibile preda in età più avanzata, quando il sistema immunitario è maggiormente debilitato.
L’infezione è altamente contagiosa, e si trasmette da cavallo a cavallo, e non necessariamente a causa di un contatto diretto; anche l’essere umano può costituire il tramite per mezzo del quale il batterio si trasmette da un esemplare all’altro.
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Sono diversi i segni clinici della malattia; con l’insorgenza dell’adenite equina, di norma si osserva febbre nel cavallo, accompagnata dal rigonfiamento dei linfonodi nella zona della gola.
Quest’ultimo disturbo, se particolarmente accentuato, può cagionare all’animale difficoltà di deglutizione.
Nei linfonodi, di norma, si formano degli ascessi, che tendono facilmente a rompersi, con fuoriuscita di pus di colore giallognolo, dalla consistenza densa. Un altro tipico sintomo dell’adenite equina è lo scolo nasale, che costituisce il principale canale di contagio da cavallo a cavallo.
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In presenza dei suddetti sintomi è necessario intervenire tempestivamente, allertando il nostro veterinario di fiducia.
Seppur la patologia raramente abbia esito fatale, è necessario accertarsi quanto prima se il malessere dell’animale sia dovuto all’adenite equina; in attesa del responso è bene separare il soggetto infetto da tutti gli altri cavalli. Una volta diagnosticata la malattia, il professionista procederà alla scelta del trattamento terapeutico più adeguato.
Di norma si propende nell’attendere e favorire il decorso naturale della malattia; a tal fine si utilizzano degli impacchi caldi per dilatare gli accessi fino all’apertura. Una volta azionato il processo, si procederà alla pulizia delle relative cavità, con apposite lozioni.
Si sconsiglia l’utilizzo di antibiotici per debellare la malattia; sarebbero proprio gli ascessi a limitare la capacità dei farmaci, che avrebbero un effetto controproducente, favorendo l’estensione dell’infezione all’intero organismo.
Si ricorre alla loro somministrazione solo laddove gli ascessi del cavallo siano eccessivamente grandi da poter soffocare l’animale (rammentiamo a tal proposito che di norma di formano sulla gola).
La prevenzione ha un ruolo fondamentale; anche col solo sospetto che uno dei cavalli possa essere portatore del batterio che cagiona l’adenite equina, è assolutamente indispensabile separarlo da tutti gli altri equini, predisponendo per il soggetto potenzialmente infetto abbeveratoio e mangiatoia dedicate.
Il contatto si trasmette anche per mezzo dell’essere umano; la persona che si occupa del cavallo potenzialmente infetto deve evitare il contatto con tutti gli altri equini.
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A. S.
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