La riproduzione nella cavalla, dal calore al parto
La cavalla è un animale poliestrale stagionale ad ovulazione spontanea. Ciò significa che rimarrà gravida in periodi dell’anno più o meno caldi e partorirà durante gli stessi 11 mesi dopo. La pubertà è raggiunta verso i 12-20 mesi ed è influenzata da diversi fattori:
L’attività della riproduzione nella cavalla è di tipo stagionale. Durante l’anno si possono distinguere quattro periodi:
I cicli riproduttivi oscillano da 21 a 23 giorni. Nell’ambito di un ciclo sono differenziabili 4 fasi:
Follicoli preovulatori aumentano progressivamente di diametro nei giorni che precedono l’ovulazione (4-6 cm). Follicoli anovulatori sono follicoli che si accrescono senza ovulare fino a 10 cm. Considerando un estro di 6 giorni l’ovulazione dovrebbe aggirarsi attorno a 4,3 +/- 1 giorno. L’ovulazione avviene 24-48 ore prima della fine dell’estro. La fecondazione non avviene nell’utero, ma avviene nella tuba uterina, quindi il seme deve attraversare tutto l’utero e raggiungere la tuba.
Sintomi estrali: La vulva e la vagina sono edematose e di colorazione intensa, con presenza di un film di muco leggermente acquoso, avviene una dilatazione notevole della cervice. Assume un’atteggiamento tipico durante l’urinazione, divaricando le gambe posteriori e abbassando il bacino. Non cavalca ne è propensa al lavoro ed è molto svogliata.
La durata della gravidanza, nel ciclo della riproduzione nella cavalla, è variabile da 320 a 360 giorni (di norma 11 mesi e 2 settimane). L’embrione, poi, ha uno sviluppo velocissimo; ha un diametro di 250 nano millimetri appena formato e circa dopo 11 giorni è visibile a occhio nudo. A 15 giorni l’embrione è 14 mm di diametro. L’embrione comunica con la madre mediante il movimento e, per comunicarne la sua presenza deve muoversi continuamente lungo entrambe le corna dell’utero, prendendo contatto con l’endometrio, inibendo il rilascio di prostaglandine che rimetterebbero la cavalla spontaneamente in estro. L’embrione cammina per 16 giorni e al 17° giorno si fissa alla base del corno uterino per un improvviso blocco della muscolatura uterina; tra il 16° e il 50° giorno è possibile vedere il battito cardiaco fetale (21 giorni). A 40 giorni si riconoscono tutte le parti fetali, e a 50 giorni è completa la formazione del cordone ombelicale; a 80 giorni ha placentato. La posizione del feto nell’addome della cavalla è diversa a seconda del momento della gravidanza. A 6 mesi la gravidanza non è apprezzabile ad occhio nudo, perché la dimensione del feto non è tale da modificare la conformazione addominale della cavalla stessa (all’8 mese, dato l’abbassamento dell’utero a causa delle notevoli dimensioni e dell’aumento di peso del feto, si potrà notare l’insorgenza di un addome gravidico)
Il parto è il momento con cui termina il legame tra la madre e il feto. È un evento rapido ed esclusivo, avviene prevalentemente di notte per motivi ormonali legati . La struttura della placenta della cavalla, non consente il passaggio degli anticorpi al feto e per questo motivo è di vitale importanza che il puledro assuma gli anticorpi con il colostro entro 8 ore dalla nascita per scongiurare complicazioni.
Il secondo stadio è rappresentato da:
La riproduzione nella cavalla comporta la fase finale del parto. Il travaglio della cavalla è imprevedibile e non programmabile (dipende dalla maturità fetale), di difficile gestione. Con l’avvicinarsi al parto la cavalla messa in gruppo tende a isolarsi, la mammella diventa edematosa, si possono notare delle piccole perle latte su entrambi i capezzoli, oltre il quale c’è la produzione di colostro e quindi l’ossitocina è in circolo, chiaro segno di imminente parto. I legamenti sacro-ischiatici si rilassano per consentire il passaggio del feto; la groppa tende ad affossarsi in parte al sacro. La vulva si rilassa e si può vedere un secreto mucoso che fuoriesce, in quanto si è liberato il tappo cervicale. Se il feto non è operativo nel parto, il parto è distocico; per aiutare il puledro non bisogna appaiare le spalle in quanto occuperebbero maggior spazio bloccandosi, inoltre le suole del puledro devono guardare verso il basso. Nei casi peggiori in cui il feto è morto, si deve intervenire con fetotomia perché, mancando l’attività del feto, viene a mancare il 50% delle forze coinvolte in un parto eutocico. Nel momento in cui inizia il parto, cominciano le contrazioni dell’utero e la placenta che vi è adesa inizia a staccarsi, abbiamo un tempo limite entro il quale il puledro risulta ossigenato. Passato quel tempo limite si incorre in ipossia fetale.
Il puledro neonato deve essere in grado di muoversi e quindi alimentarsi entro poco tempo dalla nascita. Le ossa ed i muscoli di questi animali sono ben sviluppati in questa fase. Deve saper stare “In piedi” in maniera stabile dopo 1-2 ore dalla nascita ed essere in grado di muoversi rapidamente dopo 2-4 ore.
Avviene un passaggio da alimentazione “passiva” a nutrizione “attiva”. Il puledro ricerca della mammella appena assume la tipica stazione quadrupedale. Inizia subito a poppare il latte materno assumendo cosi il colostro, il quale trasmette al puledro l’immunità passiva.
Composizione del secreto mammario:
Tendenzialmente la quantità di latte della giumenta tende ad aumentare nei primi 2-3 mesi dopo il parto, e varia in base alla razza e alla richiesta da parte del puledro. Normalmente i puledri succhiano più di 100 volte al giorno nella prima settimana, riducendo a 35 volte alla decima settimana. Inizialmente la suzione è frequente ma la quantità di latte è minima, con il passare dei giorni la frequenza si riduce ma aumenta la quantità ingerita e può arrivare fino a 250 gr. Dopo quel periodo la richiesta nutritiva del puledro cala e comincia ad interessarsi agli alimenti solidi.
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