Come funziona l’olfatto nel cavallo? In quali occasioni mette in ‘funzione’ il suo fiuto e che caratteristiche ha: tutto quello che c’è da sapere su questo senso equino.
Chi dice che solo il cane o il gatto hanno un senso dell’olfatto più o meno sviluppato? Potreste restare sorpresi nello scoprire che anche i cavalli ne hanno uno buono e che lo utilizzano quasi allo stesso modo degli altri animali. Anche nelle caratteristiche potreste notare parole piuttosto familiari: vediamo quali sono tutte le caratteristiche e le particolarità sull’olfatto del cavallo.
Probabilmente nella nostra idea di segugio vi è solo il cane: anche il cavallo invece potrebbe fare a gara con l’altro amico a quattro zampe in quanto a fiuto. E’ così sviluppato infatti da sentire non solo odori molto flebili ma anche molto distanti da lui.
Ha un naso selettivo, ovvero in grado di distinguere più odori contemporaneamente. Sicuramente molti più odori di quanti saremmo capaci di percepirne noi umani!
Ma com’è fatto il naso del cavallo internamente? A vederlo ad occhio nudo si vedrà una zona molto delicata a forma di triangolo, delineata dai cosiddetti ‘processi rostrali’ delle ossa nasali.
Il fatto di essere così particolarmente ricettiva è merito anche della sua estensione: è infatti una superficie molto estesa e ricca di ricettori. La mucosa del cavallo è ricoperta da peli corti e sottili, molto difficili da vedere ad occhio nudo e soffici al tatto.
Essi funzionano come ‘barriera’ ad elementi esterni pericolosi, come ad esempio polvere, sezioni di erba ma anche batteri e hanno una funzione molto importante nel riconoscimento degli odori.
La mucosa, allo stesso tempo, è anche ricoperta da uno strato ‘gelatinoso’ di muco che non solo è protettivo ma anche lubrificante per il naso, che grazie ad esso si mantiene lucido e pulito.
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I peli della mucosa equina non servono solo per proteggere e lubrificare, ma anche per far in modo che gli odori si ‘attacchino’ ad essi. E’ qui dunque che arrivano le informazioni dal mondo esterno.
Le informazioni percepite vengono quindi inviate, sotto forma di impulsi nervosi, al cervello che le elabora. Nella sfera cerebrale esse poi vengono associate alle varie sfere, come quella sessuale, del gruppo sociale, delle esigenze primarie etc. In particolare sono in grado di rilevare:
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Lo avrete sicuramente sentito già nominare: l’organo di Jacobson del gatto è particolarmente famoso, ma non è il solo animale a possederlo. Attraverso le cavità nasali, esso comunica con il mondo esterno e ne rileva informazioni interessanti da inviare al cervello per la loro elaborazione.
L’organo di Jacobson nel cavallo infatti rileva i feromoni delle secrezioni fisiologiche degli altri animali: è in questo momento che l’equino si avvicina alla sostanza è assume quell’atteggiamento noto come ‘Flehmen nel cavallo‘.
In pratica il cavallo alza il labbro superiore, lasciando scoperti i denti: in questo modo non solo dunque rileva odori interessanti ma può anche essere un mezzo di corteggiamento verso i suoi simili.
Non a caso i cavalli si salutano annusandosi il respiro, cosa che fanno sia con la bocca chiusa sia aperta. Solitamente non assumono questi atteggiamenti quando comunicano con l’uomo o se in giro ci sono altri umani, ma lo utilizzano spesso tra loro come mezzo per socializzare e comunicare tra loro.
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Francesca Ciardiello
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