Animali, Laghat: la leggenda del cavallo disabile, campione degli ippodromi

Animali, Laghat: la leggenda del cavallo disabile, campione degli ippodromi

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Laghat, la leggenda di un cavallo

Laghat la leggenda del cavallo disabile che ha conquistando gli ippodromi

La sotria di Laghat è simile a quella di una leggenda. Un cavallo campione degli ippodromi, che fin dalla nascita era destinato ad una grande carriera.

Laghat è un purosangue da galoppo con una carriera alle spalle di 123 corse disputate e 26 vittorie, guadagnando oltre 100milioni di euro.

Nasce nel 2003, in un allevamento sul Velino, di cavalli da galoppo di Giuseppe Rosati Colarieti a Rieti.

Fin da puledro, era una promessa, grazie anche alla sua ottima genealogia e la morfologia perfetta che lo rendevano il candidato ideale per diventare un grande campione.

Purtroppo ad un anno, Laghat viene colpito da una malattia, una micosi agli occhi che lo ha reso cieco dall’occhio destro e quasi del tutto cieco al sinistro, dal quale percepisce solo le ombre e l’alternarsi del giorno e della notte.

La storia della sua leggenda inizia proprio da questo tragico episodio. Tuttavia, grazie all’intuizione, la passione e l’amore delle persone che ha incontrato nella sua vita, Laghat ha mantenuto fede al suo lignaggio.

Lo scatto di Laghat in corsa

L’allevatore, un allenatore esperto come Mil Borromeo e un giovane fantino, Giuseppe Virdis, un ragazzino di Oristano che dai cavallini della Giara arriva ai purosangue inglesi che hanno creduto in lui, portandolo a vincere gran premi in tutto il mondo.

Dopo due vittorie, il destindo di Laghat incontra quello di un altro fantino talentuoso Federico De Paola, diventato proprietario di Laghat che lo ha portato fino a fine carriera nel 2015.

Inizialmente, la carriera di Laghat era osteggiata dalle organizzazioni e dagli stessi veterinari.

“Immaginate un cavallo cieco che si lancia con un fantino in mezzo ad altri cavalli a 60 km/h”.

Commenta Enrico Querci, voce e volto dell’ippodromo di San Rossore a Pisa, commentatore e conduttore per la televisione ippica nazionale e fotografo.

Querci è rimasto affascinato dalla storia di Laghat e ha raccontato la sua leggenda in un libro intitolato “Laghat, il cavallo normalmente diverso”, edito nel 2014 da Pacini Editore di Pisa.

La storia di Laghat ha riscosso un successo immenso, tanto che sono seguite una serie di ristampe.

Enrico Querci, Laghat, il cavallo normalmente diverso”, 2014, Pacini Editore di Pisa

“Vi apprestate a leggere un inno alla fiducia, un’esaltazione dell’amicizia, il grido sempre ascoltato di chi ritiene la diversità un arricchimento e non una barriera”.

Sottolinea Claudio Icardi nella presentazione del libro.

Il noto giornalista esperto d’ippica ha in realtà seguito la nascita di questo campione fin dall’inizio.

Cavalli maestri di vita

“Laghat è diventato patrimonio di tutti quelli che lo amano e che lo hanno seguito in questi anni e, credetemi, di fan ne ha veramente tanti”. Afferma Querci.

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Laghat con Federico de Paola

“Ho avuto sott’occhio il cavallo fin dal suo arrivo a San Rossore. Nel corso del tempo ho raccolto tante storie e aneddoti sulla sua vita e sul rapporto che ha avuto con gli uomini che lo hanno accompagnato durante questi 12 anni di vita. Laghat ci ha insegnato diverse cose”.

 

“La prima, che quando l’uomo si rapporta con un animale nel modo corretto, riceve in cambio sempre molto, molto di più.

La seconda, che quando si instaura un rapporto di reciproca fiducia tra un uomo e un animale, questo binomio può, insieme, realizzare qualunque impresa.

La terza, che il concetto di diversità ha confini molto labili che, spesso, siamo noi a imporre e a non voler superare per paura”.

L’autore vuole portare la storia di questa leggenda ovunque non solo per ricordare il talento di questo campione ma anche come messaggio per le nuove generazioni.

“Penso che forse dovremmo conoscere meglio noi stessi, dovremmo guardare bene cosa abbiamo dentro per capire chi siamo realmente perché spesso mentiamo a noi stessi. Questo ci aiuterebbe, forse, a rapportarci meglio con gli altri, a essere più sinceri e più veri. Però mi sento di dare un consiglio ai giovanissimi: non siate schiavi dei vostri touch screen e delle vostre consolle e provate, se già non lo avete fatto, ad accarezzare l’incollatura setosa di un cavallo, il suo muso morbido. Sono pronto a scommettere che l’emozione che vi darà questo semplice gesto, nessun video gioco o chat saprà regalarvelo”.

Consulta la pagina Facebook Laghat, il cavallo normalmente diverso

C.D.

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