I cavalli hanno personalità diverse: le nuove frontiere per l’addestramento

I cavalli hanno personalità diverse: le nuove frontiere per l’addestramento

cavalli allo stato brado

Ancora una volta i ricercatori dell’università di Pisa si sono distinti con uno studio sulla sfera cognitiva dei cavalli. Il team pisano ha coordinato una ricerca in collaborazione con la John Moores University di Liverpool e la Universitat Autònoma di Barcellona. La ricerca è stata poi pubblicata sulla rivista scientifica “Scientific Reports“.

Lo scorso anno, il ricercatore Paolo Baragli del Dipartimento di scienze veterinarie dell’università di Pisa aveva pubblicato i risultati straordinari di una ricerca dalla quale era emerso che il battito del cuore del cavallo si armonizzava con quello del cavaliere. A distanza di un anno, Baragli ha portato alla luce nuovi elementi sul sistema cognitivo del cavallo che varierebbe in base alla sua personalità.

Ovvero, ogni cavallo risolverà un problema a modo suo, in base alla propria indole e al proprio carattere.

I cavalli hanno personalità diverse

Per chi conosce l’animale cavallo, ci sono alcuni modi di dire tra cavalieri, come ad esempio “un cavallo con la testa o senza testa”. Un detto popolare che troverebbe ora riscontro nelle conclusioni scientifiche dello staff di Baragli che è categorico:

“I cavalli hanno dimostrato di avere stili cognitivi diversi che permettono di usare strategie intellettive diverse per risolvere un certo problema. L’elemento molto importante è che questi diversi stili cognitivi sembrano essere strettamente connessi con la personalità degli individui”, ha affermato Baragli.

Test sui cavalli che dimostra che hanno diverse personalità

Gli studiosi hanno condotto diversi test nei quali hanno osservato il comportamento dei cavalli, arrivando a dimostrare come il carattere individuale influenza le scelte dell’animale nell’affrontare situazioni complesse e a superare gli ostacoli.

I ricercatori hanno studiato un gruppo di giumente sottoposte a un test di detour. Le cavalle dovevano aggirare un ostacolo e scegliere tra una scorciatoia e una via più lunga. L’intento dello studio è stato di analizzare la flessibilità dei cavalli nell’affrontare e nel risolvere un problema collegato alla cognizione spaziale. Ovvero come un cavallo agisce in base alla percezione dello spazio, la sua cognizione spaziale e se mette in che modo riflette.

I cavalli hanno attuato strategie diverse che sono state collegate dai ricercatori alle diverse personalità degli animali. In base ai risultati i ricercatori hanno dunque fatto una relazione tra la personalità e la sopravvivenza in un contesto naturale. Non a caso, nel tipo di monta chiamata di “campagna” è solito “lasciar fare” il cavallo in dei percorsi più complessi: come in sentieri scoscesi o particolari il cavaliere tende ad allungare le redini, spingendo l’animale a decidere cosa fare.

Il carattere dei cavalli per un migliore addestramento

I cavalli più lenti sono stati più precisi nello scegliere la strada più corta. Per i ricercatori indica una personalità timida e più riflessiva. Questo aspetto ha portato i cavalli a valutare bene il contesto e a riflettere accuratamente sulla soluzione migliore. Questi animali, in un contesto ecologico, probabilmente raccoglierebbero meno risorse, ma correrebbero meno rischi nel farlo.

Alcuni cavalli si sono rivelati più veloci a prescindere dal tragitto sia nel prendere la scorciatoia che la strada più lunga. Per gli studiosi si tratterebbe di esemplari impulsivi che tendono ad ottenere un “beneficio più rapidamente possibile”. In un contesto naturale, questi cavalli troverebbero più facilmente cibo ma si esporrebbero a maggiori rischi per farlo.

Infine, emerge una terza categoria di cavalli che hanno utilizzato una tattica intermedia, unendo velocità e capacità di scegliere la via più corta, dimostrando una notevole flessibilità cognitiva.

“Nella gestione dei cavalli è molto importante avere approfondite conoscenze sulla loro personalità e sul loro lo stile cognitivo per rispettare il loro benessere psichico e nello stesso tempo ottimizzare i programmi di addestramento”, conclude Baragli.

Sicuramente, questo studio, si avvicina alla doma naturale, quella dell’approccio del cavallo in natura, rispettando la sua indole e non con la sottomissione.

C.D.

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