Il cavallo è un animale dotato di empatia, ed è per questo che sa comprendere il nostro stato d’animo. Scopriamo qualche dettaglio in più!
Il cavallo è un animale che prova sentimenti e che è in grado di comprendere quelli degli altri, compresi i nostri. L’empatia è dunque una caratteristica insita in questo maestoso animale, e che per questo motivo si presta ad essere un amico fedele dell’uomo. Forse, per chi ha sempre vissuto con un cavallo, si tratta di una verità scontata; ma ad oggi vi sono anche le evidenze della scienza.
L’empatia del cavallo
Chi trova un cavallo, trova… un tesoro: il vecchio detto, che enfatizza l’importanza ed il valore di trovare un vero amico, ben si presta ad essere adattato al cavallo, che è dotato di empatia; questa è la capacità di comprendere lo stato d’animo di un altro essere vivente, senza necessariamente servirsi delle parole.
E d’altronde un animale può comprendere lo stato d’animo altrui solo basandosi sul linguaggio del corpo e sulle espressioni della persona, non avendo altri strumenti a disposizione. Ma tanto basta al cavallo .
Le evidenze scientifiche sull’empatia del cavallo
A dimostrare la capacità empatica di questi splendidi animali non solo però certo le sole impressioni (o la grande esperienza) di chi vive con loro fianco a fianco tutti i giorni.
A testimoniare la capacità del cavallo di provare sentimenti e di comprendere quelli altrui, uomo compreso, vi sono anche degli studi scientifici.
In particolare uno studio dell’Università del Sussex ha dimostrato come il cavallo sia in grado di leggere le nostre espressioni facciali. L’esperimento, durato quasi un anno (dall’aprile 2014 al febbraio 2015) ha dell’eccezionale, se consideriamo che ha dimostrato che il cavallo sa comprendere il nostro stato d’animo non solo dal vivo.
Proprio così: un gruppo di psicologi, ha analizzato le reazioni di ventotto cavalli alla vista di fotografie di persone che esprimevano diversi stati d’animo, che andavano dalla gioia alla rabbia. Le persone era sconosciute agli animali (ricordiamo infatti che il cavallo è un animale fisionomista). Il risultato è stato sorprendente.
Alla vista delle immagini che ritraevano esseri umani con un’espressione negativa, i cavalli giravano il volto per guardare con l’occhio sinistro, che è associato nell’animale a stimoli negativi; non solo, il loro battito cardiaco accelerava in maniera anormale e i cavalli mostravano segni di stress.
Le immagini catturate dall’occhio sinistro del cavallo vengono elaborate dall’emisfero destro del cervello dell’animale, che è la parte in grado di percepire gli stimoli negativi e presagio di pericolo.
Si tratta di un risultato scientifico che ha dello straordinario e che dimostra senza dubbio la capacità di empatia del cavallo, che, oltre ad essere uno degli animali più intelligenti, si dimostra particolarmente incline a provare sentimenti: per questo il cavallo mostra affetto, ed è in grado di provare sia gioia che sofferenza.
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Il cavallo è un animale sociale
Gli esperti ritengono che la capacità di empatia del cavallo possa essere stata affinata nel corso del tempo, essendo un animale addomesticato dall’uomo migliaia di anni fa e diventato, oltre a strumento di lavoro purtroppo, anche vero e proprio compagno di vita per chi sa comprendere la bellezza interiore di questo essere vivente.
Tuttavia si tratta altresì di una caratteristica insita nella natura del cavallo, che come sappiamo è un animale sociale ed è in grado di instaurare un forte legame con i suoi simili. L’empatia del cavallo è un mezzo fondamentale per creare e rafforzare legami con gli altri componenti del gruppo.
È grazie ad essa infatti che l’animale avverte lo stato d’animo dei suoi simili e comprende la sofferenza di un altro individuo. Molto probabilmente il cavallo è in grado di applicare questa sua capacità anche ai volti di individui di altre specie, compresa quella umana.
L’empatia è anche un fondamentale mezzo di sopravvivenza: il cavallo è in grado di esprimere le sue emozioni negative anche agli altri componenti del branco, che a loro volta sono in grado di comprenderle ed attivare quelli che sono i necessari meccanismi difensivi da attuare.
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Antonio Scaramozza