Dal cavallo di Troia al cavallo di Frisia: quando la politica parla il linguaggio equino

Dal cavallo di Troia al cavallo di Frisia: quando la politica parla il linguaggio equino

Il cavallo di Frisia e di Troia

cavallo di frisia
Frisone

Sono numerosi i luoghi comuni e i detti con gli animali tra i più famosi, per augurare buona fortuna impossibile non ricordare “In bocca al lupo” diventato lo stendardo degli animalisti che replicano “Grazie e che non crepi”, ricordando che quando il lupo prende il suo cucciolo in bocca è per proteggerlo. Nel linguaggio odierno, il confronto con gli animali è diventato diffuso anche nella politica. Dal “capra” di Sgarbi a innumerevoli altri appellativi che rimbalzano sui titoli delle prime pagine.

In questi giorni, stanno letteralmente spopolando in rete le ricerche sul cavallo di Frisia, dopo la citazione del Governatore della Campania Vincenzo de Luca in un dibattito con Attilio Fontana, nel programma Porta a Porta.

“Noi dobbiamo avviarci verso la vita ordinaria, ma non dicendo banalità. Nessuno vuole mettere barriere, i new jersey o i cavalli di Frisia da nessuna parte. Si dice semplicemente che serve essere prudenti. Cominciamo a scongelare la situazione, ma ricordiamoci di mantenere anche i controlli. Chi viene qui, ma questo vale anche per chi da Napoli va a Milano, e va in giro senza nessun motivo serio, deve essere bloccato e sanzionato”, HA dichiarato Vincenzo de Luca, rivolgendosi sicuramente al clima con l’Europa.

Che cosa sono i cavalli di Frisia?

A differenza di quanto si pensi, i cavalli di Frisia non è una razza equina. Bensì sono un ostacolo che fin dal medioevo veniva usato per difendere un territorio. Venne usato per la prima volta nei Paesi Bassi, nella provincia della Frisia, alle fine del XVI Secolo, per difendere la città di Groninga dalla cavalleria spagnola.

L’ostacolo è una struttura con un telaio in legno per bloccare il passaggio della cavalleria. Successivamente vennero inseriti dei chiodi o delle lance. I cavalli di frisia furono usati fino alla seconda guerra mondiale per rallentare e bloccare le truppe nemiche, inserendo il filo spinato.

Il Frisone

Cavallo di Razza Frisone

Tuttavia, esiste una razza equina, originaria della Frisia: il frisone. Il suo manto è sempre nero, tanto che viene soprannominato “la perla nera”. Una razza antichissima, utilizzata nel medioevo come cavallo da guerra. Segui una selezione tra razze potenti e pesanti con cavalli andalusi e arabi. Rischiò l’estinzione all’inizio del Novecento. La razza venne ricostruita dopo la prima guerra mondiale incrociando con stalloni Oldenburg. Robusto e infaticabile ha un’indole docile e volenterosa. L’altezza al garrese è compresa tra i 153 e 166 cm. Grazie alla sua eleganza, in epoca moderna, viene utilizzato come ottimo carrozziere, da sella da campagna e come cavalo da alta scuola. , una regione dell’Olanda del nord. Proprio qui, infatti, sono stati ritrovati numerosi resti appartenenti a questa razza e che sono databili intorno a circa 3000 anni fa: alcuni di questi ritrovamenti ossei si fanno risalire addirittura all’epoca preistorica.

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Il cavallo di Troia


Anche il cavallo di Troia è una macchina da guerra che venne utilizzata secondo la leggenda per espugnare la città di Troia. Dopo anni di assedio, i Greci usarono un piano ideato da Ulisse, lasciando sulla spiaggia di fronte a Troia un enorme cavallo di legno costruito da Epeo con l’aiuto di Atena, con al suo interno alcuni dei più valorosi guerrieri tra i quali Ulisse stesso. I troiani trasportarono il cavallo all’interno della città e i soldati nascosti uscirono nella notte cogliendo di sorpresa gli abitanti che sterminarono. Il cavallo di Troia è diventato un’espressione comune per indicare un stratagemma con il quale penetrare le difese.

I cavalli nella Grecia antica

In antichità erano diffuse alcune razze equine. Tra le quali, vengono citati potenti cavalli di Tessaglia che guidavano carri da combattimento portati dagli aurighi e descritti anche nell’Iliade, già nelle gesta della guerra di Troia, tra la fine del XIII e l’inizio del XII secolo.

I possenti equini dell’antichità potrebbero derivare dall’antico popolo indoeuropeo Scita, situato a Nord-est della Grecia, che aveva cavalli di grossa taglia, simili ai cavalli arabi. Una razza che si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo e che viene citata anche nella cavalleria romana. Nel 225 a.C., il greco Polibio cita un bottino “per i Latini cinquemila cavalieri; per i Sanniti settemila cavalieri; per Iapigi e Messapi insieme sedicimila cavalieri; per i Lucani sedicimila cavalieri”, Cavalli focosi che sarebbero discendenti dai cavalli di Diomede, approdato sulle coste pugliesi di ritorno dalla guerra di Troia.

Pindos

Il pindos è una delle più antiche razze equine della Greca originaria della Tessaglia ed Epiro. Un cavallo adatto ai lavori agricoli leggeri, impiegato anche per la sella, soma e il tiro leggero. Una razza docile e molto resistente ma non molto alta. Infatti, l’altezza al garrese è tra 122-123 cm. Viveva allo stato brado e secondo le indiscrezioni, la razza viene citata dal poeta greco Oppiano che lo definiva “il più famoso per bellezza, coraggio e resistenza”. All’epoca, vi erano anche molte altre razze equine ormai estinte: le antiche razze Peloponnesica, Arcadica oppure Epidaurese che hanno portato ad incroci.

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C.D.

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