L’Italia candida il cavallo Lipizzano a Patrimonio Immateriale dell’Umanità dell’Unesco
La Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco ha annunciato le tre candidature a Patrimonio Immateriale che saranno presentate al Segretario Unesco entro il 31 marzo 2020. Soddisfazioni espresse dal presidente della Commissione Italiana Unesco, Franco Bernabè, ricordando il contributo delle amministrazioni che hanno partecipato ai lavori e l’importanza che in questo difficile momento di emergenza riveste la difesa e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale immateriale.
La prima candidatura riguarda il tartufo: “Cerca e cavatura del Tartufo in Italia”. Una proposta con la quale si vuole valorizzare “un patrimonio che da secoli caratterizza la vita rurale di ampie porzioni del territorio italiano”. La candidatura viene sottolineato dalla Commissione “riunisce conoscenze vaste, incentrate sulla profonda conoscenza dell’ambiente naturale e dell’ecosistema, enfatizza inoltre il rapporto tra uomo e animale, riunendo le abilità del tartufaio e quelle del suo cane. Una tradizione secolare, tramandata attraverso storie, aneddoti, pratiche e proverbi che raccontano di un sapere legato alla vita rurale, tutela del territorio e alta cucina”.
In tal senso, di riflesso, rientra in parte nella candidatura, alcune razze di cani come il Lagotto Romagnolo, riconosciuta come tra le migliori per la caccia al tartufo.
–> Cane da tartufo: razze di cani ideali
Il lipizzano candidato a patrimonio immateriale
La seconda candidatura “Lipizzan horse breeding traditions” è invece transnazionale di cui l’Italia è capo e include la Slovenia, Austria, Bosnia, Croazia, Ungheria, Romania e Slovacchia. Candidando le tradizioni della razza equina Lipizzano a patrimonio immateriale, i paesi intendono proteggere l’allevamento del cavallo lipizzano che “rappresenta un complesso patrimonio di conoscenze e pratiche tramandatesi nel corso dei secoli che si è diffuso “in tutti i paesi dell’impero austro-ungarico, implementando infrastrutture, architetture e saperi che continuano ancora oggi”.
Nel 2015, l’Austria aveva tentato di appropriarsi della razza Lipizzana inserendola all’interno di una candidatura per far riconoscere la Scuola di Equitazione Spagnola di Vienna, l’allevamento di Piber e il centro addestrativo di Heldenberg come Patrimonio dell’Umanità. La richiesta venne rigettata e sollevò alcune polemiche con altri paesi quali la Slovenia, in lizza per il riconoscimento nella selezione del Lipizzano. A distanza di cinque anni, con questa nuova candidatura, sembra che sia stata trovata una linea comune tra i paesi che hanno provato più volte ad aggiudicarsi l’origine del Lipizzano.
Leggi anche–> Mastino abruzzese promosso a “patrimonio culturale”
C.D.